«Black Mirror», penseranno in molti guardando gli ultimi video pubblicati dalla Boston Dynamics, la più famosa società di robotica al mondo. Ad altri meno aggiornati verrà in mente Jurassic Park. E insomma la distopia sembra già servita sul piatto con questi robot – in gergo “cani”, ma con tutte le potenzialità del velociraptor – in grado di fare capriole all’indietro e di aprirsi le porte da soli, per limitarsi alle abilità più immediatamente evidenti.
L’intelligenza artificiale, e più precisamente la capacità delle macchine di apprendere e migliorare in maniera autonoma le proprie risposte in base al contesto, è una di quelle cose che divide tra entusiasti e apocalittici. Tra chi vede roseo il futuro di un’umanità dove non sarà necessario insegnare ogni singolo movimento o nozione e chi è invece convinto di trovarsi di fronte a una minaccia colossale per il genere umano. Anche senza immaginarsi scenari da fantascienza, pochi possono mettere in dubbio il fatto che buona parte dei lavori degli uomini, in particolare quelli più fisici o dove è richiesta la massima precisione, verranno svolti da robot già nei prossimi anni, con conseguenze attualmente ancora non quantificabili sulla nostra società. Ci adatteremo? Alcuni ceti andranno incontro a una crisi precedenti? Forse è meglio pensare già a come correre ai ripari, visto che l’intelligenza artificiale è qui per restare. Ed è davvero a portata di mano, come non è mai stata prima d’ora.
Skydio, il drone (con app) che ti segue
Non solo: l’AI (Artificial Intelligence) comincia a diventare sempre più conveniente ed economica. Ha fatto molto scalpore la presentazione di un nuovo drone, Skydio, che costa un po’ di più di un portatile di alta gamma – 2499 dollari – ma che ha funzionalità davvero mai viste: in particolare, può “fissarsi” su un determinato bersaglio e seguirlo dovunque vada, senza seguire istruzioni di volo precompilate ma decidendo la traiettoria più conveniente.
Il tutto semplicemente controllando il dispositivo con una normalissima app da smartphone. Non solo: i componenti con cui è stato realizzato Skydio sono, di fatto, piuttosto semplici da trovare e poco costosi, e in futuro la situazione diventerà ancora più estrema. Dalle normali fotocamere al software open-source sempre più sofisticato, fino a chip potenti e del costo di poche decine di dollari, l’avanzare della tecnologia ha reso l’intelligenza artificiale un affare alla portata di quasi tutti. E anche una delle piattaforme più interessanti per questo genere di programmi – lo smartphone – diventa sempre meno costoso, come dimostrano le offerte di telefonia mobile con dispositivo incluso che si possono confrontare su siti come SostTariffe.it alla ricerca del più economico.
Huawei e la NPU
Huawei ha da poco presentato un processore per smartphone con un un’unità dotata di intelligenza artificiale: il Kirin 970 del Mate 10 contiene infatti una Neural Processing Unit che, al momento, serve per funzionalità tutt’altro che pericolose, ad esempio per un più fedele riconoscimento delle immagini scattate con la fotocamera del cellulare. Inquadrando un piatto pronto per essere fotografato e caricato su Instagram con il consueto corredo di hashtag mangerecci, il Mate 10 capisce che si tratta di cibo (lo segnala anche con l’icona di un coltello e di una forchetta in basso sullo schermo) e sceglie il setting ideale per scattare la foto, tenendo conto delle speciali caratteristiche del cosiddetto foodporn.
Un altro esempio di intelligenza artificiale implementata in maniera molto fluida è il Face ID del nuovo iPhone X, il sistema di riconoscimento facciale in grado di capire se l’utente sta effettivamente guardando lo smartphone oppure se il suo sguardo è posato altrove, e quindi decidere di conseguenza se consentire l’accesso o no. E Google? La funzionalità Smart Reply, già vista su Gmail, dovrebbe arrivare tra breve anche alla sezione notifiche degli smartphone Android, permettendo di fatto agli utenti di dare risposte istantanee ai messaggi senza nemmeno dover scrivere una parola, ma con un tap su “suggerimenti” elaborati dal sistema operativo in base al contenuto del messaggio. In altre parole: se ci chiedono “A che ora arrivi a casa?”, sarà Android a suggerirci una serie di probabili risposte, magari basate sulla geolocalizzazione e sul mezzo che si sta utilizzando.
Più che intelligenza artificiale, termine fuorviante, si dovrebbe parlare più propriamente di machine learning, ma per l’immaginario collettivo la sostanza è in gran parte la stessa: dispositivi in grado di imparare dai propri errori.
L’allarme di studiosi e scienziati
E per una volta, non sono i nostalgici a dare l’allarme: è stato da poco reso pubblico un report, intitolato “Malicious Use of Artificial Intelligence”, scritto da 24 autori provenienti da 14 istituzioni accademiche e industriali, compresa OpenAI, l’Electronic Frontier Foundation e il think thank sulla sicurezza nazionale statunitense, il Center for a New American Security.
Lo studio evidenzia, ovviamente, quelli che sono gli indubbi vantaggi dell’AI pervasiva, ma mette in guardia dai suoi pericoli, che sono di non poco conto. Il documento, di 100 pagine e con una robusta bibliografia, prende in esame tre diverse aree – digitale, fisica e politica – e analizza come i malintenzionati possano sfruttare l’intelligenza artificiale per i loro scopi. Ad esempio, uno scenario – questo sì, in tutto e per tutto tratto proprio da un episodio di Black Mirror – utilizza in un vicino futuro l’implementazione dei più sofisticati software di riconoscimento facciale nei droni, per identificare il bersaglio senza possibilità di errore. Il sicario perfetto.
Un interrogativo che riguarda tutti
Nelle conclusioni del report, vengono offerti dei validi antidoti al luddismo incipiente di molti. Per cominciare, l’intelligenza artificiale sarà con tutta probabilità la migliore difesa di sé stessa, con routine di cybersicurezza sempre più efficaci; ma soprattutto, sarà necessario che i governi, gli scienziati e i singoli individui lavorino insieme per prevenire gli inevitabili usi distorti dell’intelligenza artificiale. Come conclude lo stesso report: «Incoraggiamo i lettori a pensare a dei modi con cui far progredire la comprensione collettiva del nodo legato alla sicurezza dell’intelligenza artificiale», entrando a far parte di un dialogo – che ormai riguarda tutti – «per far sì che lo sviluppo dell’AI non sia solo equo e controllato, ma anche sicuro».
Fonti: www.nytimes.com%2F2018%2F02%2F20%2Ftechnology%2Fartificial-intelligence-risks.html