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SosTech. Gli operatori di telefonia mobile e il Wi-Fi offloading (Seconda Parte)

di Andrea Galassi |

Alcune sperimentazioni condotte in Giappone e Corea del Sud per valutare l’impatto del Wi-Fi offloading sulle reti 3G e 4G LTE

Rubrica settimanale #SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe.

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Nella prima parte de Gli operatori di telefonia mobile e il Wi-Fi offloading, sono state riferite le previsioni formulate nel “Cisco Visual Networking Index Global Mobile Data Traffic Forecast Update, 2014-2019”. Ed è stato introdotto il concetto di Wi-Fi offloading, con riferimento allo scarico sul momento (on-the-spot) e allo scarico ritardato (delayed).

La seconda e ultima parte del focus è incentrata su alcune sperimentazioni condotte in Corea del Sud, Giappone, Germania e Paesi Bassi per valutare l’impatto del Wi-Fi offloading sulle reti cellulari 3G e 4G LTE.

Il punto di riferimento è sempre lo studio “Wi-Fi: nuova era tra falsi miti e reali opportunità” promosso da Francesco Vatalaro, ordinario di Telecomunicazioni presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Roma Tor Vergata, e Marco Vari, ricercatore presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Impresa dell’ateneo capitolino.

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Wi-Fi offloading e impatto sulle reti cellulari

Le reti cellulari che trasportano dati possono essere alleggerite con il Wi-Fi offloading, ma misurare l’impatto delle tecniche on-the-spot e delayed è operazione difficoltosa, perché gli Internet Service Provider che forniscono servizi di accesso a Internet su reti 3G e/o 4G non controllano le reti Wi-Fi con cui gli utenti si connettono, spiegano Vatalaro e Vari.

Essendo difficile misurare lo scarico di traffico Wi-Fi e di conseguenza capire quale sia il comportamento del traffico mobile in sua presenza, in alcuni Paesi sono stati svolti studi e sperimentazioni mirati a caratterizzare l’utilizzo congiunto del 3G e del Wi-Fi da parte degli smartphone”, scrivono gli autori dello studio.

Wi-Fi offloading: una sperimentazione in Corea del Sud

Una sperimentazione condotta in Corea del Sud ha fornito alcune risposte sulle abitudini d’uso del Wi-Fi per mezzo degli smartphone:

  • lo scarico on-the-spot può alleggerire il carico totale di traffico circa del 65%, mentre quello ritardato con tempo massimo di 100 secondi può convogliare un quantitativo di traffico minore (stimato tra il 2% e il 3%)
  • nel 2014, il 35% dei 7GB/mese di utilizzo medio per utente – vale a dire circa 2,5GB/mese – è stato trasferito attraverso le reti 3G; di conseguenza, con un piano tariffario flat di 2GB/mese, larga parte degli utenti non ha quasi mai superato il limite dell’abbonamento

 

Stando alla sperimentazione di cui sopra, il Wi-Fi offloading “è un mezzo efficace per supportare la crescita del traffico attuale e futuro” e i gestori di rete ne possono trarre “benefici in termini di sviluppo graduale e di aggiornamento delle loro reti”.

Wi-Fi offloading: una sperimentazione in Giappone

Una sperimentazione condotta in Giappone ha fornito le seguenti evidenze:

  • nel blocco di dati esaminati di traffico aggregato via Wi-Fi, è risultata una maggiore fluttuazione nel tempo rispetto a quella riscontrata nelle reti 3G
  • il volume di traffico scaricato tramite Wi-Fi è risultato costante in tutto il fine settimana e nelle notti dei giorni feriali, mentre la quantità di traffico scaricato nelle ore di punta dei giorni feriali è risultata modesta
  • una piccola parte di utenti contribuisce a una grande frazione di offload; gli utenti top 30% hanno scaricato oltre il 90% del loro volume totale di traffico tramite Wi-Fi, mentre gli utenti bottom 20% hanno utilizzato soltanto il 3G e oltre il 50% degli stessi ha tenuto spenta l’interfaccia Wi-Fi in orario d’ufficio
  • il 17,4% del quantitativo totale di traffico è stato generato da una moltitudine di utenti, ciascuno con un volume di traffico Wi-Fi inferiore a 1MB
  • il Wi-Fi offloading si è realizzato in prevalenza dagli Access Point domestici, mentre l’uso degli hotspot pubblici è risultato raro

Secondo gli autori della sperimentazione di cui sopra, lo scarso impiego del Wi-Fi pubblico è dovuto ai seguenti motivi:

  • molti utenti hanno tenuto disattivata la connessione Wi-Fi fuori casa per risparmiare energia
  • il cosiddetto handover (procedura per la quale un terminale mobile cambia il canale che sta utilizzando durante una comunicazione, mantenendo attiva la comunicazione stessa) fra Access Point Wi-Fi potrebbe non aver funzionato bene per effetto dei rapidi spostamenti degli utenti
  • al di fuori delle aree del centro, la disponibilità del Wi-Fi pubblico potrebbe essersi rivelata non molto elevata
  • nelle zone del centro si è avuta interferenza a causa del gran numero di punto di accesso Wi-Fi

Quando il Wi-Fi offloading aumenta la domanda di dati su reti cellulari

 

Se le sperimentazioni condotte in Corea del Sud e in Giappone hanno evidenziato che la distribuzione di hotspot Wi-Fi in zone ad alta densità di traffico ha decongestionato le reti cellulari 3G, altre misurazioni hanno invece mostrato che con il Wi-Fi offloading la domanda di dati su reti cellulari è aumentata.

Per esempio, da una sperimentazione condotta da Deutsche Telekom ad Amburgo (Germania) e Rotterdam (Paesi Bassi), sono emerse le seguenti evidenze:

  • la disponibilità del Wi-Fi sembra invitare all’utilizzo di dati aggiuntivi perché gli utenti si sentono più sicuri di non superare i limiti del pacchetto dati mensile
  • le app e i dispositivi si comportano in modo diverso quando è disponibile il Wi-Fi, a causa di funzioni preimpostate che permettono di scaricare grandi quantità di dati soltanto quando il Wi-Fi è appunto disponibile

Conclusioni

I risultati delle sperimentazioni condotte in Corea del Sud e in Giappone hanno dunque dei tratti in comune, mentre appaiono discostarsi da quelli ottenuti nelle prove effettuate in Germania e nei Paesi Bassi.

In Corea del Sud e in Giappone – evidenziano Vatalaro e Vari – la diffusione e la disponibilità di hotspot Wi-Fi sono ampie. Circostanza che potrebbe spiegare, almeno in parte, la difformità di risultati.

Sembra infatti plausibile che se gli AP [Access Point, ndR) sono poco distribuiti sul territorio, essi possano comportarsi più che da punti di smaltimento del traffico, da veri e propri “attrattori” di nuova traffico che altrimenti non sarebbe generato”, scrivono gli autori dello studio.

Secondo Vatalaro e Vari, “si può immaginare che, a bassa densità di hotspot – generalmente correlata a uno scarso sviluppo delle reti fisse e mobili a banda larga e ultra larga – l’offloading tende a generare nuovo traffico e dunque a manifestare una tendenza opposta rispetto alle aspettative degli operatori”.

Di contro, nelle aree ad alta densità di hotspot, spesso associata a situazioni di elevato sviluppo delle reti di nuova generazione, «le motivazioni per l’offload tendono a perdere di interesse».

Fonti e risorse:

 

Cisco Visual Networking Index: Global Mobile Data Traffic Forecast Update 2014–2019 White Paper

Media Duemila, n. 303

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