Rubrica settimanale #SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe.
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Terza e ultima parte dell’approfondimento dedicato ai campi elettromagnetici e alla loro relazione con i cellulari, alle radiazioni elettromagnetiche emesse dalle stazioni radio base e dai cellulari medesimi, ai livelli di esposizione cui sono sottoposti gli utenti dei telefonini.
Sintesi delle puntate precedenti
Nella prima parte de Campi elettromagnetici: cosa sono e perché hanno a che fare con i cellulari, con l’aiuto degli esperti del consorzio Elettra 2000, sono state fornite informazioni utili per capire cosa siano i campi elettromagnetici e la loro relazioni con i cellulari e comprendere cosa si intenda con il termine elettrosmog.
Nella seconda parte de Campi elettromagnetici: cosa sono e perché hanno a che fare con i cellulari, con l’aiuto degli esperti di ARPA Piemonte (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente del Piemonte), è stata introdotta la relazione tra campi elettromagnetici e salute umana e sono state descritte le modalità di emissione delle radiazioni elettromagnetiche da stazioni radio base e telefonini.
In questa terza e ultima parte dell’approfondimento in oggetto, si descrivono la grandezza fisica SAR (Specific Absorption Rate) e le prove condotte da ARPA Piemonte per valutare l’entità dell’esposizione ai campi elettromagnetici, e si forniscono infine indicazioni utili per ridurre l’esposizione durante l’utilizzo dei cellulari.
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SAR: Specific Absorption Rate
Per valutare l’entità dell’esposizione ai campi elettromagnetici, si utilizza la grandezza fisica campo elettrico, misurata in V/m (volt per metro). Nel caso di esposizioni che avvengono in prossimità della sorgente, come quella della testa al telefonino, si considera invece la grandezza fisica SAR, misurata in W/kg (watt per chilogrammo).
SAR sta per Specific Absorption Rate, vale a dire Tasso di Assorbimento Specifico, rappresenta la quantità di energia assorbita nei tessuti umani a seguito dell’interazione con il campo elettromagnetico e si può esprimere in funzione dell’innalzamento di temperatura subito dai tessuti, perché il riscaldamento è un effetto diretto dell’assorbimento di energia elettromagnetica, spiegano gli esperti di ARPA Piemonte.
Il SAR caratterizza le emissioni dei cellulari e la loro potenziale nocività. In conformità a specifiche norme internazionali, tutti i costruttori di telefonini sono chiamati a valutare il Tasso di Assorbimento Specifico che i dispositivi possono indurre nella testa a seguito del loro utilizzo e a rispettare il valore massimo di riferimento, fissato a 2 W/kg.
Le prove condotte dai produttori di settore sono effettuate in laboratorio in condizioni standard su fantocci che simulano una testa umana. I risultati delle stesse sono consultabili nei manuali dei cellulari, che devono contenere il valore massimo di SAR misurato per quel dato modello.
Il SAR non dipende solo dalla potenza emessa dal cellulare, ma anche dalle modalità con cui avviene l’accoppiamento testa – telefonino, vale a dire dalla distanza dalla testa dell’antenna e dall’orientamento di quest’ultima, e dalla forma e dalle dimensioni della testa medesima.
Alcuni studi hanno evidenziato che, a parità di potenza emessa dal cellulare, il SAR assorbito dalla testa di un bambino di dieci anni potrebbe essere superiore del 153% rispetto a quello assorbito dalla testa di un soggetto adulto.
Le prove condotte da ARPA Piemonte
ARPA Piemonte ha messo a punto un modello per confrontare l’esposizione personale a campi elettromagnetici dovuta all’uso del cellulare con l’esposizione ambientale generata dai segnali per le telecomunicazioni radiotelevisive e la telefonia mobile.
In collaborazione con Telecom Italia Lab, è stato definito un sistema di misura della potenza emessa dal telefonino e sono state definite le condizioni di utilizzo (traffico voce con rete 2G, traffico voce con rete 3G, traffico dati) e le tipologie di ambienti (aree esterne urbane densamente popolate, aree esterno rurali, aree indoor con difficili condizioni di ricezione).
I risultati delle prove
Nelle prove, sono stati utilizzati sei differenti modelli di smartphone. I risultati delle misure effettuate hanno indicato che la potenza emessa da un telefonino in caso di traffico voce con rete 2G è molto superiore a quella emessa nel caso di traffico voce o traffico dati con rete 3G.
Quando ci si allontana dal telefonino anche di pochi centimetri, si assiste a una rapida diminuzione del campo elettromagnetico. Ecco perché auricolari e vivavoce sono utili per ridurre l’esposizione personale.
Se si confronta l’esposizione personale alla radiazione elettromagnetica emessa da un cellulare che riguarda la testa con l’esposizione di tutto il corpo dovuta ai segnali elettromagnetici presenti in ambiente, nella maggior parte dei casi prevale in maniera netta quella personale.
Le misure indicano inoltre che la potenza emessa da un telefonino aumenta di diverse decine di volte se si passa da un’area con buona ricezione del segnale (elevati livelli di campo elettromagnetico ambientale) a una con cattiva ricezione (bassi livelli di campo elettromagnetico ambientale).
Come ridurre l’esposizione durante l’uso del telefono cellulare
Gli esperti di ARPA Piemonte hanno fornito indicazioni utili per ridurre l’esposizione nell’utilizzo del telefonino.
- utilizzare auricolari e vivavoce: i livelli di esposizione della testa si riducono di un fattore pari a circa il 90% se si allontana il telefonino di 30 cm rispetto alla posizione di contatto con l’orecchio
- privilegiare aree dove c’è pieno campo: la potenza emessa dal cellulare può aumentare di diverse decine di volte se si passa da aree a buona ricezione ad aree dove la ricezione è scarsa
- verificare il livello di SAR: tutti i manuali dei telefonini devono riportare il valore massimo di SAR alla testa correlato alla quantità massima di energia elettromagnetica che può essere assorbita durante una telefonata; il valore di tale parametro può essere confrontato con il limite di 2 W/kg indicato nelle norme tecniche internazionali
- privilegiare la rete 3G: la potenza emessa dai telefonini su rete 3G (UMTS) è più bassa di quella emessa in modalità di trasmissione 2G (GSM) di un fattore che varia da 10 a 100 in funzione del livello di ricezione del segnale; a parità di distanza del telefonino dalla testa, una chiamata su rete 3G dà luogo a esposizioni dalle 10 alle 100 volte più basse rispetto a una chiamate su rete 2G
- limitare l’utilizzo del cellulare per i bambini: a parità di potenza emessa dal telefonino, distanza e tempo di utilizzo, l’energia elettromagnetica assorbita da alcuni tessuti della testa di un bambino è maggiore di quella assorbita dalla testa di un soggetto adulto
Fonti e risorse:
FUB – Esposizione personale e uso del cellulare. Campi elettromagnetici. Le norme e la scienza, a cura di Doriana Guiducci
ARPA Piemonte – Esposizione umana a radiofrequenze. Studio sull’impatto della telefonia cellulare e sulle modalità di utilizzo del telefonino per la riduzione dei rischi.