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Soro: “La rivoluzione digitale insidia la democrazia”

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La democrazia è vulnerabile ed insidiata profondamente dalla rivoluzione digitale perché è stato sottovalutato il “trasferimento del potere della mediazione”, nei tempi passati affidato ai corpi intermedi, oggi “a chi gestisce le piattaforme ed orienta i comportamenti del consumatore ed anche dell’elettore”. L’allarme è stato lanciato dal Garante della Privacy Antonello Soro, in occasione della presentazione del suo ultimo libro “Democrazia e potere dei dati. Libertà, algoritmi, umanesimo digitale”, editore: Baldini + Castoldi, presentato a Roma alla presenza, tra gli altri, di Mario Sechi e Walter Veltroni. Un saggio che illustra le innumerevoli implicazioni del rapporto tra tecnica e democrazia, su un orizzonte che spazia da quello giuridico a quello etico e filosofico. Capitalismo della sorveglianza, politica online, post-verità, processo mediatico, razzismo dell’algoritmo, paternalismo digitale: sono solo alcuni dei temi trattati nel libro.

L’uso spesso illecito o anche solo sleale degli strumenti e delle tecnologie quando interviene ed orienta il dibattito politico “fa danni grandi”, ha affermato Soro, “cambia la coscienza, modifica il potere che oggi si sviluppa in una dimensione globale” i cui protagonisti sono le compagnie americane ma anche cinesi. Ecco che “la dimensione globale – ha aggiunto il Garante della Privacy – deve partire dal riconoscimento globale del diritto”. In questa ottica la protezione dei dati è la frontiera su cui si gioca la partita che “è quella di definire i nuovi confini della democrazia e della libertà in una dimensione europea sovranazionale”.

Soro: “Proteggere i dati è proteggere la vita

 “Occorre far percepire ai cittadini”, ha spiegato il Garante, “che i confini della libertà sono cambiati. Dobbiamo avere la forza di questa nuova sfida perché i dati nella nuova dimensione tecnologica siamo noi. Proteggere i dati significa proteggere la propria vita”.

L’impatto delle nuove tecnologie sulla vita individuale e collettiva è tale da dover essere affrontato con il massimo grado di consapevolezza. “Bisogna comprendere la dimensione globale di questo fenomeno, che non possiamo affrontare come singolo paese. Sarebbe quantomeno velleitario”, ha detto Soro, sottolineando che il potere dei giganti del web va in qualche modo controllato. “Non si può dare a Facebook – ha affermato – il potere di trasformarsi nell’anagrafe della popolazione mondiale”.

Le innovazioni tecnologiche hanno mutato così velocemente i nostri sistemi di valori, le nostre categorie del pensiero, persino la nostra concezione del tempo e dello spazio da renderci troppo spesso prigionieri degli opposti estremismi: del neoluddismo da una parte e della tentazione, al contrario, di delegare la gestione della vita privata e pubblica alla neutralità della tecnica. “Il vero scontro tra Usa e Cina non è sui dazi ma sull’egemonia tecnologica e sta vincendo la Cina – ha detto ancora Soro -. Vincere la sfida economica fa vincere anche la sfida politica. Dovremmo essere capaci di competere come Europa perché abbiamo la forza del diritto, che è un gigantesco strumento di condizionamento politico”.

Anche Veltroni ha posto l’accento sui rischi legati alla rivoluzione digitale. “Mai come oggi – ha detto – ciascuno ha avuto a disposizione una tale quantità di conoscenze, le possibilità sono immense ma ci sono anche rischi. Penso che chi dice di mettere il bavaglio a Internet ha suggestioni autoritarie, ma ci devono essere regole e uno dei pilastri è il rispetto della privacy”.

In questo contesto, ha aggiunto Veltroni, “le democrazie non hanno avuto le intelligenze di fare i conti con tali rischi e la politica ha ‘civettato’ con i mezzi di comunicazione, sfruttando tali strumenti per conquistare il consenso alle proprie idee e non avvertendo che il cambiamento di tutti i parametri politici e di tutti gli elementi di diffusione della conoscenza avrebbero radicalmente cambiato il modo di intendere e di sentire il rapporto con il potere. Per esempio, saltando le reti di intermediazione”.

Il capitalismo estrattivo

“Nel libro di Soro c’è una frase che definisce il capitalismo estrattivo, cioè la capacità di estrarre dati personali”, ha detto Mario Sechi, direttore dell’AGI. “Questo capitalismo estrattivo”, ha aggiunto, “io lo chiamo, invece, invasivo, pervasivo e, se permettete, predatorio. I dati determinano tutto, perfino le guerre”.

“Assistiamo a un cambiamento della mappa dell’economia gigantesco – ha continuato Sechi -. “La tecnologia va talmente veloce che il legislatore non riesce a intervenire. Con la rivoluzione digitale l’influsso del potere dei mediocri cresce sempre più e lo vediamo tutti i giorni. Ad esempio, il livello del dibattito politico è basso, bassissimo. Il deep fake può produrre cose incredibili ed estremamente pericolose. Siamo di fronte a un problema serio. Ha ragione Soro: la democrazia è in pericolo”, ha concluso Sechi.

I problemi derivati dall’avvento del digitale “non possono essere affrontati – ha infine sintetizzato Antonello Soro – a livello nazionale. Il tema di cui stiamo parlando oggi va affrontato a livello globale. Possiamo iniziare da quello europeo, come Stati uniti d’Europa. Il potere oggi si sviluppa – ha concluso – in una dimensione globale che ha come protagonisti non solo le grandi compagnie americane ma anche le aziende cinesi. Di fronte a questo la tradizionale democrazia europea rischia di essere in ritardo. Forse dovremmo usare di più la forza del nostro diritto, ma anche la possibilità di muoverci tutti insieme. Solo nella dimensione europea, sovranazionale, si può giocare la partita che è quella di definire nuovi confini della democrazia e della libertà”.

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