A suonare la sveglia a Camera e Senato per non perdere più tempo alla creazione della cloud nazionale è stato il Garante privacy Antonello Soro:
“Di fronte alla delocalizzazione in cloud di attività rilevantissime chiediamo al Parlamento e al Governo se non si debba investire in un’infrastruttura cloud pubblica, con stringenti requisiti di protezione, per riversarvi con adeguata sicurezza dati di tale importanza”, ha affermato il presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali (composta anche da Augusta Iannini, Giovanna Bianchi Clerici e Licia Califano) durante la presentazione della Relazione annuale per l’anno 2019, che si è tenuta oggi alle ore 15 nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio ed è stata trasmessa in diretta streaming sial sul sito della Camera dei Deputati sia sul sito del Garante.
“In un contesto in cui le tecnologie ICT sono divenute, sempre più chiaramente con la pandemia”, ha aggiunto Soro, “la principale infrastruttura di ciascun Paese, assicurarne una regolazione sostenibile e adeguata, tale da garantire sicurezza, indipendenza dai poteri privati, soggezione alla giurisdizione interna, diviene un obiettivo non più eludibile”.
Antonello Soro ha, così, sollecitato il legislatore all’istituzione di un cloud pubblico nazionale per gestire i dati strategici del Paese, per il cui storage l’Italia non può “dipendere dai poteri privati”, come sottolineato dal Garante.
Sulla nascita del cloud nazionale siamo solo all’annuncio della ministra Paola Pisano nel mese di febbraio scorso.
“No alla biosorveglianza totalitaria per soluzione salvifica”
Per quanto riguarda l’emergenza sanitaria Covid-19 Antonello Soro ha posto in evidenza il rischio a cui può andare incontro la democrazia se cerca di seguire il modello coreano o cinese nel contrasto alla pandemia se si affida solo alla tecnologia.
“Il rischio che dobbiamo esorcizzare”, ha detto il Garante, “è quello dello scivolamento inconsapevole dal molto evocato modello coreano a quello cinese, scambiando la rinuncia a ogni libertà per efficienza e la biosorveglianza totalitaria per soluzione salvifica”.
“L’emergenza sanitaria ha evidenziato la necessità del ricorso alla tecnologia in funzione ausiliaria della scienza e la corrispettiva esigenza di valorizzare il digitale quale spazio immateriale in cui ritrovarsi“, ha aggiunto.
“Le emergenze devono”, ha continuato Soro, “del resto, poter contemplare anche alcune significative deroghe ai diritti, purché non irreversibili e proporzionate. Non devono essere, in altri termini, un punto di non ritorno ma un momento in cui modulare prudentemente il rapporto tra norma ed eccezione, coniugando istanza personalistica ed esigenze solidaristiche”.
“La duttilità del diritto, la sua capacità di adeguarsi al contesto riconoscendo gli adattamenti necessari e proporzionati alle specifiche esigenze, pur senza intaccare il ‘nucleo duro’ dei diritti fondamentali, è la più grande forza della democrazia”, ha sottolineato il Garante privacy.
“Meglio moratoria Ue su riconoscimento facciale”
Soro ha affrontato anche il tema del riconoscimento facciale nella presentazione della Relazione annuale, esprimendo un parere favorevole alla moratoria prima proposta e poi non più attuata della Commissione Ue.
“Avevamo guardato con favore alla proposta europea di moratoria sul riconoscimento facciale, ritenendola una lungimirante affermazione dei principi di precauzione e prevenzione, anche considerando la varietà di usi ai quali cale tecnica può prestarsi“, ha detto il presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali. “E questo, tanto più in ragione dei limiti che il consenso incontra rispetto alla biometria cosiddetta facilitativa, di cui spesso si ignorano le implicazioni: dalla ubiquitaria geolocalizzazione alla sempre più penetrante profilazione”, ha detto Soro.
“Saranno importanti le scelte regolatorie che dovessero, eventualmente, legittimare l’uso del riconoscimento facciale a fini di polizia”, ha aggiunto il Garante spiegando anche che “senza una cornice nazionale continueranno a manifestarsi iniziativa locali non autorizzate”, il riferimento è all’utilizzo del riconoscimento facciale da parte del Comune di Como, ora disattivato dopo le recenti inchieste giornalistiche.
L’impegno sul fronte del trattamento dati sanitari durante il Covid-19: da app Immuni al processo da remoto
“La necessità di assicurare un corretto trattamento dei dati, in particolare di quelli sulla salute, e il rispetto dei diritti delle persone è stato un impegno in qualche modo supplementare e straordinario per l’Autorità Garante della Privacy, impegnata anch’essa nell’emergenza dovuta alla pandemia da coronavirus”, ha sottolineato Antonello Soro.
Nell’anno di proroga del suo mandato, l’impegno relativo all’impatto determinato dall’emergenza sanitaria legata al Covid-19 si è caratterizzato in particolare “nel fornire pareri e indicare misure di garanzia riguardo: alla app Immuni; all’effettuazione dei test sierologici; alla raccolta dei dati sanitari di dipendenti e clienti; alla ricetta elettronica; alla sperimentazione clinica e alla ricerca medica; all’attivazione dei sistemi di didattica a distanza; al processo penale e amministrativo da remoto”.
Fico: “Impegno per nomina Collegio Garante prima possibile“
Il presidente della Camera, Roberto Fico, nell’introdurre la Relazione annuale del Garante privacy, dopo aver apprezzato il lavoro svolto dall’Autorità “Il Garante sta esercitando validamente i suoi compiti”, ha preso l’impegno di accelerare la nomina del nuovo collegio.
“Un impegno che credo di poter assumere anche a nome del Presidente del Senato Casellati, faremo tutto quanto rientra nel nostro ruolo affinché la nomina del nuovo Collegio del Garante avvenga il prima possibile”, ha detto Fico, ricordando che “Siamo tutti consapevoli che il Collegio del Garante, eletto nel 2012, avrebbe dovuto esaurire lo svolgimento delle proprie funzioni il 19 giugno 2019 ma è stato prorogato per quattro volte, da ultimo nello scorso marzo, sino a 60 giorni dalla cessazione dello stato di emergenza decretato dal Governo per far fronte all’epidemia Covid”.
“Siamo molto grati ai componenti del Collegio che hanno continuato in questi mesi la loro intensa e preziosa attività”, ha concluso il presidente della Camera.
Nel 2019 notificati al Garante 1.443 data breach
1.443 sono stati i data breach notificati nel 2019 al Garante da parte di soggetti pubblici e privati, oltre a questo ecco in alcune cifre l’attività svolta dall’Autorità nel 2019:
232 provvedimenti collegiali.
8.000 reclami e segnalazioni riguardanti, tra l’altro il marketing telefonico; la sanità; il credito al consumo; la sicurezza informatica; il settore bancario e finanziario; il lavoro; gli enti locali.
I pareri resi dal Collegio su atti regolamentari e amministrativi sono stati 46. E 33 sono stati i pareri resi ai sensi della normativa sulla trasparenza.
Per approfondire: