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Sono davvero gli ultimi giorni del telefono fisso?

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Innovazione tecnologica, ricambio generazionale, nuovi modelli di business e stili di vita sempre più improntati alla mobilità, hanno decretato il tramonto della vecchia “cornetta”, ma forse, come insegna l’industria della moda, tutto prima o poi ri-torna.

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Dopo le 18.30, tre minuti in teleselezione da Milano a Catania costano come un cono gelato”.  Una frase di una pubblicità storica (trent’anni appena compiuti), che un giovane di oggi non capirebbe mai, e che anche chi è un po’ più grandicello stenta a decifrare. Già: un tempo c’erano le interurbane, c’erano le cabine con gettoni e tessera, c’era la teleselezione e c’era una giovanissima Yvonne Sciò intenta a chiedere rassicurazioni amorose al suo fidanzato (siciliano, si presume), mentre la mamma la guardava storto, temendo bollette.

All’epoca non era insolito rimandare le telefonate (e le prime timide connessioni a Internet) a subito dopo l’ora di cena o addirittura al mattino presto, in un mondo in cui la telefonia mobile era ancora un miraggio e c’era l’ansia di non trovare nessuno, o trovare occupato. Oggi, invece, tutti i segnali portano in una direzione: è sparito il VHS, stanno sparendo i CD, i floppy disk rimangono anacronisticamente solo nelle icone per il salvataggio in Office, e anche il telefono fisso – o più banalmente le chiamate audio tout court – sembra agli sgoccioli. Lo dice anche una recentissima ricerca di Ofcom, l’autorità regolatrice per la telecomunicazioni in Regno Unito: sempre più persone preferiscono mandare un messaggio invece di telefonare, tanto che oltremanica una persona su quattro fa meno di 5 chiamate mobili al giorno, e il 6% non ne fa nessuna.

La cornetta? Anche gli anziani non la usano più

Intendiamoci: al di là di tutto il facile fascino vintage delle chiacchierate al telefono, sull’onda del “quelli sì che erano bei tempi”, oggi comunicare è molto più semplice, meno costoso, talmente facile da essere quasi venuto a noia nella sua forma verbale, in favore dei messaggi e delle chat. Chiamare dall’estero era impensabile, ora – tanto più con la fine del roaming in Europa – basta collegarsi per una videochiamata via FaceTime o WhatsApp e il problema è risolto.

A casa, qualunque operatore che si rispetti propone offerte per la telefonia sia fissa che mobile con chiamate illimitate o quasi (basta dare un’occhiata alle tariffe da confrontare su SosTariffe.it), mentre la competizione si concentra sulle decine di gigabyte a disposizione per il traffico dati, o al limite sulle telefonate da fuori Italia. Si dirà che il telefono fisso rimane importante per ampie fasce della popolazione italiana, soprattutto gli anziani, ma anche in questo senso le cose stanno cambiando.

Secondo una ricerca del portale di telemedicina Topdoctors, infatti, ben 6 over 65 su 10 hanno uno smartphone, e la classica cornetta appartiene a solo il 39% del totale. Dimostrando una padronanza ormai pari a quelli di un Millennial nell’inviare GIF, meme ed emoji, il 41% indica WhatsApp come piattaforma più apprezzata, seguita da Facebook e YouTube.

Il 43% degli intervistati dice di usare la connessione per chattare e così comunicare con amici e parenti, che se più giovani mal digeriscono le chiamate con il telefono fisso o anche con lo smartphone; l’unica possibilità è adeguarsi.

L’addio della Francia: TIM ci pensa

In Francia, intanto, a partire dal 15 novembre dell’anno scorso il servizio di telefonia fissa di Orange ha chiuso i battenti, dando il via presumibilmente a una serie di analoghe iniziative in tutta Europa. Questo non vuol dire che la cornetta in sé, come oggetto, possa sparire del tutto; solo che è cambiata radicalmente la tecnologia, visto che al classico filo di rame è stato sostituito il VoIP, ovvero la comunicazione anche vocale via Internet.

Anche TIM, a quanto sembra, starebbe pensando di seguire l’esempio di Orange e dire addio al telefono fisso, almeno quello tradizionale, sostituendo nelle case italiane la tecnologia in rame con quella IP. Anzi, è dalla metà del 2017 che l’operatore sta studiando il piano relativo, che dovrebbe portare, secondo le stime, a risparmi per 700 milioni di euro, che deriverebbero da una parte dalle dimissioni delle centrali (6.500 su 10.000), dall’altra dalla riduzione dei costi di manutenzione e di gestione della rete. I vantaggi della telefonia IP, del resto, sono avvertibili facilmente anche dagli utenti, vista una qualità delle chiamate molto superiore e la possibilità di integrare il video.

Ci vorrà però la banda ultralarga in tutto il Paese, ovvero la fibra ottica non più solo nelle grandi e medie città ma anche negli angoli più remoti d’Italia.

Al momento, però, il futuro del fisso passa da qui: come hanno mostrato anche i dati dell’Agcom nella relazione annuale di quest’anno, non c’è stato un calo di introiti catastrofico relativamente alla telefonia fissa proprio perché questa rimane la tecnologia preferita per l’accesso ai servizi per Internet casa.

Anche il telefono fisso cambia pelle

La tecnologia preferita, quindi, ma non l’unica, e non è detto che in un futuro non troppo lontano le cose non possano cambiare. Fino a qualche anno fa la telefonia fissa era un requisito indispensabile per collegarsi a Internet, proprio perché per l’ADSL (e ancora prima per i “vecchi” modem 56k) si sfruttava l’architettura in rame della cornetta.

Ora non più: operatori come Linkem o Eolo rendono possibile viaggiare anche a velocità sostenute in Rete senza aver bisogno del telefono, con Internet wireless e tecnologie similari. Come ha ricordato l’Agcom, il settore è cresciuto in modo esponenziale (con una variazione positiva dei ricavi che si avvicina al 16,5%, per un volume d’affari pari a 265 milioni di euro) grazie anche alla «grande flessibilità offerta da questa tipologia di servizi broadband che, infatti, ben si adattano sia alle esigenze di quelle zone geografiche che presentano problemi di infrastrutturazione legati ad aspetti geomorfologici (ad esempio piccoli centri urbani, aree rurali), sia alla sostituzione della linea fissa con quella wireless ad alta velocità nel segmento delle “seconde case”». E, naturalmente, c’è anche il 4G (e presto il 5G), che offrono prestazioni sempre più paragonabili come velocità e stabilità a quelle della fibra utilizzando una SIM mobile a consumo, ad esempio col tethering via smartphone.

Forse, però, i funerali sono ancora prematuri. Qualche giorno fa Benedetto Levi, l’amministratore delegato di Iliad, ha annunciato che entro il 2024 dovrebbero arrivare le prime offerte dell’operatore francese anche nella telefonia fissa.

Curiosamente, giusto un anno dopo l’addio definitivo della Francia al filo di rame che ha portato le nostre parole in giro per il mondo: quando costavano davvero e, forse, eravamo obbligati a misurarle molto di più. Non necessariamente un male.

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