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Si dovrà attendere febbraio perché il governo svizzero porti in Parlamento una legge per designare Hamas come un’organizzazione terrorista. Davanti a questo provvedimento annunciato dal Consiglio Federale il 22 novembre a stupire, più dei tempi dilatati tipici di molte democrazie, è forse il fatto che il gruppo palestinese non fosse già considerato come tale.
Ma la Svizzera non è affatto un’eccezione: gran parte dei Paesi del mondo, come si vede dalla nostra infografica, non associa ad Hamas la parola terrorismo. Come si vede nella nostra infografica lo fanno solo 36 entità statali su 203, considerando sia quelle pienamente sovrane che i vari territori semi-indipendenti, come Groenlandia o Hong Kong.
Un altro esempio analogo a quello svizzero è costituito dalla Norvegia, che, infatti, all’indomani dell’attacco del 7 ottobre si era offerta come mediatrice, pronta a parlare anche con Hamas. Il Paese scandinavo ha una lunga tradizione diplomatica alle spalle e si propone di usarla proprio in virtù del fatto che è tra i pochissimi Paesi occidentali a non considerare ufficialmente Hamas come terrorista.
Hamas terrorismo? La posizione dei Paesi sudamericani
Naturalmente tra i 165 Paesi nella stessa condizione di Svizzera e Norvegia le posizioni sono molto diversificate. Si va dall’ostilità ad Hamas che però non sfocia nel suo inserimento in una lista ufficiale di organizzazioni terroristiche solo perché questa non esiste, all’indifferenza, dall’ambiguità strategica all’aperto appoggio. In questo senso è utile considerare il comportamento in occasione del voto per la risoluzione di condanna di Hamas proposta dal Canada il 27 ottobre 2023, dopo i fatti del 7 ottobre. Tra gli 88 favorevoli ci sono Paesi che non hanno mai inserito il gruppo in nessun elenco di terroristi, ma certo si oppongono a esso, come molti Stati sudamericani, dal Panama all’Argentina, dall’Uruguay al Perù e al Cile.
Il terrorismo di Hamas e il caso Brasile
Del resto il Segretariato dell’Oas, l’Organizzazione degli Stati Americani, nel 2021 ha categorizzato Hamas come terrorista. L’Oas però non ha i poteri della Ue, ogni Paese dell’area ha una politica propria. Il più importante di essi, il Brasile, che pure all’Onu ha condannato il gruppo palestinese, ha dichiarato per bocca del presidente Lula di non considerarlo come terrorista, perché l’Onu stesso non lo fa.
A favore della risoluzione del Canada hanno votato, oltre a Norvegia e Svizzera, anche Armenia, Ucraina, Georgia, che, pur non avendo Hamas in nessuna black list ufficiale, seguono la posizione europea e americana sul tema. Non la Serbia, che si è astenuta, e che del resto è da sempre in bilico tra Occidente e Russia.
Il sostegno diretto e indiretto di Cina, Russia e Iran
La Russia è, infatti, tra i 55 Paesi che in questo voto al Palazzo di Vetro si sono espressi per il No. Esattamente come la Cina. Entrambe le potenze hanno stilato un dettagliato elenco di organizzazioni islamiche che considerano terroriste, ma si tratta principalmente di quelle che hanno combattuto nel tempo perché attive sul proprio territorio o su quello dei più stretti alleati.
Tra questi, nel caso della Russia, i Fratelli Musulmani, al Nusra, che combatte in Russia contro Assad, i gruppi nati nel Caucaso, in Dagestan e Cecenia, o quelli operativi nelle repubbliche centroasiatiche. Questi ultimi sono anche nel mirino dei cinesi, assieme al Turkistan Islamic Party, che vuole stabilire uno stato islamico nello Xinjang, regione a maggioranza musulmana dove da decenni Pechino reprime le tendenze separatiste di parte della popolazione. Non a caso tra i terroristi la Cina include anche i movimenti secessionisti dell’area, ma sia essa che la Russia non hanno inserito nell’elenco del terrorismo mondiale Hamas.
Anzi, diversi analisti hanno sottolineato come l’operazione di Hamas abbia giovato alla Russia (e indirettamente alla Cina), distogliendo l’attenzione internazionale dall’invasione dell’Ucraina. Se tra Mosca e l’organizzazione palestinese vi sia solo coincidenza di interessi o aperta collaborazione non è dato a sapersi con certezza. È invece provata l’alleanza strategica tra Hamas e l’Iran, a sua volta alleato della Russia, in diretta funzione anti-israeliana. Teheran invia denaro e armamenti, è un sostegno indispensabile, senza il quale l’operatività dell’organizzazione palestinese sarebbe compromessa.
Nessun Paese africano considera Hamas terrorista
Tra la posizione svizzera e quella iraniana c’è quella, piuttosto ambigua, di altri Paesi musulmani, come l’Arabia Saudita o gli Emirati Arabi Uniti, che hanno votato No alla risoluzione canadese, ma che prima del 7 ottobre erano in una fase di avvicinamento a Israele, anche in funzione anti-iraniana. Simile è il collocamento dell’Oman, mentre altri, come Malesia, Pakistan e Indonesia, che del resto non riconoscono lo Stato ebraico, si sono rifiutati di condannare esplicitamente il terrorismo di Hamas.
Molto ambigua è anche l’India, che pure designa come terroriste alcune organizzazioni islamiche interne, attive, per esempio, nel Kashmir. La sua dottrina è quella di non riconoscere Hamas come un soggetto legittimo né, però, come un gruppo terroristico, nonostante l’alleanza consolidata con Israele e le pressioni di Tel Aviv perché prenda una posizione più chiara.
Pochi invece si appellano ai Paesi dell’Africa subsahariana, ancora ai margini della politica mondiale. Nella risoluzione del 27 ottobre hanno votato contro Hamas Nigeria, Ghana e Kenya, ma gran parte di essi si è astenuto o si è espresso contro una condanna dell’organizzazione, tra questi il Sudafrica e la Tanzania. Nessuno degli Stati africani, comunque, ha messo Hamas in un elenco di gruppi terroristi.
In Ue battaglia a colpi di sentenze
Ad avere inserito l’organizzazione palestinese in una black list sono invece i Paesi della Ue, a livello comunitario. È avvenuto fin dal 2001, ma a sorpresa nel 2014 il Tribunale dell’Unione Europea ha annullato questa decisione, accogliendo un ricorso di Hamas stessa e affermando che la decisione del Consiglio Europeo era stata non era stata motivata da fatti oggettivi, bensì da report giornalistici. Alle proteste israeliane era seguito un appello, presso la Corte di Giustizia, superiore come giurisdizione al Tribunale, che nel 2017 ha riportato Hamas nell’elenco dei terroristi.
Hamas e il terrorismo in Europa
Gli Stati Ue costituiscono 27 dei 36 che hanno preso questa posizione, oltre, ovviamente, a Israele, Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, e, dal 2019, anche il Paraguay. In sostanza si tratta del blocco politico-militare occidentale, quello che si oppone all’asse russo-cinese, con alcune eccezioni: oltre alle già citate Svizzera e Norvegia anche la Corea del Sud. Pure nel Parlamento di Seul, infatti, è stato presentato un progetto di legge per designare Hamas come terrorista. Ma perché molti più Paesi seguano l’esempio, la vera svolta sarebbe un pronunciamento ufficiale delle Nazioni Unite, che per il gioco dei veti incrociati non ci sarà mai.
I dati si riferiscono al: 2023
Fonte: Governi dei Paesi e media