I nuovi dati di Infratel inchiodano Open Fiber
Sono stati appena pubblicati da Infratel i dati al 31 gennaio del progetto BUL relativi alle cosiddette aree bianche.
La tanto sbandierata accelerazione dei progetti, espressa nelle ultime settimane da Mario Rossetti, AD di Open Fiber, si è sciolta come neve al sole ben prima dell’arrivo della primavera.
È evidente, vogliamo esser buoni, che i dati dichiarati dall’azienda al 31 dicembre scorso non erano forse stati “controllati” bene e sono stati pertanto comunicati con errori.
Il risultato è che, da quanto dicono i numeri, non appare alcuna accelerazione di sorta.
Anche a guardare le sole Unità Immobiliari (UI) “vendibili”, denominazione ultimamente citata dallo stesso Mario Rossetti, si scopre che ammontano ancora, più o meno, a 2,9 milioni di Unità Immobiliari. Esattamente come a dicembre scorso.
E ora cosa farà Infratel?
A questo punto è arrivato il momento della verità anche per Infratel, società controllata da Invitalia.
A nostro avviso Infratel dovrebbe tutelarsi chiedendo un parere al Consiglio di Stato. Qualora quest’ultimo ravvedesse le condizioni per la revoca della concessione e l’annullamento delle relative convenzioni Infratel dovrebbe procedere senza ulteriori indugi.
Secondo alcuni esperti del settore ci sono già tutte le condizioni per farlo, viste le vistose inadempienze di Open Fiber.
E se decadesse la concessione?
Ma cosa potrebbe succedere in caso di ritiro della Concessione di Open Fiber? Si dovrà procedere, previo accertamento delle responsabilità, con il successivo affidamento con procedura aperta e competitiva e, in caso di gara deserta, con affidamento diretto. E potrebbe essere proprio la stessa Infratel, controllata da Invitalia, a dover gestire la rete nelle Aree bianche di Open Fiber e a completare i lavori previsti.
Allora ricostruiamo i fatti
Le Convenzioni della prima gara e della seconda gara per le Aree bianche sono state sottoscritte nel 2017 e le ultime, quelle della terza gara, nel 2019.
I lavori, lo ricordiamo ai lettori, sarebbero dovuti terminare 3 anni dopo la firma. E non sono certo le scuse accampate di ricorsi che possono giustificare questi ritardi. I ricorsi non hanno mai del resto bloccato nessun lavoro, tanto più con le nuove norme in vigore.
Già questo dovrebbe essere sufficiente per il ritiro della Concessione.
Ma non basta, in questi anni Infratel ha chiesto oltre 47 milioni di euro di penali per ritardi di progettazione e collaudo. A molti attenti osservatori della materia, come il professor Francesco Vatalaro, che ha espresso considerazioni inoppugnabili sulle pagine di questo giornale, sembra che il concedente sia stato per così dire, ‘buono’ e non abbia voluto applicare alla lettera gli accordi firmati. Nel qual caso, con certezza, l’importo delle penali sarebbe stato tale da consentire la risoluzione contrattuale delle Convenzioni.
Burocrazia e cavilli legali a parte, la realtà della situazione è e rimane comunque drammatica.
Al 31 gennaio 2023 le Unità Immobiliari FTTH collaudate sono solo 2,4 milioni contro i 6,4 milioni previsti dalla Concessione e sulla rete sono attivi solo 122.317 clienti.
Ripetiamo 122.317 clienti. Peraltro lo stesso numero dichiarato anche a dicembre scorso. Ad ulteriore dimostrazione che anche su questi dati, dichiarati da Open Fiber ad Infratel, molto si potrebbe dire.
Clienti FWA: ma quanto ci costate?
Ma la parte più succulenta, cari lettori, dobbiamo ancora rivelarvela.
Open Fiber dichiara anche di aver realizzato una rete FWA per collegare i clienti non raggiungibili in fibra.
La stessa Open Fiber dichiara che con questa tecnologia copre un’area in cui sono presenti circa 1,5 milioni di Unità Immobiliari.
Purtroppo Infratel non chiede ad Open Fiber (e quindi stranamente non si trova traccia di questo dato nella sua reportistica) quanti siano i clienti attivati su questa tecnologia, visti gli ingenti investimenti di denaro pubblico (si parla infatti di oltre 300 milioni di euro).
Ebbene, da fonti interne all’azienda esasperate dalla situazione, abbiamo appreso che il numero di clienti attivati su questa modalità è di poco più di 350. Praticamente con un costo di quasi 1 milione di euro a cliente. Forse anziché sprecare denaro pubblico, si poteva regalare lo stesso importo ai singoli clienti che avrebbero potuto risolvere i loro problemi da soli per il resto della vita.
La parola ad Infratel ed in caso di silenzio ad Invitalia
Se tutto questo non fosse vero, potremmo riderci sopra.
Ci chiediamo, a questo punto, se non sia il caso che Infratel società controllata da Invitalia, anche a salvaguardia dei propri amministratori, proceda subito con le dovute verifiche per il possibile (e probabilmente ben giustificato) ritiro della Concessione.