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Il 22 dicembre il governo italiano ha lanciato il sito “soldipubblici.gov.it” per consentire l’accesso dei cittadini ai dati che riguardano le spese di regioni, aziende sanitarie regionali, province e comuni. Un deciso passo in avanti verso la trasparenza dei dati e la possibilità di mettere on line big data utili per rilevare l’efficacia e l’efficienza del nostro Stato. Il progetto del governo italiano ha fatto da volano ad altre idee, come quella della digital company The Fool, che ha rilanciato la piattaforma “Soldi Pubblici Reloaded” rimodellando i dati del sito governativo secondo una visualizzazione e un’aggregazione dei contenuti di più facile lettura. Grazie a questa piattaforma ci si imbatte in classifiche che mostrano quali sono i comuni che spendono di più e sotto quali tipologie di spese.
Come ci si poteva immaginare i comuni che spendono di più sono quelli delle tre più grandi citta Italiane. Il Comune di Roma è quello che spende più soldi pubblici nel nostro paese: nell’ultimo anno ha effettuato pagamenti pari a 4.6 miliardi di euro.
Le voci che pesano di più sul bilancio di Roma Capitale riguardano i costi per i trasporti (€ 700.033.473,94), lo smaltimento dei rifiuti (€ 521.459.529,51) e le competenze per il personale (€ 352.930.022,78).
Seguono sul podio degli “spendaccioni” Milano (3,8 mld di euro ) e Napoli (2 mld). Fa quasi tenerezza rilevare come il Comune di Incisa in Val D’Arno, il più parsimonioso d’Italia, abbia speso soltanto 40 euro. È stata invece una sorpresa scoprire il comune di Catania nella top five dei comuni più “costosi”: nell’ultimo anno ha speso più di un miliardo di euro. Pesano molto nel budget del capoluogo siciliano le uscite per il personale a tempo indeterminato (€ 66.977.403,93) ed il “ripiano” delle perdite delle aziende pubbliche (€ 53.745.889,54).
Oltre a rilevare le singole spese dei comuni è importante capire quanto queste uscite ritornino in qualche modo nelle tasche dei cittadini. Se prendiamo il caso del Comune di Roma vediamo come a fronte del record di spese ad ogni singolo cittadino ritornino indietro soltanto 1.747 euro. Milano fa meglio di Roma garantendo ai suoi abitanti 3.074 euro pro-capite. Anche il Comune di Napoli con una spesa pro-capite per cittadino di 2.125 euro sembra avere il braccino meno corto della Capitale d’Italia.
Se passiamo ad un livello generale, mettendo sotto esame tutti i comuni censiti, possiamo tirare fuori le spese che più incidono nei comuni italiani. Al primo posto abbiamo trovato i costi per il personale, che arrivano a poco meno di 9 mld di euro. La seconda voce di spesa riguarda i contratti per lo smaltimento dei rifiuti per il quale paghiamo 8.315.536.522 di euro.
Per le mense scolastiche spendiamo poco meno di 1 mld di euro, mentre per far mangiare gli impiegati comunali (buoni pasto e mensa) ci escono dalle tasche circa 137 mln di euro.
Abbiamo inoltre potuto rilevare come purtroppo le spese per i “Beni di valore culturale, storico, archeologico, ed artistico” siano solo al 42esimo posto tra le voci di spesa (385.275.990 di uscite).
Tra le cose che poi saltano all’occhio non si può non menzionare il Comune di Pomezia che spende più di tutti gli altri per la cancelleria, arrivando alla cifra monstre di circa un milione e mezzo di euro.