Dopo Roma e Milano è la volta di Napoli e Torino: i centri urbani di tutta Italia, come l’anno passato, sono alle prese con alti livelli di inquinamento e non possono far altro che annunciare il blocco totale o parziale del traffico.
Le polveri sottili (PM10) non danno tregua e come a dicembre 2015 tornano a minacciare seriamente la salute dei cittadini. In un Rapporto Istat di qualche settimana fa, non a caso, gli italiani, dopo la criminalità, si dicevano seriamente preoccupati per l’inquinamento dell’aria (38,0%) e l’aumento del traffico (37,9%) in città.
A Roma 11 centraline su 13 hanno superato la soglia di 50 microcrammi per metro cubo. La domenica ecologica dell’11 dicembre, come tutti immaginavano, non è servita certo a diminuire la cappa inquinante che grava sulla città e i suoi abitanti.
Secondo i dati aggiornati di Romariasalute, il portale che giornalmente raccoglie ed elabora in tempo reale i dati sull’inquinamento nella Città Metropolitana di Roma, oggi e nei prossimi giorni, i livelli di PM10 soprattutto sono destinati a rimanere molto al di sopra dei limiti di legge.
Le domeniche a piedi e i blocchi alla circolazione servono a poco, ha ricordato sul quotidiano La Stampa Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente: “Abbassano i livelli di inquinanti atmosferici nel brevissimo periodo, ma non risolvono l’emergenza. Un allarme che si ripete così regolarmente, fa emergere il fallimento delle politiche anti-smog messe in campo finora”.
Servono misure strutturali e i cittadini devono collaborare modificando le proprie abitudini.
E’ vero che le condizioni climatiche e meteorologiche incidono notevolmente nell’andamento della qualità dell’aria in città. L’anticiclone invernale spinge l’aria al suolo e impedisce il suo ricambio. Aumenta l’umidità nei bassi strati e gli agenti inquinanti si legano facilmente ad essa, stazionando per lunghi periodi e inglobando i centri urbani in una bolla avvelenata.
Non si può certo aspettare la pioggia e il vento per tornare a respirare (senza contare che tutto il veleno che si è accumulato nell’aria in questi giorni non scompare di certo, ma lo ritroveremo nel mare, nei fiumi e nei campi coltivati).
È dall’inizio di dicembre che a Milano i livelli di smog hanno superato i limiti di guardia. Il 6 dicembre sono stati raggiunti i 98 microgrammi per metro cubo. Il capoluogo lombardo e tutta l’area metropolitana presentano da giorni un livello di qualità dell’aria scadente se non pessimo, con una media giornaliera di 92 microgrammi per metro cubo di PM10, di 70 microgrammi di PM2,5 e di 160 microgrammi di biossido di azoto (NO2).
In Piemonte addirittura 42 centri urbani sono in allarme smog. Secondo l’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) solo Biella, Cuneo, Mondovì e Saluzzo presentano livelli di qualità dell’aria “accettabili”. Per il resto delle città, il PM10 ha già sforato la soglia limite, come per Roma e Milano.
Per quanto riguarda la Città Metropolitana di Torino sono attesi per questi giorni valori medi giornalieri di PM10 prossimi ai 100 microgrammi.
Meno grave la situazione a Napoli, che probabilmente gode del respiro del mare su cui si affaccia, ma che comunque ha deciso per nuove limitazioni del traffico urbano. Dall’inizio dell’anno, in città, i giorni di superamento dei limiti di PM10 sono stati 55.
Nel complesso, se si guardano i grafici elaborati dall’Arpa per ogni regione, si nota una diminuzione dei giorni di super smog nelle grandi città italiane. Il periodo 2001-2010 è stato forse il più pesante, ma è anche vero che proprio oggi si cominciano a registrare i primi chiari segni di quanto gli inquinanti atmosferici che respiriamo siano pericolosi per la nostra salute (soprattutto anziani e bambini).
I dati agghiaccianti dell’ultimo studio sulla “Qualità dell’aria in Europa 2016”, pubblicato a novembre dall’Agenzia europea per l’ambiente (Eea), ci dicono che quasi mezzo milione di persone sono morte per l’alta concentrazione di smog nei centri urbani.