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Smartphone in classe, la posizione del nuovo ministro dell’Istruzione Marco Bussetti

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Nella prima uscita pubblica il ministro all'Istruzione Marco Bussetti ha espresso la sua posizione sullo smartphone in classe: ‘La linea in Italia è ben definita. Esistono i regolamenti di Istituto. Il divieto votato in prima lettura dal Parlamento francese è un'opportunità per riflettere sull'uso consapevole dei telefonini in classe’.

Il nuovo ministro dell’Istruzione Marco Bussetti guarda con attenzione al Parlamento francese che ha votato, in prima lettura, il disegno di legge che vieta smartphone, tablet e qualsiasi altro dispositivo tecnologico in classe, se non per uso didattico: “La linea in Italia è già ben definita. Esistono i regolamenti d’Istituto che rientrano nell’autonomia didattica, le scuole hanno già posto dei regolamenti interni”, ha detto il ministro Bussetti a margine delle celebrazioni, avvenute ieri alla Banca d’Italia, per il duecentesimo anniversario della nascita di Francesco De Santis. Le parole del numero uno del Miur sembrano bocciare la circolare che la precedente ministra Valeria Fedeli era pronta a firmare e a inviare, prima delle elezioni del 4 marzo 2018, alle scuole per autorizzare l’uso dei device tecnologici perché accelerano l’apprendimento”.

Se Fedeli insieme alla commissione di esperti da lei voluta avrebbero voluto calare dall’alto il decalogo per l’uso dei dispositivi mobili a scuola, il nuovo ministro ha rivendicato sia l’autonomia didattica sia fatto presente l’esistenza di regolamenti interni che già vietano i cellulari in classe. In Italia il divieto è stato imposto negli istituti scolastici dalla circolare del 2007, dell’allora ministro Giuseppe Fioroni, entrata in vigore sull’onda dei primi casi di cyberbullismo.

In più il ministro Bussetti, ben consapevole dell’importanza e della delicatezza della vicenda, non ha fretta, come chi l’ha preceduto al Miur, di prendere nuove misure: “Sicuramente quella francese è un’opportunità per riflettere ancora di più sull’uso consapevole dei telefoni in classe, quindi ben venga”. È importante rendere consapevoli i ragazzi del corretto uso degli smartphone”, ha concluso il ministro dell’Istruzione.

Quindi più che imporre smartphone e tablet personali (non messi a disposizione dalla scuola, questo prevedeva il decalogo) “perché la tecnologia è uno strumento che facilita l’apprendimento”, ripeteva l’ex ministra Fedeli, servirebbero ore di:

  • Educazione digitale e non utilizzare i device per l’apprendimento di tutte le materie.
  • Progetti Scuola per la protezione dei dati personali, perché è necessario far comprendere ai millennials che sulla Rete nulla è gratis, il prezzo che si paga è la perdita della privacy.
  • Resta del lavoro da fare anche per sviluppare la connessione in banda larga nelle scuole. La fibra arriva oggi a poco più di un istituto su 10.Il piano nazionale per la scuola digitale ha messo sul piatto 1 miliardo e 200mila euro, ne sono stati spesi la metà.

 

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Cosa prevede il divieto in Francia

Il Parlamento d’Oltralpe ha votato a favore, non definitivamente come si legge su molti giornali, ma in prima lettura il disegno di legge che prevede il divieto per gli studenti di utilizzare lo smartphone, tablet e gli altri dispositivi tecnologici nelle scuole e nelle università dal prossimo anno. L’uso è consentito solo per le attività didattiche e per gli studenti disabili. Non ha ottenuto, invece, l’ok dalla maggioranza dell’Assemblea francese l’emendamento che avrebbero voluto estendere il divieto anche agli insegnanti, ai docenti e a tutto il personale. Il ministro dell’Educazione, Jean-Michel Blanquer, ha spiegato che un divieto totale dei telefonini non sarebbe stato auspicabile per evitare “effetti perversi” del progetto in termini di sicurezza.

La proposta di legge è arrivata dei deputati del partito La Republique En Marche del presidente Emmanuel Macron. La misura, difesa dal governo come un “segnale alla società”, raccoglie tutte le leggi francesi relative all’istruzione, dalla legge del 12 luglio del 2010 vieta già l’uso dei cellulari “durante ogni attività di insegnamento e nei luoghi previsti dal regolamento interno”; ma rispondendo alle critiche dell’opposizione il ministro dell’Istruzione, Jean-Michel Blanquer, ha difeso la necessità di “una base giuridica molto più solida”.

 

In Uk quante scuole vietano lo smartphone a scuola

In molti istituti del Regno Unito: tra il 2007 e il 2012 le scuole che hanno vietato i cellulari agli studenti sono passate dal 50% al 90%. Proibire ai ragazzi di introdurre i telefonini negli istituti, e quindi di portarseli dietro, ha però sollevato il disappunto di molti genitori per una questione di sicurezza.

Per questo motivo, ad esempio, nel 2015 il sindaco di New York Bill De Blasio ha abolito il divieto che impediva agli studenti di portare dispositivi elettronici nelle scuole della Grande Mela. Nel resto del Paese, dopo un periodo in cui si erano diffuse politiche restrittive e divieti, stanno aumentando i corsi che ammettono l’utilizzo di smartphone e tablet a fini didattici. Un divieto che provoca polemiche in tutto il mondo con i genitori schierati in prima linea. La guerra per spegnere la tecnologia non si placa. Ovunque, tranne nella Silicon Valley.

 

Il caso della scuola nella Silicon Valley ‘Smartphone vietati in classe’. La corsa a iscrivere i figli

La scuola a Waldorf Peninsula, sulle colline di Los Altos, in California, frequentata dai figli dei dirigenti delle aziende hi-tech della Silicon Valley, che pagano fino a 33mila dollari per iscrivere i loro eredi in classi che hanno messo al bando computer, tablet e cellulari.

Chi progetta i device tecnologici non li vuole tra le mani dei figli in classe.

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