Lo Stato deve informare i cittadini sul corretto uso dei telefonini. In particolare, i ministeri dell’Ambiente, della Salute e dell’Istruzione, entro sei mesi al massimo, quindi non oltre il 16 luglio prossimo, ciascuno per il proprio ambito di competenza, devono ad adottare una campagna informativa, rivolta alla intera popolazione, sull’uso responsabile di telefoni cellulari e cordless e sui rischi per la salute e per l’ambiente connessi ad un uso improprio di questi apparecchi. È quanto ha deciso il Tar del Lazio accogliendo parzialmente il ricorso dell’Associazione per la prevenzione e la lotta all’elettrosmog.
L’associazione si era rivolta ai giudici amministrativi per due motivi:
- Contestare l’inerzia dei tre ministeri a promuovere provvedimenti finalizzati “all’informazione capillare della popolazione” sul corretto utilizzo della telefonia mobile, nonostante l’atto di diffida del 28 giugno 2017 diretto proprio a lanciare le campagne informative.
- Obbligare i ministeri a emanare il decreto del febbraio 2001 contenente la ‘Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici’.
I giudizi amministrativi del Lazio hanno accolto il primo punto e così obbliga “i ministeri dell’Ambiente, della Salute e dell’Istruzione, entro sei mesi al massimo dalla notifica della sentenza, ad avviare le campagne informativa rivolte agli italiani sia sull’uso consapevole di smartphone e cordless sia dei rischi per la salute e per l’ambiente connessi a un uso improprio di tali dispositivi”.
Una campagna informativa ai cittadini sull’uso responsabile non può che “far bene”
Il Tar del Lazio ha preso questa decisione, nonostante ad oggi non esistano conoscenze scientifiche che dimostrino alcun nesso di causalità tra esposizione ai cellulari e tumori. Questo lo sanno bene i giudizi amministrativi che hanno emesso la sentenza, nella quale scrivono che: “dagli atti depositati in giudizio, risulta che già il 16 gennaio 2012 il Ministero della Salute aveva evidenziato che il tema dei possibili rischi per la salute conseguenti all’uso del cellulare fosse alla costante attenzione del Ministero stesso, evidenziando come il Consiglio Superiore di Sanità, in un parere del 15 novembre 2011, aveva rilevato che allo stato delle conoscenze scientifiche non fosse dimostrato alcun nesso di causalità tra esposizione a radiofrequenze e patologie tumorali, rimarcando tuttavia come l’ipotesi di un rapporto causale non potesse essere del tutto esclusa in relazione a un uso molto intenso del telefono cellulare, e comunque raccomandato di mantenere vivo l’interesse della ricerca e della sorveglianza sul tema”.
Come dire, se fino ad oggi non esistano ricerche scientifiche che dimostrino alcun nesso di causalità tra esposizione ai cellulari e tumori, questa possibilità non può essere esclusa, per cui una campagna informativa ai cittadini non può che “far bene”. Come sostiene anche Stefano Commodo, uno dei due avvocati che hanno presentato il ricorso al Tar: “Non è una campagna contro l’industria della telefonia, ma un modo per sollecitare l’uso di una tecnologia importante in maniera responsabile”.