Il 2018 è stato l’anno di consacrazione degli speaker intelligenti. Amazon Echo, Google Home e tutti gli altri maggiordomi digitali ora fanno più gola rispetto all’ultimo modello di smartphone. Praticamente hanno rubato loro la scena. Articolo tratto dall’eBook gratuito di key4biz ’Tech Trend 2019‘.
Secondo i dati di Statista, nel 2023 è atteso un volume di affari calcolabile attorno ai 160 miliardi di dollari, per 4,2 milioni di smart home abitate e una penetrazione sul mercato del 20,7%. Tenendo conto che le vendite di tali apparecchi e dispositivi aumenteranno in media del 20% annuo, entro il 2022 gli smart home device saliranno a 1,3 miliardi di unità. Questi apparecchi dotati di intelligenza artificiale hanno già superato le 100 milioni di vendite e nel 2022 arriveranno a toccare quota 230 milioni, con un tasso di crescita di quasi il 40% annuo.
Ma c’è un problema di privacy.
Ogni volta che chiedi a Siri, Alexa o Google qualcosa, la tua voce viene registrata e inviata nel cloud delle aziende produttrici, prima che tu possa sentire una risposta. Il problema è dunque l’archiviazione a tempo indeterminato dei file delle conversazioni sui cloud. Se a questo si aggiunge anche l’errore umano la privacy degli utenti è a rischio, come è successo recentemente in Germania: Amazon ha inviato a causa di un ‘errore umano’ 1.700 registrazioni audio effettuate con Alexa al destinatario sbagliato. I file includevano anche le registrazioni audio delle persone sotto la doccia, secondo il racconto. La richiesta era stata avanzata dall’utente X per conoscere le conversazioni memorizzate da Amazon, ma un dipendente di quest’ultima ha sbagliato destinatario e ha commesso una grave violazione della privacy.
L’Edge computing per risolvere il problema privacy degli assistenti digitali
Allora nel 2019 come si potranno evitare sia questi episodi sia la memorizzazione dei file audio sul cloud? La risposta è l’edge computing.
Presto, Intel e altri progettisti di chip per dispositivi mobili presenteranno processori per gli smart speaker realizzati specificamente per “trattenere i dati” al livello del proprio dispositivo, a livello locale. Questi chip abilitano quello che viene chiamato “l’Edge computing” (letteralmente ‘Elaborazione a margine’). Di fatto, l’Edge computing è in un sistema di elaborazione cloud-based, indica l’elaborazione delle informazioni ai margini della rete, dove i dati vengono prodotti, piuttosto che in un data warehouse centralizzato. I benefici principali derivanti dall’utilizzo delle tecnologie di Edge computing sono la riduzione della latenza di elaborazione, che permette risposte in tempo reale quindi migliori performance degli assistenti digitali, e il risparmio di banda e batteria del dispositivo, inviando al data center informazioni già elaborate e quindi di minori dimensioni. I dispositivi possono anche eseguire i dati biometrici vocali per l’autenticazione dell’utente.
Questa funzione è già ampiamente disponibile negli smartphone, consentendo agli utenti di impostare allarmi e promemoria anche se il dispositivo è in modalità aereo o senza copertura di rete. I comandi offline sono particolarmente preziosi nelle impostazioni per esempio della casa connessa: consentono di accendere e spegnere le luci, modificare la temperatura del termostato o disattivare l’allarme di sicurezza anche durante un blackout della connessione Internet.
Dunque l’Edge computing permetterà agli assistenti vocali di fornire informazioni da locale, anche offline, anche in modalità aerea, rispettando così la privacy degli utenti.