L’Unione europea e gli Stati membri credono in una nuova idea di mobilità e trasporti e un nuova idea di infrastruttura stradale comunitaria, caratterizzate dall’integrazione di tecnologie avanzate e un livello elevato di sicurezza per gli automobilisti.
Parliamo di infrastrutture viarie su cui si muoveranno veicoli connessi in rete e a guida autonoma, che interagiranno tra loro (e instaureranno una comunicazione veicolo-veicolo e infrastruttura-veicolo), in grado di attivare sistemi cooperativi intelligenti di trasporto che consentiranno al conducente di ricevere in tempo reale molteplici informazioni sul tratto stradale di percorrenza, contribuendo all’incremento della sicurezza.
È per questo che il ministero dei Trasporti ha istituito, come previsto dal cosiddetto decreto Smart Road (70/2018), l’Osservatorio tecnico di supporto per le Smart Road e per il veicolo connesso e a guida automatica.
L’Osservatorio sulle smart road e la nuova Relazione annuale
Nella sua nuova “Relazione annuale” sull’attività svolta e sullo stato dell’arte delle iniziative individuate sul territorio nazionale in ambito smart road e veicoli connessi e a guida automatica, l’Osservatorio ha introdotto delle novità di rilievo, anche in termini di aggiornamento del decreto 70/2018.
Tra le novità introdotte, come si legge sullo stesso sito del ministero dei Trasporti, troviamo fra l’altro la “possibilità di sperimentare su strada pubblica anche mezzi di trasporti innovativi, oggi non omologati nè omologabili secondo le attuali norme nazionali e internazionali di settore”.
“Il Ministero, accogliendo con favore le molteplici esigenze manifestate dal settore automobilistico, e consapevole che le norme devono necessariamente accompagnare in modo adeguato, se non addirittura precedere, per quanto possibile, l’innovazione tecnologica, ha già predisposto, con il fondamentale ausilio dell’Osservatorio, un aggiornamento del decreto Smart Road, in fase di ultimazione del suo iter”, è precisato nella Relazione.
Risale a circa un paio di anni fa la prima autorizzazione alla sperimentazione su strada pubblica di un veicolo autonomo, con i test di Torino e Parma.
Le novità proposte dall’Osservatorio mirano ad estendere la sperimentazione su strada pubblica anche ai mezzi di trasporto innovativi, che non hanno uno schema classico rispetto al normale veicolo omologato oggi in circolazione (ad esempio non dispongono di un volante, di una pedaliera, ecc.).
Le nuove sperimentazioni in Italia
Nel documento si menzionano tre esempi di sperimentazione della guida autonoma e connessa sulle nostre strade: uno italiano, uno francese e uno americano.
C’è la start up italiana Next Future Transportation, con sede a Padova, che ha presentato “Next”: un nuovo sistema di trasporto pubblico locale, sostenibile, intelligente e flessibile, in quanto adattabile alle esigenze della collettività.
Il secondo è relativo allo shuttle bus chiamato “Autonom Shuttle”, della francese Navya, produttrice di mezzi di trasporto autonomi e fornitrice di soluzioni innovative di mobilità intelligente e condivisa, con primi test a Merano in Alto Adige.
Anche la startup americana Local Motors ha sviluppato minibus a guida autonoma chiamato “Olli”, manifestando interesse a sperimentare anche in Italia, dopo Washington e, ultimamente, nel quartiere berlinese di Schöneberg.