È partito l’iter per la realizzazione in Abruzzo della “Via Verde della Costa dei Trabocchi”. In uno dei paesaggi naturali più belli d’Italia, la famosa Costa dei Trabocchi, nascerà presto una pista litoranea pedonale e ciclabile che attraverserà i Comuni di Ortona, San Vito Chietino, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro, Casalbordino e Vasto in Provincia di Chieti.
Obiettivo del bando, si legge nel documento della Provincia, è realizzare “una pista ciclopedonale di circa 40 Km, ubicata sul tracciato ferroviario dismesso nel 2005 dalle Ferrovie dello Stato e corrente in un ambito costiero, di alta valenza ambientale”.
L’intervento rientra nel più ampio progetto “Corridoio Verde Adriatico” o “Ciclovia Adriatica” di ben 1300 km di lunghezza, a sua volta da integrare alla rete ciclabile europea denominata EuroVelo.
La gara appena terminata, a procedura aperta e a rilevanza europea, era finalizzata all’assegnazione di un appalto del valore complessivo, compresi oneri sicurezza, di oltre 10 milioni di euro.
A chiusura del bando, sono una quindicina le imprese, abruzzesi e di altre regioni d’Italia, che hanno presentato un proprio progetto di valorizzazione ambientale e di mobilità sostenibile.
Nei prossimi giorni si saprà quale, tra queste, è stata selezionata per la realizzazione dell’opera.
Chi si aggiudicherà l’appalto avrà 40 giorni di tempo per la redazione del progetto esecutivo e un massimo di 845 giorni per l’esecuzione dei lavori.
Il litorale chietino in questione prende il nome dalle celebri strutture per la pesca costiera, denominate ‘Trabocchi’, sorta di antiche palafitte tenute in piedi da una ragnatela di cavi, corde e assi, per un’architettura leggera e in perfetta simbiosi con l’ambiente marino e costiero.
La pesca che si pratica è quella con la rete, tirata su e giù proprio dagli argani girevoli dei Trabocchi e pare sia praticata fin dall’VIII secolo dopo Cristo.
Gabriele D’Annunzio, nel romanzo “Il Trionfo della Morte” (1894), descrisse i trabocchi come “grandi macchine pescatorie, simili a scheletri colossali di anfibi antidiluviani”.