“La tecnologia NBIoT appare essere a breve/medio termine (in dipendenza della la rapidità della sua effettiva implementazione) quella più promettente e con delle caratteristiche maggiormente a prova di futuro rispetto alle altre soluzioni wireless, e dunque sembrerebbe ben conciliarsi con il ciclo di vita degli smart meter (15 anni)”. Questa una delle conclusioni cui è giunta l’Analisi conoscitiva sulle tecnologie di comunicazione dei dati di smart metering pubblicata oggi dall’Agcom.
Lo studio, svolto nell’ambito delle attività dell’Autorità in materia di comunicazioni Machine-to-Machine (M2M), in collaborazione con l’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico (Aeegsi), ha anche valutato gli aspetti di natura concorrenziale e regolamentare relativi a ciascuna delle tecnologie esaminate.
“Al fine di condurre l’analisi – ha sottolineato il Presidente dell’Autorità, Angelo Marcello Cardani – sono state acquisite, anche grazie alla fruttuosa collaborazione tra Agcom e Aeegsi, informazioni, posizionamenti e documentazione da parte di un’ampia platea di soggetti quali gli operatori di reti pubbliche di comunicazione elettronica, le principali società manifatturiere del settore delle comunicazioni elettroniche, gli operatori che gestiscono torri e sistemi di trasmissione per il broadcasting e le comunicazioni mobili (le cosiddette Tower Company), nonché alcuni degli stakeholder rappresentanti il mercato delle utility”.
Nella relazione conclusiva sono state approfondite le principali tecnologie utilizzate per il collegamento degli smart meters, classificabili in tecnologie wired e wireless. Per ciò che attiene alla prima categoria, è emerso che l’unica tecnologia finora utilizzata è quella denominata Power Lines Communication (PLC) che utilizza il supporto fisico delle reti elettriche. Tra le tecnologie wireless assumono rilievo quelle basate su frequenze ad uso libero (WMBus 169, LoRa e SigFox) e quelle basate su frequenze autorizzate ad uso esclusivo, come il GSM e l’LTE/NBIoT.
“Si tratta di un primo importante passo nella collaborazione tra Agcom e Aeegsi che continuerà sui temi degli impatti intersettoriali delle applicazioni IoT e 5G”, ha concluso Cardani.
Nelle conclusioni dello studio, si legge inoltre che “Relativamente alle restanti tecnologie cellulari, è stata evidenziata la presenza di un numero significativo di dispositivi smart meter (in particolare per il gas) che utilizzano sistemi 2G (GPRS) mentre si stanno sviluppando protocolli più evoluti (EC-GSM) che potranno offrire un miglior livello di copertura rispetto ai sistemi standard 2G”.
In merito a tali sistemi, prosegue lo studio, vengono richieste, da più Esiti delle attività del Gruppo di lavoro, indicazioni circa la durata delle relative autorizzazioni e la dismissione di questa tecnologia. “Considerato infatti il ciclo di vita dei contatori (15 anni), viene segnalato il rischio di inutilizzabilità dei sistemi con a bordo tale tecnologia che saranno istallati nel corso dei prossimi anni, nel caso che la dismissione delle reti 2G non venga decisa con opportuno anticipo”.
“La questione della legacy dei dispositivi utilizzanti tecnologia 2G travalica in effetti l’ambito degli smart meter, in quanto in molteplici settori (per esempio l’Automotive) si sono diffusi sistemi M2M basati su tecnologia 2G – si legge ancora – A tale riguardo sarebbe opportuno svolgere un’indagine per valutare la diffusione, in tutti i settori tecnologici di rilevanza per l’IoT, di sistemi di comunicazione 2G per i servizi M2M e stimare il numero di dispositivi 2G presenti e attivi su base nazionale”.