Una decina di anni fa il celebre architetto francese Ammar Eloueini, intervistato da MediaMente-Rai Educational, affermava: “[…] Il potenziale più interessante che la virtualità può offrire sta nell’ambiente virtuale, ambiente nel quale le nozioni classiche di geometria o di peso non valgono necessariamente, e certe forze, che non è possibile realizzare nella realtà, si possono simulare grazie appunto alla virtualità. E questo è un fatto che arricchisce enormemente l’architettura”.
Oggi, che la realtà virtuale è entrata di diritto in diversi ambienti lavorativi, che la realtà aumentata è utilizzata in settori prima impensabili e che il 3D è parte integrante dell’attuale sviluppo economico e culturale dei Paesi più avanzati, l’architettura e l’innovazione tecnologica hanno trovato un nuovo equilibrio proprio nelle smart city.
Uno dei primi grandi esempi di architettura fortemente contaminata dalle nuove tecnologie digitali e informatiche è il Museo di Bilbao disegnato dall’archistar Frank Gehry.
Le nuove generazione di architetti, che guardano a percorsi professionali alternativi, come può essere quello tracciato dal visionario Jon Brouchou (sono sue alcune applicazioni in OpenSim e Second Life), si sono da tempo immerse in ambienti e scenari 3D per portare avanti l’architettura e mandare in soffitta i vecchi e polverosi plastici.
Il virtuale è niente altro che l’estensione (un’aggiunta) del ‘reale’. Se esiste un’architettura del vero, esiste anche un’architettura del virtuale. I due mondi ormai sono sovrapposti e la distinzione tra ‘reale/fisico e virtuale’ è del tutto superata. Il cambiamento (già in atto) riguarderà sia il concetto stesso di architettura, sia le numerose applicazioni professionali.
Comodamente dal nostro divano potremo esplorare spazi (illusori, ludici, interattivi, metaforici) e paesaggi urbani del tutto inediti, sia per finalità didattiche che formative, sia per il commercio che il gioco, realizzati da nuove figure professionali che, oltre al giusto carico di teoria e accademia, dovranno anche saper integrare competenze tecnologiche avanzate.
Ogni volta che accediamo ad un servizio abbiamo bisogno di un ‘ambiente virtuale’ che dia senso alle nostre azioni.
Lavorare con il digitale e il virtuale consente una riduzione degli errori (grazie alle infinite simulazioni di interventi nello spazio figurativo), dei costi e del tempo. Non c’è più limite all’immaginazione che la tecnologia esalta, invece di contenere.
Tramite una stampante 3D alta qualche metro si può costruire qualsiasi struttura abitativa, di ogni forma. Basta saperla immaginare, studiare e realizzare. Ecco a che serve un architetto della realtà virtuale.
Con l’avvento delle città intelligenti (ancora più teorico che pratico) molti scenari avveniristici, oggi ancora considerati buoni per un video game e il cinema, faranno presto parte del quotidiano di milioni di cittadini.
Le case in cui vivranno i nostri nipoti daranno immaginate, progettate e costruite in maniera molto differente rispetto a quanto accadeva qualche anno fa, e accade in larga parte ancora oggi.
Smart jobs, tutte le puntate:
Smart jobs: cibo in 3D col cuoco programmatore (prima puntata)
Smart jobs: il pilota di droni (seconda puntata)
Smart jobs: designer di rifiuti (terza puntata)
Smart jobs: orti urbani sui tetti e sottoterra (quarta puntata)