Negli ultimi anni la sicurezza informatica dei nostri device è un tema che ha catturato progressivamente l’attenzione di media e imprese. Molto meno quella dei cittadini, gli utilizzatori finali di smartphone e pc. Ma una cosa è certa: più si diffondono gli smart device di cui disponiamo anche in casa, più le minacce informatiche si fanno pericolose.
Certo, le grandi imprese dei cyber criminali non ci riguardano da vicino. Lo spionaggio informatico e l’hackeraggio sono armi utilizzate di volta in volta per colpire un candidato e un partito politico in corsa per vincere le elezioni, come anche per indebolire imprese concorrenti in diversi settori economici.
Nella vita dei comuni cittadini gli attacchi informatici hanno un solo obiettivo: cercare dove nascondiamo i soldi in rete.
Carte di credito e prepagate, account per accedere al nostro conto corrente bancario online e per eseguire gli acquisti online, sono diversi i target scelti dai criminali digitali e le nostre case digitalizzate e smart sono un “cavallo di Troia” del cyber crimine.
Cosa fare per potenziare la cybersecurity delle nostre case intelligenti?
Prima di tutto aggiornare i software dei nostri device. È importante che i antivirus e antimalware siano sempre aggiornati e pronti a respingere eventuali attacchi.
Cambiare periodicamente la password è un’altra azione da compiere regolarmente.
La stessa rete WiFi di casa potrebbe essere sfruttata dagli hacker per entrare nei nostri apparecchi elettronici connessi in rete e quindi nei nostri conti correnti online.
Uno dei problemi lamentati dagli utenti di rete è che ormai di account attivati ce ne sono tanti nella nostra vita. Ad esempio, come fare ad inventarsi tante password quante sono quelle che si usano per accedere ai servizi attivati?
Ma soprattutto, come ricordarle tutte?
In nostro aiuto vengono le tante applicazioni di sicurezza e non, che facilitano la protezione di account, dispositivi e ora anche della casa.
Alcuni sono gratis e la maggior parte a pagamento. C’è l’applicazione che ci ricorda cosa dobbiamo fare, quanto e perché, come Todoist, oppure quella che genera password per noi come Dashlane o che raccoglie e tiene al sicuro tutte le nostre informazioni sensibili (in caso di furto o smarrimento di apparecchi personali), password comprese, come Keeper e 1Password.
Se parliamo di smart home, ovviamente si alza il livello di cybersecurity necessario e allora si può chiamare in aiuto le tecnologie di autenticazione multifattoriale, che utilizzano cioè diversi livelli di identificazione dell’utente prima di farlo accedere all’apparecchio e alle informazioni in esso contenute.
La spesa cumulata in soluzioni di smart home security, a livello mondiale tra il 2017 e il 2021, raggiungerà secondo un recente studio Cybersecurity Ventures il valore di 1.000 miliardi di dollari.
In una casa intelligente, connessa al 100%, full digital e integrata alle tecnologie dell’Internet of things, è forse una buona pratica differenziare i network e creare più porte di accesso che richiedono l’identificazione multifattoriale.
Ad esempio, per il sistema d’illuminazione, quello stereo e che controlla il riscaldamento si può creare una rete interna separata da quella che mi fa accedere al conto corrente online o il mio account per gli acquisti in rete di Amazon.
Addirittura ci sono i primi sistemi di cybersecurity che impiegano soluzioni di machine learning dal design curato, facili da installare e utilizzare. Piccoli oggetti connessi con tutte le reti domestiche e i nostri dispositivi portatili personali – come Norton Core, Cujo, BitDefender BOX – che osservano, monitorano, verificano il livello di sicurezza quotidiano e agiscono in maniera autonoma in caso di vulnerabilità o veri e propri attacchi, imparando di volta in volta come meglio intervenire per ridurre al minimo i danni (in caso ve ne siano).