Case intelligenti, iperconnesse in rete e gestibili da remoto, tramite i nostri comuni smartphone e tablet, sono il nuovo fronte del mercato tecnologie e servizi smart city in tutto il mondo. Un settore che oggi vale più di 33 miliardi di dollari (2013) e che nel 2018 supererà i 71 miliardi di dollari.
Un dato significativo, contenuto nel Rapporto di Juniper Research “Smart Home Ecosystems & the Internet of Things” di febbraio scorso, e che è avvalorato continuamente dai movimenti di grandi aziende sul mercato acquisizioni M&A, come nel caso del fornitore di software smart home Peel comprato dal gigante cinese dell’ecommerce Alibaba per 50 milioni di dollari.
Nel caso di Peel, app già disponibile per device con sistema operativo Android, per interagire con oltre 3500 modelli di smartv e 600 set-top-box, si tratta di un’ampia serie di servizi per l’M2M domestico che consentono la gestione (anche da remoto) di applicazioni cross-mediali con la possibilità di integrare anche il web e in particolare i social media.
La regina della smart home, ovviamente, rimane sempre l’internet delle cose. Un trend ribadito anche alla recente IFA di Berlino, dove sono state presentate nuove piattaforme per il controllo integrato di tutti i dispositivi elettronici ed elettrici di casa: dal frigorifero ai risaldamenti, dall’impianto d’illuminazione alla sicurezza.
Anche questo un mercato che nel 2018 potrebbe superare i 100 miliardi di dollari, ma che nasconde ancora delle vulnerabilità su cui è necessario intensificare l’impegno di sviluppatori e ingegneri dell’esecurity.
Secondo un recente studio di Hewlett-Packar, più del 70% delle reti smart home al mondo è oggi a rischio attacco informatico. Nel 2020 saranno già poco meno di 30 miliardi i dispositivi connessi all’internet delle cose mondiale e proprio tali hardware/software sono il punto debole della rivoluzione smart home.