Presentato ieri dal ministro per gli Affari esteri della Danimarca, Martin Lidegaard, il primo Rapporto nazionale sulle smart cities nel Paese scandinavo: “City of tomorrow”. Ventiquattro pagine sulle città intelligenti danesi presenti e soprattutto future, su quanto fatto e quanto ancora c’è da fare.
Nella parte introduttiva sono presentate le principali soluzioni smart city già utilizzate in diverse città del mondo, quindi le possibili ulteriori applicazioni in ambito smart grid, smartlighting, big data, open data, cloud e internet delle cose.
Non si tratta solamente di innovazione tecnologica al servizio dei cittadini e delle amministrazioni pubbliche (di per sé una gran cosa), ma di come tali tecnologie sono applicate ai diversi campi dell’economia, della cultura, dell’industria, della società, dell’ambiente, delle risorse energetiche.
I dati che in ogni momento sono intercettati dai sensori della smart city diventano, una volta elaborati, una preziosa fonte di informazione per la Pubblica Amministrazione e gli sviluppatori, da cui generare servizi di nuova concezione da offrire ai cittadini e alle imprese.
Applicazioni di nuova generazione ed infrastrutture digitali avanzate che saranno necessarie per affrontare la crescita demografica urbana e la conseguente enorme domanda di risorse energetiche ed idriche (e la Danimarca è solo un Paese di 4 milioni di abitanti), nonché alimentari e di servizi (tra cui trasporti, sanità, istruzione, invecchiamento della popolazione, accoglienza migranti).
Il documento, che sarà integrato nello speciale ‘Focus Denmark’ dal ministero degli Affari esteri a fine maggio, spiega la strategia della Danimarca per arrivare allo status di primo Paese ‘carbon neutral’ d’Europa (obiettivo fissato a livello nazionale al 2050, ma per Copenhagen al 2025), in grado di reggersi completamente sulle fonti energetiche rinnovabili escludendo quelle fossili.
Un presente tecnologico fatto di case connesse in rete (connected home, smart home), di infomobilità, di app economy, di aria pulita, di spostamenti a piedi, in bicicletta e con i mezzi pubblici (niente più auto privata), di efficienza energetica, di illuminazione pubblica orientata al risparmio, di elevata qualità della vita in città, di edilizia green, di aree verdi più grandi ed accessibili a tutti, di tante occasioni di lavoro e di crescita, per un progresso economico sostenibile a livello ambientale e un futuro di competitività delle città danesi sui mercati internazionali.
Smart city come vantaggio economico quindi, come leva per crescere e innovare, tramite investimenti pubblici e privati, sinergie tra stakeholder e investimenti nella ricerca. Lo studio, in fondo, mira proprio ad evidenziare questi aspetti di base della smart city, con un capitolo apposito dedicato all’Agenzia per la promozione degli investimenti stranieri in Danimarca, partendo proprio dai progetti smart city di Copenhagen, Aarhus e Vejle.
Tre esempi tra le diverse realtà urbane danesi che hanno già iniziato interventi in chiave smart city (il 50% delle amministrazioni pubbliche) e che contano di rilanciare nuove proposte anche negli anni futuri (l’80% delle municipalità danesi).