Spesa in infrastrutture smart city
Le questioni climatiche e ambientali sono così pressanti che inquinamento, consumo di suolo, problemi di sicurezza e trasporti non sostenibili sono al centro dell’agenda urbana da molti anni ormai.
Secondo un nuovo studio ABI Research, infatti, gli investimenti in infrastrutture smart city dovrebbero raggiungere i 375 miliardi di dollari entro il 2030, sia per progetti di impianti e reti ex novo (greenfield) o per iniziative di ristrutturazione/riconversione (brownfield).
I driver dell’innovazione urbana
I driver dietro l’innovazione urbana sono numerosi, ma sia la digitalizzazione, accelerata anche dall’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, sia la necessità impellente di affrontare il cambiamento climatico e ridurre la concentrazione di inquinanti nell’aria, sono di fatto potenti motori per la trasformazione metropolitana in chiave smart city.
Le aziende che forniscono soluzioni smart city sviluppano e integrano sensori connessi (internet delle cose), piattaforme di gestione software, gemelli digitali, tecnologia blockchain, elettrificazione della mobilità e dei trasporti e automazione dei processi.
Queste soluzioni tecnologiche consentono pratiche di manutenzione preventiva e remota, risposta automatizzata alle emergenze e gestione del traffico, con l’obiettivo di consentire, pezzo dopo pezzo, la realizzazione delle città autonome del futuro.
Qualità della vita nelle città italiane
Ulteriori agenti di cambiamento includono la richiesta di maggiore equità e inclusività, sviluppo economico scalabile e un miglioramento netto e tangibile della qualità della vita in città.
A riguardo, in Italia, è stato pubblicato il nuovo Rapporto sulla qualità della vita nelle nostre città, edizione 2021, secondo cui solo 63 province su 107 complessive hanno raggiunto un punteggio considerato buono o accettabile (migliorando il dato del 2020, 60 su 107).
Questo significa, che più di 2,2 milioni di italiani vivono in aree urbane caratterizzata da una qualità della vita scarsa o del tutto insufficiente, cioè il 37,4% della popolazione nazionale nel suo complesso (nel 2020 era il 42,5%), in base ai dati elaborati nel documento realizzato da ItaliaOggi e Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con Cattolica Assicurazioni, giunto alla 23esima edizione.
La crescita del mercato mondiale delle tecnologie smart city
La pandemia di Covid-19 ha favorito sicuramente una maggiore propensione alla spesa da parte di Governi centrali e locali, amministrazioni cittadine di ogni ordine e grado, ma certo è stata la necessita di ridurre rapidamente le emissioni di CO2 e altri gas serra, nonché livelli di salute ambientale più alti che in passato, a guidare la maggiore spesa nel mondo in questo settore.
Le città rappresentano il 75% delle emissioni di CO2 globali, quindi è chiaro che bisogna intervenire qui per trovare le soluzioni più adeguate in termini di maggiori livelli di efficienza energetica, maggiore ricorso alle fonti energetiche rinnovabili, ridotto consumo di risorse di ogni tipo (da quelle energetiche fossili a quelle idriche).
Nuove opportunità, in questo senso, sono arrivate dall’impiego della rete 5G, che favorirà un elevato livello di connettività che a sua volta abiliterà nuove tecnologie e nuovi servizi, con ricadute positive anche sull’ambiente.
Altro fattore critico è certamente l’aumento della popolazione urbana in tutto il pianeta, già oggi oltre il 55% degli esseri umani vive in città, ma entro il 2050 potrebbe raggiungere il 70% secondo stime delle Nazioni Unite.
Per tutti questi motivi, il mercato mondiale delle soluzioni smart city, atteso per la fine dell’anno in corso, dovrebbero raggiungere i 457 miliardi di dollari, mentre entro la fine del 2026 potrebbero salire a 873 miliardi.