Dopo una lunga e faticosa trattativa, qualche giorno fa è stata posta a Bruxelles la firma sull’accordo di partenariato tra Italia e Unione europea per un uso strategico dei fondi strutturali e di investimento comunitari.
In totale quasi 43 miliardi di euro che, tra il 2015 ed il 2020, arriveranno nel nostro Paese suddivisi in 32,2 miliardi per le politiche di coesione e 10,4 per lo sviluppo rurale (più 537 milioni circa per gli affari marittimi e la pesca).
Un partenariato dotato di un fondo cospicuo, grande boccata d’ossigeno per l’Italia, in periodo di crisi economica strutturale e disoccupazione galoppante, che al suo interno offre enormi opportunità anche per i progetti smart city delle nostre città e dei Comuni più piccoli.
Tra i 13 ‘Obiettivi tematici’ indicati nella Sezione 1A dell’accordo Italia-Ue si trovano infatti indicazioni sul rafforzamento della ricerca e lo sviluppo tecnologico e l’innovazione, sul miglioramento dell’accesso alle tecnologie digitali (ICT) e loro impiego diffuso sul territorio, sulla promozione della competitività delle PMI, sulla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori, sulla resilienza e l’adattamento ai cambiamenti climatici, sulla tutela ambientale e lo sviluppo sostenibile, sull’uso/consumo critico delle risorse energetiche e naturali, sulle infrastrutture di trasporto intelligenti (ITS) e la mobilità sostenibile, sull’inclusione sociale, sulla formazione continua di studenti e lavoratori, sull’amministrazione pubblica efficiente e innovativa.
Stessa cosa per la Sezione 2 dell’accordo, con la massima attenzione all’efficienza energetica (di case, edifici e infrastrutture), alle fonti energetiche rinnovabili, alla cogenerazione energetica, alla crescita digitale, alle infrastrutture per le reti di accesso di nuova generazione (NGN), ai trasporti, ai rifiuti e alla loro gestione, all’occupazione, all’inclusione attiva, alla mobilità alternativa e tanto altro ancora. Di sviluppo urbano sostenibile si parla invece nelle Sezioni 3-4 dell’accordo di partenariato.
I fondi arriveranno in Italia però solo a seguito dell’esito positivo dei controlli procedurali che, di volta in volta, l’Europa porterà avanti secondo quanto stabilito nell’accordo. All’interno del testo si notano infatti una serie di commenti all’Italia, relativi alla scarsa capacità amministrativa, alla mancanza di strategie per l’Agenda digitale nazionale, alla bassa competitività delle aziende e altre note di demerito.
I fondi quindi saranno legati al ‘rafforzamento degli obiettivi’ da parte nostra, soprattutto delle Regioni meridionali (Campania, Calabria, Sicilia), con un maggiore impegno nella lotta agli sprechi e nell’efficientamento di tutti i settori strategici del nostro Paese, a partire dalle città e le loro amministrazioni, che devono risolvere una volta per tutte i problemi sociali, culturali e strutturali di cui soffrono, e che l’Europa ha più volte definito come ‘motori dello sviluppo economico e culturale’ dei territori (smart region).