Rispetto a quasi un anno fa i progetti dedicati ad interventi smart city nel nostro Paese sembrano rimasti fermi, così come il livello di investimento sui territori. Prendendo a parametro di riferimento la piattaforma Italian Smart Cities dell’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci), su dati dell’Osservatorio Nazionale Smart Cities, si nota con un colpo d’occhio la fase di blocco che vive il Paese.
La mancanza di Governi stabili e di decisione politica, la fragilità delle soluzioni proposte, la mancanza di una regia nazionale, le scarse competenze a livello delle amministrazioni locali, la poca cultura amministrativa in grado di portare a termine i progetti e la scarsità delle risorse stanno indebolendo il percorso italiano verso le smart cities.
Abbiamo scelto le Città Metropolitane per guidare questa nuova fase di sviluppo urbano, pur senza aver redatto una vera e propria Agenda Urbana (come invece è accaduto in gran parte dei Paesi europei). Ad aprile 2016 erano più di 3,7 miliardi gli investimenti in progetti smart city in Italia, per poco più di 1300 iniziative a livello locale.
Sono i dati forniti dall’Anci stessa, tramite una nota sul proprio sito web.
Se andiamo a verificare lo stato attuale del panorama smart city sulla piattaforma Anci troviamo che ad oggi i progetti totali censiti su 158 Comuni coinvolti sono 1.311, per 3,71 miliardi di euro già investiti e una copertura della popolazione che raggiunge i 15.446.552 beneficiari.
Se andiamo indietro al maggio 2015, erano consultabili 1227 progetti relativi a 110 città, per più di 3 miliardi di euro di investimenti totali.
Questo significa che in due anni sono stati presentati poco memo di 100 progetti, con un aumento molto contenuto delle risorse da investire, senza contare che non è facile accedere alle informazioni relative ai “risultati effettivi” degli interventi programmati e terminati, al giudizio dei cittadini, alle imprese coinvolte e ai soldi spesi (come, in che tempi, con quali penali eventualmente e con quanti ritocchi verso l’alto delle spese preventivate).
Chissà, forse è un problema di capacità di intercettare e spendere meglio i fondi, soprattutto quelli europei.
Ieri a Milano, presso l’Anci Lombardia, si è tenuto un incontro dedicato proprio a questo tema, cioè sui fondi europei destinati ai progetti comunali. Ne è uscito fuori che Il 28,5% dei Comuni ha un progetto finanziato con i fondi europei, per un contributo medio di 543mila euro.
L’importanza dell’adesione alla progettualità europea, ad esempio, è stata ben spiegata nell’intervento di Mario Vanni, Capo di gabinetto del Sindaco di Milano, che ha sottolineato come “oggi, da più parti, assistiamo a una disaffezione verso l’Europa, ma a chi non capisce l’importanza dell’Unione Europea, faccio notare che a Milano i quartieri di Lorenteggio e Giambellino sono stati ristrutturati proprio grazie ai fondi europei“.
Per poter affrontare questa partita, nel 93% di queste amministrazioni è presente un “Ufficio Europa” che ha lo scopo di intercettare i fondi a disposizione. Inoltre, il 56% delle risorse destinate all’Italia sono assorbite dai progetti dei 14 comuni capoluogo di Città Metropolitana.
E proprio le Città Metropolitane sono i target delle ultime misure del Governo in tema di riqualificazione urbana, con possibili effetti positivi sullo scenario smart city nazionale. Per le 14 Città metropolitane (Milano, Torino, Genova, Venezia, Bologna, Roma, Reggio Calabria, Napoli, Bari, Cagliari, Palermo, Messina, Catania) interessate dal programma operativo nazionale Metro (Pon Metro), è stata stabilita una dotazione finanziaria di 90 milioni di euro per ciascuna città del Sud e 40 milioni di euro per quelle del Centro Nord e Sardegna, con l’obiettivo primario di potenziare i progetti innovativi a livello sociale, economico, tecnologico e ambientale delle nostre città.