Saranno vendute 320 milioni di auto connesse in rete entro il 2022. Durante lo scorso anno sono state messe sul mercato 1,4 milioni di connected cars o smart cars al mese. Un mercato che quest’anno è atteso raggiungere più di 52 miliardi di dollari di ricavi, che saliranno a 156 miliardi di dollari tra un quinquennio.
I due terzi del mercato attualmente sono in mano a Stati Uniti ed Europa, rispettivamente con il 37% ed il 34%, ma in pochi anni recupereranno rapidamente posizioni sia i Paesi emergenti, soprattutto Russia e Cina, sia il Giappone.
Nei giorni scorsi l’Agenzia dell’Unione europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione, l’Enisa (European union agency for network and information security), ha pubblicato la guida “Cyber security and resilience of smart cars”, un vademecum per la sicurezza informatica delle nuove automobili connesse a internet. Una nuova era per l’industria automobilistica e per i cittadini stessi, che per la prima volta sono al volante di veicoli ‘always on’, in grado di scambiare dati in tempo reale con la rete, con i nostri device personali, con le altre automobili e i sistemi informatici integrati alle infrastrutture stradali.
L’internet delle cose e il 4G hanno definitivamente aperto la strada all’innovazione nella guida e nei trasporti, ma con alcuni punti interrogativi, soprattutto legati alla cybersicurezza e alla sicurezza fisica degli automobilisti e dei pedoni.
Negli ultimi due anni sono state ritirate dal mercato centinaia di migliaia di smart cars proprio per il pericolo di attacchi hacker, in molti casi andati a buon fine. La sicurezza delle nostre automobili oggi può essere violata da remoto, addirittura è possibile prendere il controllo del mezzo tramite piccoli ed economici dispositivi, tanto da far ritenere ai ricercatori dell’Università di Birmingham che già oggi è possibile sbloccare tramite software defined radio (Sdr) riprogrammati i sistemi di sicurezza elettronica di oltre 100 milioni di automobili in circolazione.
Milioni di veicoli che hanno già dei sistemi operativi a bordo, a cui si aggiungeranno presto quelli a guida automatica (autonomous vehicles o selfdriving cars), e che consentono la sincronizzazione dei nostri smartphone e di altri dispositivi personali, anche quelli degli altri passeggeri. Il che significa ulteriori problemi di sicurezza e nuove sfide che l’industria automobilistica e i regolatori devono affrontare da subito.
Qualsiasi elemento meccanico ed elettronico della macchina è controllato dal sistema operativo di bordo e quindi può essere obiettivo di minacce informatiche di ogni tipo: dalla sottrazione di dati sensibili del mezzo e del passeggero all’installazione coatta di software maligni, dalla manipolazione delle informazioni del computer di bordo alla perdita finale del controllo del mezzo, dal sabotaggio dei sistemi di identificazione e accesso al veicolo alla possibilità di rappresentare un vero e proprio pericolo per sé stessi e gli altri.
Lo studio, infine, propone una lista aggiornata delle minacce informatiche per le smart cars, i possibili scenari relativi agli attacchi hacker (in grado di sfruttare qualsiasi canale di connessione alla rete, dal WiFi al bluetooth alla rete mobile 4/5G) e le soluzioni più innovative da adottare tra i produttori per incrementare il livello di cybersecurity dei veicoli in strada.