Il mercato audiovisivo è stato messo in crisi dall’arrivo degli Over-The-Top e dai distributori di contenuti in streaming come Netflix.
I broadcaster, specie quelli che operano sul mercato della pay tv, sono andati nel pallone e lentamente scivolati in un periodo di crisi.
Canal+ in Francia e Mediaset Premium in Italia sono due esempi emblematici dello stato di difficoltà che stanno attraverso alcuni distributori di contenuti a pagamento, ma non Sky.
Sky è rimasta forte sul mercato in Italia così come negli altri mercati dove è presente la pay tv di Rupert Murdoch: Regno Unito, Irlanda, Germania e Austria.
Gli ultimi dati trimestrali confermano il trend crescente grazie alla capacità del gruppo di sapersi innovare, puntando sulle nuove tecnologie (Ultra HD e 3D) e su un’offerta di contenuti pregiati e a misura dei clienti.
Alla fine degli anni ’80 probabilmente neanche Murdoch poteva immaginare una simile escalation, specie in UK dove il grosso investimento fatto per assicurarsi i diritti della Premier League sta dando i suoi frutti.
Nell’autunno del 1991 Sky ha deciso di puntare sui diritti tv fino ad allora esclusiva della rete privata ITV.
Nella sorpresa generale, Sky si è assicurata il monopolio della diretta di cinque stagioni 1991-1997, staccando un assegno di 300 milioni di sterline. Un investimento enorme per quegli anni.
“L’attività perdeva milioni ogni giorno, ma Murdoch aveva avuto fin dall’inizio una visione ambiziosa di lungo periodo”, ha dichiarato Toby Syfret di Enders Analysis a Les Echos.
Qualche anno dopo, nel 1994, Sky contava già 3,5 milioni di abbonati. Una rapida crescita che non si è più arrestata.
Le famiglie inglesi si sono abbonate sicuramente per il calcio ma anche per le serie tv e i film americani. Il gruppo ha infatti siglato accordi coni grandi studios di Hollywood che gli hanno permesso di offrire una ricca library di contenuti.
I differenti canali – Sky Sports, Sky Cinema… – contano oggi 11,4 milioni di abbonati nel Regno Unito. Sky è il principale player di successo della pay tv in Gran Bretagna.
La discesa in campo di BT per l’asta dei diritti tv della Premier League ha fatto lievitare i costi.
Il gruppo ha accettato di sborsare 4,2 miliardi di sterline per la stagione 2016-2019, vale a dire l’80% in più rispetto alle tre stagioni precedenti.
Grazie alla sua posizione di forza, Sky ha però potuto aumentare i prezzi dei propri abbonamenti per assorbire questo aumento dei costi.
Il fatturato è passato da 7,4 a 8,4 miliardi di sterline tra il 2014 e il 2016.
Un miliardo di sterline in più in due anni!
“L’aumento dei prezzi è stato il principale driver della crescita dei ricavi negli ultimi tre anni nel Regno Unito“, precisano gli analisti di Jefferies.