I filtri di sigaretta riempiono i nostri mari
Il fumo di sigaretta fa male, lo sappiamo bene da tempo. Eppure, ogni anno si acquistano circa 6 trilioni di sigarette in tutto il mondo, di cui l’80% (più o meno 4,8 trilioni) finisce poi come rifiuto nei nostri mari e negli oceani seguendo i deflussi delle acque piovane.
Questo determina un aggravamento dello stato di salute del nostro ambiente, perché si somma inquinamento ad inquinamento già presente, che è quello della plastica.
I filtri sono infatti costituiti da acetato di cellulosa (un polimero, quindi plastica) e impiegano da 18 mesi a 10 anni per degradarsi in ambiente, producendo nel frattempo un’enorme quantità di microplastiche.
Ogni filtro, infatti, è composto da 15 mila fibre di plastica. Una volta gettato a terra, ogni giorno si frammenta in circa 100 microfibre di dimensioni comprese tra 1 e 5 nm. Ne consegue che annualmente potrebbero aggiungersi 0,3 milioni di tonnellate di microplastiche generate dalle sigarette.
Faremo il bagno nelle microplastiche
Le microplastiche stanno modificando l’ambiente marino e l’ecosistema, integrandosi nell’alimentazione del mondo animale e non solo. Una balenottera azzurra potrebbe arrivare ad ingerire 10 milioni di frammenti di microplastiche al giorno, secondo ricercatori della Stanford University.
Secondo i volontari dell’Ocean Conservancy, che hanno raccolto mozziconi di sigaretta dalle spiagge e le coste di tutto il mondo in occasione dell’International Coastal Cleanup, la situazione generale sta peggiorando.
La stessa Ocse ha stimato che i filtri delle sigarette si aggiungono alle già presenti 139 milioni tonnellate di rifiuti in plastica che riempiono i nostri mari.
Frammenti che i ricercatori hanno trovato anche in profondità elevate, tra 4.600 e 5700 metri di profondità.