La siccità conquista gran parte d’Italia e d’Europa
Non piove da molto tempo. A parte qualche goccia, non ci sono più state precipitazioni serie dall’inizio di gennaio 2023 a oggi. Togliendo dicembre, che ha portato la pioggia su molte regioni, siamo tornati di nuovo alla situazione di partenza, cioè alla siccità.
In Italia le piogge sono calate del 40% durante il 2022, in alcune aree del Nord Ovest anche del 60%, con gravi ripercussioni per l’industria agroalimentare, soprattutto delle regioni settentrionali, e la concreta possibilità di vedersi razionare l’acqua potabile in casa entro la prossima estate.
All’appello mancano 50 giorni di pioggia, i grandi fiumi sono in crisi, il Po e i grandi laghi sono tendenzialmente in perdita continua. Il fiume più lungo d’Italia in alcuni tratti ha perso il 70% della sua portata media.
In Italia a gennaio 2023 sono caduti appena 23 millimetri di pioggia, contro i 65 millimetri attesi dagli esperti di meteorologia. Siamo già in una situazione peggiore rispetto al 2022.
Mezza Europa è in crisi idrica, anche la Francia, la Germania occidentale, gran parte della Gran Bretagna, la Svizzera, la Spagna, tutti devono fare i conti con la poca acqua caduta dal cielo e con l’intenso sfruttamento dei bacini idrici e dei fiumi per le attività agricole e gli allevamenti intensivi di animali da carne e latte.
Questa la situazione attuale in Europa secondo l’Osservatorio europeo sulla siccità (EDO): in arancione le aree dove la situazione è considerata allarmante, in rosso assolutamente critica.
Rubinetti a secco per 3,5 milioni di italiani?
Secondo Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi, Associazione nazionale dei consorzi di bacino, che cita i dati del Consiglio nazionale delle ricerche, una percentuale fra il 6% ed il 15% della popolazione italiana vive ormai in territori esposti a una siccità severa o estrema. Questo tradotto significa che circa 3,5 milioni di italiani potrebbero essere a rischio razionamento idrico entro la prossima estate.
D’altronde nel nostro Paese non esiste una infrastruttura per la raccolta delle acque piovane da riutilizzare poi nei momenti di scarsità, solo l’11% della pioggia e delle acque recuperate è messo a sistema per usi agricoli e irrigui.
Secondo Confagricoltura, è dal 2017 che la siccità ha conquistato le regioni settentrionali italiane (in particolare Piemonte, Lombardia e Veneto), ma la situazione va peggiorando anche al Centro (Lazio, Marche, Campania e Toscana), mentre al Sud peggiora sensibilmente in Sicilia e Calabria.
Danni economici per miliardi di euro, il Governo annuncia un Tavolo sulla crisi idrica
Nel 2022 sono stati registrati danni economici per più di 6 miliardi di euro, soprattutto dovuti alla riduzione dei raccolti agricoli.
A livello economico la situazione potrebbe peggiorare rapidamente e per il 2023, se non si inverte il trend negativo delle precipitazioni, si potranno superare i 7 miliardi di euro di danni economici, senza contare le imprese che potrebbero chiudere e i posti di lavoro persi.
Il 1° marzo si è tenuto un Tavolo sulla crisi idrica, presieduto dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con l’istituzione a Palazzo Chigi di una Cabina di regia tra tutti i ministeri interessati per definire un piano idrico straordinario nazionale d’intesa con le Regioni e gli Enti territoriali per individuare le priorità di intervento e la loro adeguata programmazione, anche utilizzando nuove tecnologie.
Secondo il ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Francesco Lollobrigida, rispondendo a interrogazioni al Question Time alla Camera sulla siccità, bisogna “assumere soluzioni strategiche definitive e pianificate in modo adeguato”. La siccità si presenta come “questione emergenziale nell’epifenomeno di quest’anno, ma strutturale negli ultimi 20 anni – ha aggiunto il ministro – perché siamo al quinto evento siccitoso che poteva essere affrontato in modo diverso nella previsione e utilizzo delle risorse“. Lollobrigida ha affermato che ci sono a disposizione quasi 8 miliardi: “che sono lì da qualche anno con l’impossibilità di essere spesi per ragioni burocratiche e normative su cui bisognerà intervenire rapidamente“.
Una cifra che potrebbe appena alleviare le sofferenze delle imprese agricole e non solo per l’anno in corso. Ma per fronteggiare una crisi idrica che si prospetta di lunga durata, serviranno misure ben più ampie e strutturali soprattutto.
Se la temperatura media globale continuerà a salire, la siccità potrebbe costare all’Europa 65 miliardi di euro all’anno
Secondo uno studio del 2022 pubblicato su Environmental Research Letters, i costi economici e ambientali causati dalle ondate di calore e dalla siccità sono triplicati negli ultimi cinquant’anni in Europa, con perdite economiche globali dal 1998 al 2017 che sono arrivate a circa 124 miliardi di dollari.
Una ricerca pubblicata lo scorso anno stimava invece che in base all’attuale aumento medio di temperatura globale, la siccità costerà all’Unione europea e al Regno Unito più di 9 miliardi di euro all’anno. Se le temperature dovessero aumentare più di 1,5°C quella cifra salirà a quasi 10 miliardi di euro.
Secondo gli studiosi dell’IPCC, quel limite ritenuto invalicabile dagli Accordi sul clima di Parigi del 2015, lo supereremo agevolmente già tra un paio di anni.
Entro il 2100, se le temperature saliranno di 4°C il costo economico complessivo si aggirerà sui 65,5 miliardi di euro all’anno.
Mediamente in Italia, anche senza periodi di siccità prolungati come quello che stiamo vivendo la siccità è sempre presente e si stimano danni per 1,4 miliardi di euro all’anno. Ma questi sono dati del 2015 e quest’anno, se non interverranno precipitazioni consistenti durante la primavera in entrata, il conto siccità potrebbe portarsi sui 7-8 miliardi di euro.