La situazione generale del libero pensiero e della libera espressione nel web sta andando incontro a stagioni molto difficili. L’episodio dell’interruzione della “monetizzazione” da parte di Google – Ad Sense nei confronti di centinaia di web attivisti, l’adozione degli algoritmi “selezionatori” da parte di Facebook, il DDL Gambaro e il Truth Act dell’On. Boldrini, sono solo le punte visibili di un iceberg contro il quale gli utenti di internet potrebbero scontarsi a breve.
L’alleanza tra i Boss della Rete e le Autorità nazionali e internazionali sta muovendo le truppe occulte di una guerra silenziosa i cui obiettivi sono chiari: la riduzione drastica, se non l’eliminazione, del dissenso non conformista che si esprime nel web.
Nel magico triangolo costituito da Contenuti/Accesso alla rete/Modello di business , anche se si riuscirà a salvaguardare i Contenuti, in quanto il potere globale è costretto a difendere formalmente la libera espressione … anche se si riuscirà a salvaguardare l’accesso alla Rete , in quanto difeso dalla net-neutrality sostenuta dagli interessi delle società telefoniche ( fin quando si paga il transito si ha visibilità ) … ciò che è drammaticamente in discussione è il modello di business, cioè l’accesso alle risorse indispensabili alla sopravvivenza dei singoli e all’economia della Comunità .
I rivoli monetari “classici” che alimentavano il web: denaro pubblico, pubblicità e sponsorizzazioni, i stanno prosciugando o sono sotto il controllo ferreo di soggetti che vogliono sopprimere i web attivisti antagonisti dei media mainstream. I rivoli: donazioni, sottoscrizioni e crowdfunding, ai quali ci si sta recentemente rivolgendo quali fonti di risorse dirette, non bastano e non basteranno. A loro attingono da sempre macro organizzazioni travestite da “organizzazioni umanitarie e ambientali“, a loro attingono i grandi siti di petizione online, a loro oggi si rivolgono una quantità sempre più numerosa di soggetti. Le fonti classiche non basteranno a generare un’economia tale da sostenere la libera espressione e il lavoro in Rete di centinaia di migliaia di attivisti.
A favore della strenua difesa, anche legale, della libera manifestazione in Rete e della libertà di ognuno di mantenere la propria linea editoriale, il 31 gennaio 2017 si è costituita la WAC – Web Activists Community e ha formalmente celebrato il proprio rito di riconoscimento sul grigio altare della Agenzia delle Entrate. Da qualche settimana dunque la WAC esiste al fine di assumere una rappresentanza, la più vasta possibile, della moltitudine di soggetti attivi in Rete e al fine di fornire un “marchio ombrello” per affrontare le battaglie collettive e condivise della democrazia digitale e contemporanea.
NO al referendum della J.P.Morgan, NO al Fondo Salva Stati, No al DDL Gambaro, sono alcune delle battaglie che già hanno visto attivi gli aderenti alla WAC . Si all’Attuazione della Costituzione, No alle scorribande della finanza speculativa, No alle liberalizzazioni selvagge, sono le prossime battaglie in agenda.
Al di là e in armonia con il suo impegno civile e politico la WAC si propone anche di sostenere i propri soci nella ricerca delle fonti di sostentamento. Al riguardo stiamo verificando come poter accedere, sia a favore dei singoli che dell’Associazione, a nuove risorse che il web sta offrendo. Tra queste: la realizzazione di forme di e-commerce finalizzate al consumo equo e sostenibile, grazie all’alleanza con soggetti off Amazon, off eBay e la difesa dei leciti diritti d’autore. “Sopravvivere economicamente e dignitosamente” è una delle parole d’ordine della WAC.
Per questo vediamoci a Roma il 19 aprile 2017 alle ore 11,00 a Roma in Via Panisperna 207 nella sala di Palazzo Falletti. Interverranno politici, giuristi, economisti, accademici, blogger e giornalisti.