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Si fa presto a dire “green”: in 30 anni l’utilizzo di combustibili fossili nell’UE è calato solo del 10%

Combustibili

Dal 1990 ad oggi, l’impiego dei combustibili fossili, sul totale dell’energia lorda disponibile nei Paesi membri dell’Unione europea, è diminuito solo del 10,9%.

L’energia lorda disponibile è la fornitura complessiva di energia per alimentare tutte le attività in essere in un determinato Paese. La definizione include anche i processi di trasformazione dell’energia (compresa la generazione di elettricità da centrali termoelettriche).

Un dato che cozza fortemente con i proclami di Bruxelles e i suoi obiettivi del secolo: neutralità climatica entro il 2050; riduzione delle emissioni di CO2 del 55% entro il 2030.

Combustibili fossili, consumi ancora alle stelle

Secondo i nuovi dati diffusi da Eurostat, i combustibili fossili rappresentano ancora il 71% dell’energia lorda disponibile in Europa e ad essi facciamo ancora pienamente riferimento per l’approvvigionamento energetico complessivo e per l’alimentazione dell’industria e dell’economia nel suo insieme.

Per combustibili fossili si intende qui carbone e prodotti a base di carbone, gas naturale, petrolio greggio e prodotti petroliferi, torba e prodotti di torba, scisti bituminosi e sabbie bituminose, rifiuti urbani / industriali non rinnovabili).

In termini di quota di combustibili fossili sul volume di energia disponibile in tutti i Paesi europei, Malta è al primo posto con il 97%, seguita da Cipro e Paesi Bassi con il 92%, quindi la Polonia con il 90% e l’Irlanda con l’89%.

La media dell’Ue è del 71%. L’Italia si trova stabilmente nel gruppo di testa, al non posto, con il 79% di quota.

Chi sale e chi scende

I Paesi più virtuosi, invece, sono quelli del Nord Europa (anche se non tutti).

L’Islanda è la nazione con il più basso livello di utilizzo di combustibili fossili in termini di energia lorda disponibile, con il 16%.

Seguono la Svezia con il 32%, la Finlandia con il 43%, la Francia con il 50%.

Molto peggio la Norvegia, con una quota di combustibili fossili del 52%, e la Danimarca, con il 64%.

Tutti gli altri si trovano nel grosso del range 60-80%.

Negli ultimi due anni, solo la Lituania ha visto aumentare questa quota del +10%, contro Austria e Lettonia che l’anno seguita con un timido +1/+2%.

Al contrario, l’Estonia ha visto una riduzione dell’impiego di combustibili fossili del -12%, la Slovacchia del -4%, seguiti da Belgio e Danimarca con un -3%.

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