Secondo un nuovo Rapporto PwC il mercato europeo della sharing economy potrebbe valere 570 miliardi di euro entro il 2025. Cinque i settori che guideranno questo mercato emergente: i trasporti, gli alloggi, la finanza collaborativa, servizi domestici e professionali on demand.
Si tratta di un valore 20 volte superiore a quello attuale, che si aggira attorno ai 28 miliardi di euro (comunque cresciuto del 77% rispetto al 2014) e in grado di generare ricavi pari a 3,6 miliardi di euro (anch’essi cresciuti, addirittura del 100% sull’anno precedente).
Entro una decina di anni, dalle piattaforme di sharing economy di tutto il continente, potrebbe uscir fuori ricavi per 83 miliardi di euro.
Un’economia di condivisione che da tanti esperti è vista come possibile leva per la ripresa economica e rilancio di competitività, soprattutto in molti Paesi oggi in grave sofferenza, ma anche per quelli che se la passano meglio, come la Germania.
Leggendo le pagine dello studio, si vede chiaramente che i Paesi maggiormente coinvolti, in termini di società e organizzazioni impegnate nell’economia condivisa, sono quelli del Nord Europa, meno quelli del Mediterraneo e dell’Est Europa.
Stando ai dati PwC, Germania e Gran Bretagna registrano più di 50 imprese di sharing economy attive sul mercato, Germania, Olanda e Spagna tra 15 e 30, Italia e Polonia meno di 25. Un risultato che ci pone già ai margini di una transizione di mercato, tecnologica e culturale, che in pochi anni potrebbe rappresentare un gancio per la ripresa da non sottovalutare.
Un ritardo che vede le imprese italiane non riuscire a competere all’interno del mercato europeo, probabilmente per la mancanza di regolamentazione del settore nel nostro Paese e di attenzione da parte del Governo.
A marzo di quest’anno è stata presentata alla Camera dei Deputati, dall’Intergruppo Innovazione, la proposta di legge di “Disciplina delle piattaforme digitali per la condivisione di beni e servizi e disposizioni per la promozione dell’economia della condivisione”, a cui è seguita l’apertura di una consultazione pubblica chiusa lo scorso 31 maggio.