Francia, Macron in tv tiene botta e si impone sulla Le Pen
04 mag 11:08 – (Agenzia Nova) – Il faccia-a-faccia di ieri sera in tv tra i due candidati che domenica prossima 7 maggio in Francia si contenderanno la vittoria al secondo turno di ballottaggio delle elezioni presidenziali, la leader del Front national (fn) di estrema destra Marine Le Pen e l’indipendente di centrosinistra Emmanule Macron, domina oggi le prime pagine di tutti i giornali francesi: e’ stato un dibattito duro, a tratti persino brutale, ma che secondo la maggior parte dei commentatori potrebbe essere determinante. Secondo il quotidiano conservatore “Le Figaro”, in particolare, Macron ha tenuto botta ai forsennati attacchi della sua rivale del Fn ed alla fine sembra essersi imposto, rafforzando la propria immagine “presidenziale” che finora era forse il suo punto piu’ debole. L’unico dibattito televisivo tra i due turni elettorali, andato in onda in prima serata sulla rete pubblica “France 2”, secondo i commentatori del “Figaro” Emmanuel Galiero e François-Xavier Bourmaud e’ stato un “dialogo tra sordi”, un “dialogo impossibile tanto le posizioni dei due candidati sono apparse totalmente inconciliabili” con il passare dei minuti, con la successione degli argomenti trattati e con le roventi polemiche spesso scadute al livello di insulti personali: un dibattito inaudito, degna conclusione di una campagna elettorale folle non paragonabile a nessun’altra del passato. La Le Pen e’ passata immediatamente all’attacco, tentando di soffocare il suo rivale con una scarica di parole d’ordine contro la “globalizzazione selvaggia”, la “uberizzazione del lavoro”, la “brutalita’ sociale”, il “saccheggio economico”, la “rovina della Francia” e descrivendo Macron come il “burattino pilotato” dai “poteri forti” e dal presidente socialista François Hollande: per lei era l’unica strategia possibile per risalire i sondaggi che la vedono assai distanziata. Macron da parte sua e’ sembrato inizialmente incerto, ha vacillato sotto i colpi sferrati dalla rivale a suo di propaganda, ma poi lentamente ha tentato di portare il dibattito sui temi concreti, sui programmi: “Il mio e’ un progetto serio, non faccio il saltimbanco”; e insomma alla fine e’ riuscito quantomeno a darsi una “statura presidenziale” di fronte alle intemperanze della leader dell’estrema destra. Un atteggiamento, il suo, che e’ stato premiato dagli telespettatori-elettori secondo un sondaggio istantaneo realizzato dalla societa’ Elabe: Macron e’ stato giudicato “piu’ convincente” dal 63 per cento dei francesi intervistati, contro il 34 per cento a favore di Marine Le Pen. Simile anche il giudizio su quale dei due candidati abbia il miglior programma di governo per la Francia: 64 per cento a favore di Macron, 33 per cento per la Le Pen.
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Venezuela, la piazza non ferma i piani di Maduro
04 mag 11:08 – (Agenzia Nova) – Le proteste, e gli scontri sempre piu’ duri nelle piazze, non riescono a frenare l’azione di Nicolas Maduro. Con la pubblicazione di un decreto in gazzetta ufficiale, il presidente del Venezuela ha formalizzato l’apertura del processo costituente, presentato come occasione di “riconciliazione” nazionale attraverso un dialogo aperto a tutto il paese. Le opposizioni, che escludono di partecipare al processo e che hanno intestato a questa ultima causa la manifestazione tenuta ieri per le vie di Caracas, tornano a esprimere la loro critica. Ma politicamente potrebbero aver sofferto un colpo, ragiona il quotidiano spagnolo “El Pais”. La pressione della piazza non sembra ancora riuscire a produrre l’auspicata divisione nel fronte istituzionale fedele al governo, e Maduro – al contrario -, incassa l’appoggio del Consiglio nazionale elettorale (Cne). Ricevendo il decreto dalle mani del capo di Stato, la presidente del Cne Tibisay Lucena ha parlato di un “momento cruciale” e di “una grande opportunita’ per il riavvicinamento e il dibattito nazionale”, offrendo immediata disponibilita’ a dare il via al percorso. Si mette cosi’ implicitamente in archivio la richiesta delle opposizioni di celebrare amministrative, che si sarebbero dovute tenere a dicembre, o tanto meno anticipare il voto generale con l’elezione di un nuovo presidente. Il decreto stabilisce inoltre che i 500 delegati dell’Assemblea costituente verranno eletti attraverso un voto “universale, diretto e segreto”: apparentemente, nulla a che vedere con la selezione basata sulle roccaforti chaviste, come aveva detto lo stesso Maduro al momento della presentazione della misura, suscitando forti critiche di giuristi e oppositori. Elementi che potrebbero dividere il fronte delle opposizioni riunito nella Mesaa de unidad democratica (Mud). E mentre nelle strade si piange la morte di un’altro manifestante – un giovane di 17 anni -, i media sono tutti concentrati sulla polemica nata per le condizioni di salute di Leopoldo Lopez, figura chiave dell’opposizione a Maduro, in carcere per presunta cospirazione. Il giornalista in esilio Leopoldo Castillo, esiliato negli Usa, aveva scritto nel suo account di twitter che Lopez era stato portato in condizioni critiche all’ospedale di Caracas. Le autorita’ venezuelane hanno immediatamente diffuso un video in cui lo stesso Lopez, palesemente ignaro delle ragioni di questo spot, dichiara di stare bene e rassicura la famiglia.
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Usa, il Congresso vota oggi la proposta repubblicana di riforma della sanita’
04 mag 11:08 – (Agenzia Nova) – La maggioranza repubblicana alla Camera dei rappresentanti Usa e’ fiduciosa d’aver placato le resistenze della propria corrente centrista alla riforma della sanita’ che dovrebbe rimpiazzare l’Affordable Care Act (“Obamacare”), ed e’ decisa a votare la proposta nella giornata di oggi. Nelle ultime settimane il presidente Usa, Donald Trump, ha mediato senza sosta con i conservatori del “Freedom Caucus” per convincerli ad appoggiare il progetto di riforma elaborato dal presidente della Camera, Paul Ryan. Incassate alcune concessioni atte a ridurre l’onere del nuovo sistema sanitario per le casse dello Stato, i conservatori hanno avvallato il provvedimento; tuttavia diversi deputati centristi, guidati da Fred Upton del Michigan, hanno avanzato in extremis obiezioni in senso opposto, lamentando il crollo delle coperture assicurative imputato al disegno di legge da diverse stime autonome, prima tra tutte quella dell’Ufficio di bilancio del Congresso. In poche ore, il partito sembra aver placato queste nuove resistenze, che rischiavano di assestare alla Casa Bianca e alla maggioranza repubblicana un nuovo, gravissimo danno d’immagine. “Abbiamo voti a sufficienza”, ha dichiarato ieri sera il leader della maggioranza alla Camera, Kevin McCarthy, confermando che il provvedimento verra’ votato nella giornata di oggi. Per placare Upton, il partito ha accettato di inserire nella proposta di legge una modifica promossa dallo stesso Upton e da un altro repubblicano, Billy Long del Missouri, che aggiunge stanziamenti per 8 miliardi di dollari a copertura dei pazienti con condizioni cliniche pre-esistenti. La strada verso l’approvazione definitiva del provvedimento appare comunque accidentata: se non altro, perche’ i Repubblicani al Senato hanno gia’ chiarito di voler respingere ampie porzioni del disegno di legge. Superare il primo voto alla Camera, comunque, resta un passo cruciale per tener fede alla promessa elettorale dei Repubblicani di abrogare l’Obamacare, che nel frattempo sta collassando a causa della propria insostenibilita’ finanziaria. Proprio ieri Medica, uno dei principali assicuratori convenzionati dell’Iowa, ha minacciato di uscire dal sistema delle polizze tracciato dalla riforma dell’amministrazione Obama. Se l’assicuratore terra’ fede alla minaccia, l’Iowa – salutato sino a pochi mesi fa come una delle principali storie di successo della riforma voluta da Obama – diverra’ il primo Stato dell’Unione privo in diverse contee di fornitori di polizze assicurative convenzionate.
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Usa, il segretario di Stato Tillerson annuncia una svolta nella politica estera Usa
04 mag 11:08 – (Agenzia Nova) – Gli Stati Uniti sono stati sino ad oggi assai troppo accomodanti nei confronti dei loro alleati e dei paesi emergenti, e cio’ ha creato “uno squilibrio”. Lo ha dichiarato ieri il segretario di Stato Usa, Rex Tillerson, nel corso di un intervento di fronte ai dipendenti del suo ministero, durante il quale ha illustrato per la prima volta la sua visione della politica estera degli Stati Uniti. “Promuovevamo le relazioni e l’attivita’ economica, il commercio con una moltitudine di queste economie emergenti, e abbiamo perso di vista quel che stavamo davvero facendo”, ha detto Tillerson. “Il risultato e’ che abbiamo finito per creare una sorta di squilibrio”. Gli Stati Uniti, ha annunciato il segretario, d’ora in poi porranno la sicurezza nazionale e i loro interessi economici in cima alla lista delle priorita’ della politica estera, anziche’ modulare le relazioni con gli altri paesi sulla base di considerazioni legate alla democrazia e ai diritti umani. “Dobbiamo davvero comprendere, per ogni paese e ogni regione del mondo con cui abbiamo a che fare, quali siano i nostri interessi di sicurezza, quali siano gli interessi legati alla nostra prosperita’ economica, e solo successivamente promuovere e avanzare i nostri valori, una volta posti nella condizione di poterlo fare”. Dietro le parole di Tillerson, che segnano una netta dipartita dalle priorita’ delle precedenti amministrazioni presidenziali Bush e Obama, paiono inquadrarsi le discusse aperture del presidente Donald Trump a leader autoritari come il presidente cinese Xi Jinping, quello egiziano Abdel Fatah al Sisi, quello filippino Rodrigo Duterte e, da ultima, anche la disponibilita’ di principio a confrontarsi con il dittatore nordcoreano Kim Jong-un. L’approccio teorizzato ieri da Tillerson, e praticato dal nuovo inquilino della Casa Bianca, ha gia’ sollevato dure contestazioni da parte di soggetti come Amnesty International, la cui direttrice per gli Usa, Margaret Huang, proprio ieri ha addirittura accusato l’amministrazione presidenziale di aver “letteralmente cancellato i diritti umani di fronte ai nostri occhi”. Tillerson ha replicato che l’enfasi sui diritti umani rischia di nuocere ad altri imperativi: “In alcune circostanze, condizionare le esigenze di sicurezza nazionale all’adozione dei nostri valori da parte di altri significa probabilmente non conseguire i nostri obiettivi e interessi di sicurezza nazionale”, ha affermato Tillerson. “Farci condizionare troppo dal fatto che altri adottino i valori che noi abbiamo conquistato nel lungo corso della nostra storia, crea ostacoli alla nostra capacita’ di avanzare i nostri interessi di sicurezza nazionale ed economici”. La posizione espressa dal segretario di Stato non ha mancato di suscitare obiezioni anche all’interno della politica e delle istituzioni di Washington: Philip Zelikow, dirigente del dipartimento di Stato Usa durante l’amministrazione Bush, sostiene ad esempio che i piu’ delle volte, specie nei momenti critici, “i nostri valori e i nostri interessi coincidono”. Zelikow ha citato l’esempio della conquista della citta’ irachena di Mosul da parte dello Stato islamico, nel 2014, a dimostrazione che le priorita’ della sicurezza Usa coincidono “con l’esigenza di diffondere i valori statunitensi della buona governance”. Per quanto riguarda le crisi in cima all’agenda della politica estera Usa, Tillerson ha dichiarato che gli Usa stanno valutando un inasprimento delle sanzioni contro chi fa affari con la corea del Nord in violazione delle risoluzioni dell’Onu, ed ha annunciato l’avvio, nel prossimo futuro, di un “dialogo strategico di alto livello” con la Cina.
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May dichiara guerra a Bruxelles, “Lasciatemi combattere per la Gran Bretagna”
04 mag 11:08 – (Agenzia Nova) – La premier del Regno Unito, Theresa May, riferisce il quotidiano britannico “The Guardian”, ha lanciato uno “straordinario attacco” a Bruxelles, accusando politici e funzionari dell’Unione europea di cercare di interferire nelle elezioni politiche del paese e di voler far fallire la Brexit. A Londra, di ritorno da Buckingham Palace, dove ha avuto un colloquio con la regina Elisabetta sullo scioglimento della Camera dei Comuni, il primo ministro ha tenuto un discorso “inaspettatamente combattivo” fuori dalla residenza di Downing Street, chiedendo agli elettori di darle il loro sostegno per “combattere per la Gran Bretagna”. Facendo riferimento alle rivelazioni diffuse dopo il suo incontro privato della scorsa settimana col presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha dichiarato: “Negli ultimi giorni abbiamo visto quanto potranno essere duri i negoziati. La posizione negoziale della Gran Bretagna in Europa e’ stata travisata sulla stampa continentale. La posizione negoziale della Commissione europea si e’ inasprita. Minacce sono state lanciate da politici e funzionari europei. Tutte queste azioni sono state deliberatamente programmate per influenzare il risultato delle elezioni politiche che si terranno l’8 giugno”. Ha poi aggiunto: “Noi continuiamo a credere che per la Gran Bretagna nessun accordo sia meglio di un cattivo accordo. Ma vogliamo un accordo. Vogliamo una profonda e speciale partnership con l’Unione Europea, e vogliamo che l’Ue abbia successo. Tuttavia gli eventi degli ultimi giorni hanno mostrato che, quali che siano i nostri desideri e per quanto possano essere ragionevoli le posizioni degli altri leader europei, c’e’ qualcuno a Bruxelles che non vuole che queste trattative abbiano successo, che non vuole che la Gran Bretagna prosperi”. Secondo fonti governative del giornale, la premier e i suoi piu’ stretti collaboratori, incluso il segretario agli Esteri, Boris Johnson, hanno reagito con autentica rabbia alla fuga di notizie, attribuita a persone vicine a Juncker; al tempo stesso, credono che assumere un atteggiamento combattivo possa fare presa sugli elettori euroscettici. In particolare i conservatori puntano a convincere a passare dalla loro parte il maggior numero possibile dei tre milioni di cittadini che nel 2015 votarono per l’Ukip, il Partito per l’indipendenza del Regno Unito. E’ la terza volta, comunque, che May si esprime sulle rivelazioni seguite alla cena con Juncker: prima le ha minimizzate come “gossip”, poi ha avvertito che il presidente della Commissione scoprira’ presto quanto lei possa essere “una donna dannatamente difficile”. Dell’argomento ha parlato anche Michel Barnier, capo negoziatore della Commissione, tra gli ospiti della cena, che ha ammesso l’esistenza di divergenze. Il politico francese ha indicato nei diritti dei cittadini comunitari, negli obblighi finanziari e nella frontiera irlandese le tre questioni sulle quali il Regno Unito dovra’ concentrare i suoi sforzi nei prossimi mesi “per accrescere le possibilita’ di concludere un accordo”.
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Regno Unito, Corbyn promette di “ricostruire e trasformare” il paese
04 mag 11:08 – (Agenzia Nova) – Nel giorno delle elezioni amministrative per il rinnovo di 88 consigli in Inghilterra, Scozia e Galles, Jeremy Corbyn, leader del Labour, principale partito di opposizione del Regno Unito, parla dei suoi piani di governo, in prospettiva anche nazionale, in un articolo pubblicato sul tabloid britannico “Mirror”. Le amministrazioni del Labour “metteranno al primo posto le famiglie e i pensionati”; “quelli che hanno piu’ bisogno di aiuto possono contare su di noi”, assicura, accusando la premier, Theresa May, e il Partito conservatore di tagliare fondi ai servizi “riducendo le tasse ai loro amici ricchi”. Il politico, che in passato e’ stato un consigliere comunale, sottolinea la necessita’ di difendere le comunita’ locali e “le cose che fanno davvero la differenza nelle vite” delle persone. Corbyn, inoltre, rivendica i risultati ottenuti dagli amministratori laboristi, nonostante i drastici tagli dei finanziamenti, per garantire “alloggi decenti”, parchi in cui i bambini possano giocare, “strade pulite e sicure” e, soprattutto, per “proteggere le scuole e i servizi sanitari”. “Il Labour ha un piano ambizioso per ricostruire e trasformare la Gran Bretagna, dopo sette anni in cui i Tory hanno trascurato le comunita’ e indebolito l’economia. Le crisi nelle nostre scuole, nella sanita’ e negli alloggi sono crisi prodotte a Downing Street. Il Labour gestira’ le cose molto diversamente”, afferma Corbyn. “Abbiamo a cuore le nostre comunita’ e difenderemo i servizi pubblici che si occupano della gente che lavora (…) Insieme possiamo costruire una societa’ piu’ equa e piu’ paritaria”, conclude Corbyn, esortando gli elettori a votare per il Labour oggi e nelle politiche dell’8 giugno.
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Germania, la cancelliera Merkel smorza le aspettative in vista del summit del G20
04 mag 11:08 – (Agenzia Nova) – A circa due mesi dal vertice del G20 che si terra’ ad Amburgo il cancelliere tedesco Angela Merkel ha smorzato gli entusiasmi in merito all’evento. Intervenuta a una due giorni degli industriali dei paesi del G20, il cancelliere non si e’ detto ottimista in merito agli sviluppi cui potrebbero condurre gli incontri tra i capi di Stato che presenzieranno al summit. “A volte mantenere i risultati ottenuti e’ gia’ un successo”, ha detto Merkel, riferendosi agli accordi di libero scambio e ai mutamenti climatici, entrambi a rischio dopo l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Merkel ha tenuto un intervento di 20 minuti incentrato sulla liberta’ di scambio e l’apertura dei mercati, mettendo in guardia dall’isolamento e dal protezionismo. La crisi finanziaria del 2007 ha dimostrato che nessun Paese e’ nella posizione di adottare simili politiche senza un effetto domino, e di poter prevenire efficacemente in maniera autonoma una crisi come quella di un decennio fa. E’ necessario, ha aggiunto il cancelliere, un quadro normativo comune per sfruttare le opportunita’ offerte dalla globalizzazione e per limitarne i rischi. Visto lo scetticismo in merito all’apertura dei mercati e alla protezione del clima dell’attuale amministrazione presidenziale statunitense “non approfondiro’ ora i dettagli”, ha detto Merkel, che ha poi toccato i temi dello sviluppo dell’Africa, quello della salute e la prevenzione delle pandemie. “I leader delle imprese devono stimolare quelli del G20 ad avere piu’ coraggio nel plasmare attivamente la globalizzazione”, ha detto Juergen Heraeus, il presidente del dialogo economico fra i paesi del G20. Occorre inoltre, ha aggiunto Heraeus, che tutti abbiano vantaggi dalla globalizzazione, promuovendo istruzione e apprendimento permanente. Anche Dieter Kempf, presidente degli industriali tedeschi, ha invitato il G20 ad abbandonare le misure protezionistiche. Stesse richieste sono state avanzate da Ingo Kramer, presidente dei datori di lavoro, e Eric Schwitzer, presidente delle piccole e medie imprese commerciali.
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Air France alla scuola italiana
04 mag 11:08 – (Agenzia Nova) – La morte annunciata di Alitalia ricorda a tutti che le compagnie aeree non sono immortali: cosi’ esordisce un editoriale del quotidiano economico francese “Les Echos”, che dalla vicenda italiana intende trarre una lezione per la crisi di Air France. La compagnia aerea francese infatti, scrive il caporedattore di “Les Echos” David Barroux, non e’ ancora in una situazione cosi’ critica come la sua rivale et ex-partner italiana; ma il suo lento declino e’ evidente. E il personale di Air France, i loro sindacati, la direzione aziendale e il futuro governo francese, devono imparare la lezione che il disastro di Alitalia significa: e’ un errore credere che degli agenti esterni e congiunturali come una ripresa del traffico aereo o un calo del prezzo del petrolio possano sempre salvare una compagnia le cui basi fondamentali sono piu’ fragili di quelle dei suoi concorrenti; ed e’ un errore anche credere che lo Stato interverra’ sistematicamente anche in futuro per evitare il fallimento all’ultimo momento. Air France non e’ in punto di morte; ma e’ mortale, ricorda “Les Echos”. E per i sindacati e’ arrivato il momento di fare una scelta, per evitare che la difesa ad ogni costo dei vantaggi acquisiti non diventi un boomerang come il referendum dei dipendenti di Alitalia che, bocciando il piano di riduzione dei costi, ne ha decretato la morte. Certo si tratta di una scommessa, conclude l’editoriale di David Barroux: ma un futuro incerto e’ meglio di nessun futuro.
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Germania, Franco A. potrebbe non essere un “lupo solitario”
04 mag 11:08 – (Agenzia Nova) – Proseguono in Germania le indagini sul caso di Franco A., il militare tedesco estremista di destra arrestato con l’accusa d’aver pianificato un atto terroristico. Gerd Hoofe, segretario di stato presso il ministero della Difesa, ha inviato martedi’ sera un primo resoconto delle indagini ai membri della commissione Difesa del Bundestag. Il documento contiene i rilievi degli inquirenti effettuati a Schwarzenborn, Idar-Oberstein e Munster, oltre che all’accademia militare francese di Saint-Cyr a Fontainebleau e Illkirch, dove era di stanza il militare arrestato. Presso la sede della brigata franco-tedesca, gli investigatori hanno trovato oggetti che avvalorerebbero i sospetti in merito all’estremismo di destra del militare. I referti fotografici includono il calcio di un fucile d’assalto G36 con una svastica incisa, e anche un graffito con la scritta “H…H” o “H…J”, oltre ad una pergamena incorniciata con l’immagine di un soldato della Wehrmacht. Cio’ pone la domanda: quanti tra i commilitoni di Franco A. erano a conoscenza del suo orientamento ideologico? Secondo le informazioni raccolte dalla “Zeit”, gli inquirenti temono che il militare non fosse un “lupo solitario”. Almeno due altri soldati sono oggetto dei sospetti degli investigatori: uno tra i riservisti, e uno che ha servito a sua volta a Illkirch, Maximilian T., sospettato di aver stilato una lista di politici, tra cui il ministro della Giustizia tedesco Heiko Maas (Spd) e l’ex presidente federale tedesco Joachim Gauck. Fra gli elementi a carico di Franco A. le autorita’ tedesche citano anche la sua tesi di laurea di 140 pagine presentata a Saint Cyr. tre anni fa, contenente ipotesi di estinzione delle razze europee e classificata dal rettore dell’Universita’ francese come un esempio di razzismo: “Se si trattasse di un soldato francese sarebbe passibile di espulsione”, ebbe a dire l’accademico. La tesi, pero’, non comporto’ alcun provvedimento disciplinare da parte delle autorita’ militari tedesche. Il ministro della Difesa, Ursula von der Leyen (Cdu), ha fatto del caso una priorita’ assoluta, annullando la sua visita programmata negli Stati Uniti per accompagnare l’ispettore generale Volker Wieker a Illkirch.
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Spagna, primarie dei socialisti all’allungo finale: il 21 si vota il segretario
04 mag 11:08 – (Agenzia Nova) – Si chiude la prima fase del processo aperto per designare il prossimo leader dei socialisti spagnoli. I candidati al ruolo che in passato e’ stato ricoperto da Felipe Gonzalez e Jose’ Luis Rodriguez Zapatero hanno raccolto il numero di firme utili a presentarsi alle primarie che concluderanno entro l’estate. Serviva il 5 per cento dei quasi 187mila iscritti al Psoe (Partido socialista obrero espanol) e nessuno dubita che i tre candidati di punta abbiano raggiunto l’obiettivo: la governatrice dell’Andalusia Susana Diaz, il governatore del Paese Basco Patxi Lopez e l’ex segretario Pedro Sanchez. La grande favorita rimane la prima, figlia di una terra con solide tradizioni socialiste, coccolata dai “baroni” del partito che vedono in lei una riformatrice con appeal sull’elettorato, lontana dalle tentazioni scapigliate di Sanchez. L’ex segretario aveva rotto col Psoe quando la dirigenza dava il via libera, decidendo per l’astensione al momento dell’investitura, alla nascita del governo conservatore di Mariano Rajoy. Le critiche di Sanchez trovano nuova linfa con la bufera giudiziaria che sta investendo proprio il Partito popolare e trovano punti di contatto con le posizioni di Podemos, il partito antisistema che – grazie anche alle invettive contro la corruzione nella classe politica – si avvia a diventare seconda forza politica nel paese. Come detto, al momento e’ pero’ Susana Diaz la grande favorita. Il suo staff stima in appoggio alla candidatura siano state raccolte circa 50mila firme, piu’ delle circa 30mila che avrebbe incassato Sanchez. Ma questi dati non sono ancora specchio fedele del voto che si terra’ il 21 maggio. La raccolta firme, fa notare il quotidiano “El Pais”, e’ fortemente condizionata dal peso delle strutture locali. I rappresentanti nel territorio si recano dagli iscritti per incassare gli appoggi in favore dei candidati: “alcuni sono i loro capi, segretari locali di partito o responsabili di organizzazione, e non e’ sempre facile dirgli di no”.
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