Gran Bretagna, si allarga il sex-gate a Westminster
31 ott 11:12 – (Agenzia Nova) – Si allarga in Gran Bretagna lo scandalo delle molestie sessuali subite dalle donne in Parlamento e nello stesso governo, che sta spianando la strada ad un nuovo codice di condotta estremamente rigido e severo per i politici che fa temere a molti parlamentari l’avvento di una “caccia alle streghe”: cosi’ il quotidiano “The Times” riassume lo stato di una polemica che ha assunto ormai toni quasi isterici e che almeno per il momento ha eclissato persino il dibattito sulla Brexit. A margine dell’audizione nell’aula della Camera dei Comuni di diverse donne parlamentari che hanno denunciato degli episodi di molestie sessuali da loro subite ad opera di colleghi maschi, ieri lunedi’ 30 ottobre a Westminister e’ circolata una ulteriore lista di personalita’ politiche che si sarebbero macchiate di “comportamenti inappropriati”: si tratta di 46 nomi, tra cui vi sarebbero membri del governo ed anche membri del governo-ombra del Partito laburista; ma la lista e’ segreta ed impazzano le voci e le indiscrezioni su chi ne faccia parte. Ai nomi di cui si parla gia’ da giorni comunque ieri si aggiunto con certezza quello del ministro della Difesa, Michael Fallon, che ha pubblicamente ammesso di aver toccato le ginocchia della giornalista seduta accanto a lui ad una cena del Partito conservatore svoltasi 15 anni fa: la giornalista in questione, Julia Hartley-Brewer, tuttavia ha commentato affermando di non sentirsi una “vittima” e di non voler partecipare a quella che ormai sta diventando una “caccia alle streghe”. E proprio il rischio di una indiscriminata caccia alle streghe e’ stato evocato da molti parlamentari all’annuncio, fatto sempre ieri dalla presidente della Camera dei Comuni Andrea Leadsom, che e’ in preparazione una iniziativa “molto rapida” per rafforzare la protezione delle vittime di molestie sessuali e che includerebbe l’istituzione di una procedura indipendente per raccogliere questo tipo di denunce: denunce che nei casi piu’ gravi verrebbero poi trasferite alla polizia per ulteriori indagini, mentre in tutti gli altri casi verrebbero riferite agli organi interni dei partiti perche’ prendano gli opportuni provvedimenti punitivi nei confronti degli autori delle molestie. Quest’ultima possibilita’ viene moto criticata per la sua vaghezza, che secondo i critici potrebbe portare a “regolamenti di conti” indiscriminati. E intanto lo scandalo si allarga anche alla Scozia: il Partito nazionale scozzese (Snp) infatti sta investigando su due casi di molestie sessuali che si sarebbero verificati al Parlamento regionale scozzese nel palazzo di Holyrood.
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Colombia, tempi stretti per approvare le leggi del processo di pace
31 ott 11:12 – (Agenzia Nova) – Il governo colombiano ha tempi sempre piu’ serrati per mandare in porto le leggi necessarie al compimento degli accordi di pace con le ex Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia). Lo scrive il quotidiano “El Tiempo” definendo “critica” la situazione che deve affrontare il governo di Bogota’. Il Parlamento deve approvare un totale di nove progetti di legge e di riforma costituzionale e nonostante la procedura d’urgenza voluta dal governo – “fast track” -, il limite previsto del 30 novembre non sembra potersi rispettare. Un calendario che il governo spera di dilatare fino alla fine di dicembre, calcolando anche le ferie, ma che e’ comunque ostaggio dello stallo nel dibattito politico. Diversi gruppi parlamentari, segnala la testata, disertano le sedute allungando gia’ da tempo due progetti cruciali dell’intero processo: la legge transitoria sulla giustizia per la pace e la riforma delle politica. La prima ha passato il primo esame delle commissioni di Camera e Senato e attende ora due passaggi nelle rispettive plenarie, che si preannunciano complicati. Si tratta infatti di una legge che fissa i paletti dei processi cui sottoporre tutti i protagonisti del pesante conflitto armato che per decenni ha imperversato nel paese. E’ proprio il fantasma di una possibile impunita’ di ex guerriglieri e di agenti delle forze di sicurezza ad avere animato le resistenze piu’ severe all’accordo di pace. Quanto alla riforma della politica, un ambizioso progetto di “moralizzazione” delle attivita’ delle cariche elettive come risposta al degrado della vita pubblica storicamente denunciato dagli ex militanti, il percorso e’ ancora lungo: devono ancora essere fatti due passaggi alla Camera e uno al Senato.
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Usa, accelera l’inchiesta del procuratore generale Mueller nell’ambito del Russiagate
31 ott 11:12 – (Agenzia Nova) – Il procuratore speciale statunitense Robert Mueller ha reso noti oggi i primi capi di accusa emessi nell’ambito dell’inchiesta che conduce sull’influenza esercitata da Mosca durante la campagna per le presidenziali del 2016. Lo riferisce il quotidiano “Wall Street Journal”. Paul Manafort, l’ex capo della campagna elettorale dell’attuale presidente degli Stati uniti, Donald Trump, e’ ora agli arresti domiciliari. I capi di accusa che lo riguardano sono cospirazione contro gli Stati Uniti, riciclaggio di denaro, falsa testimonianza e altri nove. Il particolare, Manafort non avrebbe dichiarato al fisco 18 milioni di dollari dal 2006 al 2016. Denaro usato per condurre uno stile di vita “sfarzoso”, secondo l’accusa. Le entrate sarebbero frutto della collaborazione di Manafort con un partito pro Russia in Ucraina. Analoghe accuse sono state mosse anche al socio di Manafort, Rick Gates. Entrambi respingono gli addebiti. Ammette invece il suo coinvolgimento George Papadopoulos, consulente per la politica estera di Trump durante la campagna elettorale, dichiarandosi colpevole di aver mentito all’Fbi circa i suoi contatti con autorita’ russe o persone a loro vicine. Papadopoulos ha confessato di aver parlato con un professore che gli avrebbe riferito di avere informazioni compromettenti, sotto forma di migliaia di email, sulla candidata democratica Hillary Clinton e di aver cercato ripetutamente di organizzare un incontro tra i responsabili della campagna di Trump e autorita’ del governo russo. Mueller, ex direttore del Federal Bureau of Investigation (Fbi) e’ stato incaricato nel maggio scorso di svolgere un’indagine sulle interferenze della Russia della campagna elettorale del 2016 e su potenziali collusioni con la campagna elettorale di Trump. Nei giorni a venire l’inchiesta potrebbe riservare ulteriori sorprese, ricorda il “Wall Street Journal”. L’indagine federale consta di diversi filoni, tra cui la potenziale accusa di ostacolo alla giustizia per Trump in relazione al licenziamento dell’ex capo dell’Fbi, James Comey, probabilmente gia’ a conoscenza di alcuni dei fatti che stanno emergendo.
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Russiagate, si dimette il lobbista di riferimento dei Democratici
31 ott 11:12 – (Agenzia Nova) – Il lobbista Tony Podesta, vicinissimo al Partito democratico, si e’ dimesso dalla compagnia Podesta Group. Lo riferisce il quotidiano statunitense “Washington Post”, sottolineando come l’inchiesta sul “Russiagate” del procuratore generale Robert Mueller stia investendo personaggi di entrambi i principali partititi politici Usa, e ad oggi sono emersi elementi di “collusione” sul fronte democratico, piu’ che su quello di Trump. La compagnia di Podesta non e’ menzionata negli atti dell’inchiesta che oggi ha formalizzato precisi capi di accusa nei confronti di almeno tre persone che hanno collaborato alla campagna elettorale dell’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump: Paul Manafort, Rick Gates e George Papadopoulos. Tuttavia Podesta e un’altra compagnia di lobbying hanno lavorato con Paul Manafort e il suo socio Rick Gates dal 2012 al 2014 per migliorare l’immagine del governo ucraino ed hanno ricevuto per anni uomini d’affari e funzionari russi. Tony Podesta e’ il fratello di John, consulente per il Partito democratico che ha curato la campagna elettorale della sfidante di Trump, Hillary Clinton. Tony Podesta ha annunciato oggi la sua decisione durante una riunione della compagnia e sta procedendo ad avvisare i clienti.
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Crisi catalana, Puigdemont ripara in Belgio con altri cinque consiglieri
31 ott 11:12 – (Agenzia Nova) – L’ex presidente della Generalitat catalana, Carles Puigdemont, si e’ recato in Belgio insieme ad altri cinque consiglieri. Secondo fonti del ministero dell’Interno spagnolo, Puidgemont potrebbe essere intenzionato a chiedere asilo politico al Belgio o tentare di formulare una strategia di difesa, dopo l’annuncio preventivo del suo arresto da parte delle autorita’ giudiziarie di Madrid. La notizia e’ stata riportata oggi dai principali quotidiani spagnoli, da “El Pais” a “El Mundo”, passando per “Abc” e “La Vanguardia”; tutti sottolineano come l’eventuale richiesta di asilo potrebbe rappresentare un incidente diplomatico oltre ad aprire una crisi politica tra Spagna e Belgio. La notizia di quella che per il momento viene considerata come una fuga di Puigdemont, che ha raggiunto Marsiglia in auto da Barcellona per poi prendere un aereo per Bruxelles, e’ stata data dall’Ufficio del Procuratore che ha annunciato una denuncia rivolta contro l’intera Generalitat e contro alcuni membri dell’Ufficio parlamentare. Oltre a Puigdemont si sono recati in Belgio anche Joaquim Forn, Meritxell Borra’s, Toni Comi’n, Dolors Bassa e Meritxell Serret. I primi due sono ex-consiglieri del PDeCAT, il partito democratico europeo catalano, mentre gli ultimi tre della Sinistra repubblicana di Catalogna (Erc). Il viaggio senza precedenti per i leader dei partiti di indipendenza, sta creando notevoli perplessita’ in tutto il movimento secessionista catalano. Il quotidiano spagnolo “El Mundo” riferisce inoltre che Puigdemont avrebbe contrattato Paul Bekaert come suo avvocato, lo stesso che negli ultimi decenni ha difeso diversi membri dell’Eta, organizzazione terroristica dei Paesi Baschi, impedendone l’estradizione dal Belgio.
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Francia, le misure previste dalla riforma dell’universita’
31 ott 11:12 – (Agenzia Nova) – “Libe’ration” e “Les Echos” dedicano ampio spazio alla riforma del sistema universitario annunciata ieri dal premier Edouard Phlippe. Il quotidiano economico spiega che con le nuove misure sara’ possibie ottenere la laurea triennale “in 2, 3 o 4 anni”. Lo studente non avra’ piu’ a piena liberta’ nelal scelta del suo percorso di studi, anche se potra’ avere “l’ultima parola”. A tal proposito, “Libe’ration” sottolinea l’intenzione da parte del governo di voler ridurre “il tasso di fallimenti”, che a primo anno di universita’ riguarda circa uno studente su due. Il quotidiano parla di “una mini-rivoluzione” nel sistema di orientamento dei liceali. Il disegno di legge sara’ presentato al Consiglio dei ministri il 22 novembre. Reazioni contrapposte nel mondo sindacale. Mentre Sup’Recherche Uns e Fage esprimono soddisfazione in merito ai provvedimenti annunciati, l’Unef stima che “questa riforma rimette in causa il principio di libero accesso all’universita’”. I rappresentanti degli studenti hanno poi espresso il loro malcontento in merito ai finanziamenti previsti. Il governo ha annunciato un finanziamento del settore universitario di 500 milioni di euro nei prossimi cinque anni, l’equivalente di 100 milioni all’anno. Una cifra lontana dai due miliardi richiesti dall’Unef.
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Gran Bretagna, un accordo con l’Ue sulla Brexit dovra’ passare il vaglio del Parlamento
31 ott 11:12 – (Agenzia Nova) – Il governo britannico sembra orientato a concedere al Parlamento l’ultima parola su qualsiasi accordo verra’ raggiunto con l’Unione Europea sul divorzio della Gran Bretagna: lo rivela oggi martedi’ 31 ottobre il quotidiano “The Times”, che ricorda come finora sia il primo ministro Theresa May che il ministro per la Brexit David Davis hanno sostenuto che ai parlamentari sara’ presentato un pacchetto “prendere o lasciare” e che non sarebbe necessario tradurre in legge ordinaria l’eventuale accordo raggiunto con l’Ue. Secondo il “Times”, il gabinetto si sarebbe ora convinto che questo approccio e’ “intenibile”: sia la Camera dei Comuni che la Camera dei Lord saranno percio’ chiamati ad esaminare punto per punto l’accordo sulla Brexit ed a votarlo. La svolta dovrebbe essere annunciata dal governo il prossimo mese; a spingere il governo britannico a questa clamorosa marcia indietro sarebbe stata in particolare la promessa fatta dal ministro Davis ai negoziatori europei che l’impegno a garantire la protezione dei diritti dei cittadini Ue attualmente residenti nel Regno Unito avra’ un “effetto immediato”: questo pero’, secondo i consiglieri giuridici del gabinetto, non potrebbe avvenire attraverso dei decreti attuativi ma necessiterebbe di un’apposita approvazione parlamentare. Secondo il “Times” cio’ significhera’ che deputati e lord potranno tentare di apportare emendamenti a ciascun articolo dell’accordo sulla Brexit: la prospettiva e’ quella di una battaglia parlamentare che rischiera’ di prolungarsi fino all’ultimo momento prima dell’entrata in vigore del divorzio della Gran Bretagna dall’Ue, nel marzo del 2019. Intanto ieri lunedi’ 30 ottobre il governo britannico ha reso nota la lista di 58 settori dell’economia per i quali ha condotto un’analisi dettagliata degli effetti della Brexit: il gabinetto tuttavia ha rifiutato la richiesta avanzata dal Partito laburista e dl Partito liberal-democratico di pubblicare il contenuto di questi studi, sostenendo che l’analisi si limita a delineare i possibili scenari della Brexit ed e’ quindi una semplice guida per aiutare il lavoro dei negoziatori britannici impegnati nelle trattative con l’Ue.
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Francia, Novartis vicino all’acquisizione di Aaa
31 ott 11:12 – (Agenzia Nova) – Advanced Accelerator Application (Aaa), societa’ francese specializzata in biotecnologie e medicina nucleare, ha ricevuto un’offerta d’acquisto da Novartis per 3,3 miliardi di euro. Ne parlano “Les Echos” e “Le Figaro”. Fondata dal fisico italiano Stefano Buono, Aaa impiega attualmente 500 dipendenti su 21 siti in 13 paesi differenti e nel 2016 ha realizzato una cifra d’affari di 109 milioni di euro. Il suo nuovo prodotto, il Lutathera, e’ un trattamento utilizzato per combattere i tumori neuroendocrini gastro-entero-pancreatici. Secondo gli investitori questa acquisizione potrebbe giovare a Novartis aumentando considerevolmente la sua cifra d’affari. Per il gruppo svizzero “e’ l’occasione di rinforzarsi sull’oncologia” scrive “Le Figaro”, che sottolinea come Aaa non sia “una societa’ di pura ricerca” visto che gia’ dispone di una ampio “portafogli di prodotti”. Acquisendo l’azienda francese, Novartis mettera’ le mani su un’attivita’ pronta a commercializzare la sua offerta, accelerando cosi’ i tempi. In un comunicato diffuso da Aaa, Buono afferma che l’operazione offrira’ a pazienti e medici “migliore prospettive” visto che permettera’ di associare l’esperienza guadagnata nel tempo alle infrastrutture del colosso svizzero.
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Migrazioni dalla Libia, un viaggio senza speranza
31 ott 11:12 – (Agenzia Nova) – In Libia infuria un disastro umanitario, scrive lo “Spiegel”. Il campo di prigionia di Abu Salim non e’ affatto la cosa peggiore che possa accadere a un rifugiato: e’ uno dei pochi nel Paese che i giornalisti possono visitare in sicurezza. Altri centri sono diventati sinonimi di lavoro forzato, risse, torture e stupro, mentre ad Abu Salim c’e’ un reparto ospedaliero, una cucina, camere da letto e materassi, nonche’ posti per pregare. Cio’ che manca, scrive il settimanale tedesco, “e’ la speranza”: nella struttura sono bloccati 150 migranti provenienti dal Mali, dal Niger, dalla Nigeria, dalla Costa d’Avorio, dal Burkina Faso, dal Gambia, dalla Guinea e dal Senegal. Il loro prossimo viaggio sara’ verso casa. La Libia, dopo che la Ue ha intensificato i suoi sforzi quest’anno per arginare i flussi migratori, e’ diventata un collo di bottiglia. Molti dei trafficanti di esseri umani ora lavorano per le autorita’. Nel campo i migranti rimangono per un periodo che varia dai 2 ai 3 mesi prima di essere rimpatriati. A volte questo avviene in ritardo, perche’ non ci sono rappresentanti diplomatici dei loro Paesi d’origine sul suolo libico. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) stima che in Libia ci siano circa 30 campi di detenzione controllati dal governo, oltre a un numero imprecisato di altre strutture controllate dai trafficanti e delle milizie. “In generale, le condizioni in questi campi di detenzione sono pessime”, afferma Roberto Mignone, capo dell’Unhcr in Libia. “Al meglio, piu’ o meno lavorano, ma ci sono violazioni dei diritti umani e violenze sessuali”. Inoltre la precaria sicurezza rende il lavoro degli aiutanti locali troppo rischioso. Mignone e il suo personale si trovano nella vicina Tunisia, in Libia occupano solo poche persone del luogo. Dopo il numero record di sbarchi in Italia nel 2016 e un numero di morti senza precedenti nel Mediterraneo negli ultimi 2 anni, la Ue ha stretto accordi con la Libia. Il controllo non avviene solo nelle zone costiere, ma anche per 2.500 km nel deserto, a Sud, lungo il confine con l’Algeria, il Ciad, il Niger e il Sudan. “Vogliamo portare avanti il progetto con l’Italia, e rafforzare lo sviluppo e la crescita al Sud della Libia, lottando contro l’immigrazione clandestina”, afferma Ahmed Maetig, vice presidente del Consiglio della Presidenza libica. In primo luogo, saranno sorvegliati i confini con nuove tecnologie e piu’ personale, poi ci saranno iniziative sociali e lo sviluppo di Universita’ locali in coordinamento con quelle europee. Inoltre, ci sara’ denaro per nuovi posti di lavoro, soprattutto per i giovani, oltre ad infrastrutture ed elettricita’. Piu’ a Nord continuano i controlli sulla costa, in parte attraverso la missione italiana a sostegno della Guardia costiera libica. In parte, invece, attraverso un accordo con le milizie che prima erano dedite al traffico di esseri umani.
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L’inflazione tedesca e’ spinta dalla Bce
31 ott 11:12 – (Agenzia Nova) – Giovedi’ scorso il presidente della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi, ha reso manifesta una mossa attesa. Alla riunione del Consiglio della Bce, Draghi e i suoi colleghi hanno deciso di dimezzare gli acquisti obbligazionari dall’inizio del 2018 a 30 miliardi di euro al mese, per nove mesi. Tuttavia, ci sono molti critici, specialmente in Germania, che avrebbero voluto un superamento ancora piu’ rapido della politica monetaria espansiva da parte dell’Eurotower. La Bce mira ad un tasso di inflazione di quasi il due per cento per l’area dell’euro. Tuttavia, questo obiettivo non e’ stato raggiunto, come confermano gli ultimi indicatori macroeconomici della Germania. I prezzi al consumo ad ottobre sono aumentati dell’1,6 per cento rispetto allo stesso mese dello scorso anno, ha annunciato l’Ufficio federale di statistica lunedi’ sulla base di calcoli preliminari. “I fattori strutturali assicurano che l’inflazione in Germania rimanga ben al di sotto del due per cento quest’anno e oltre”, ha affermato Carsten Brzeski, capo economista di ING-Diba. La causa e’ la crescente concorrenza nel settore dei servizi, a seguito della digitalizzazione, e le basse dinamiche salariali causate dalla globalizzazione e dal progresso tecnologico. Poiche’ la ripresa economica in Germania e’ piu’ avanzata rispetto alla maggior parte degli altri Paesi dell’area dell’euro, cio’ indica che la dinamica dei prezzi rimane debole in tutta l’eurozona. Rispetto all’ottobre dello scorso anno, i prezzi dell’energia domestica e dei combustibili per i motori sono aumentati dell’1,2 per cento, ma a settembre l’aumento era stato del 2,7 per cento. Per gli alimenti, invece, i consumatori hanno dovuto pagare in ottobre il 4,3 per cento in piu’ di un anno fa, mentre a settembre il 3,6 per cento. La bassa inflazione fornisce Consiglio direttivo della Bce argomenti a favore di una lenta uscita dalla politica monetaria attuale, come aveva riferito al quotidiano “Handelsblatt” il presidente della Banca centrale belga, Jan Smets, che ha difeso la decisione della Bce di giovedi’ scorso di non fissare una data di scadenza per gli acquisti obbligazionari, mentre il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, si e’ detto contrario a questa decisione.ù
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