Key4biz

Separazione Rete Tim, ok preliminare dell’Agcom. Come si muoverà il Governo giallo-verde?

Il primo via libera molto preliminare alla separazione societaria della rete Tim da parte di Agcom è soltanto il primissimo passo per la creazione della NetCo. Secondo il Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni “il progetto di separazione legale della rete di accesso” possiede i requisiti di ammissibilità (in relazione alla non manifesta irragionevolezza) richiesti dal BEREC per l’avvio della procedura di analisi di mercato coordinata prevista dall’art. 50 ter del Codice delle comunicazioni elettroniche.

In altre parole, l’Autorità non ha trovato motivi ostativi all’avvio della procedura di scissione della rete, “rinviando ogni valutazione relativa alla idoneità della proposta di migliorare le condizioni di concorrenza”, visto che “sottoporrà a consultazione pubblica nazionale uno schema unitario di provvedimento di analisi del mercato dell’accesso che include il progetto di separazione della rete TIM contenente i rimedi relativi al ciclo regolatorio 2018 – 2021”.

Ci vorranno almeno sei mesi prima che la consultazione pubblica rivolta agli operatori sia conclusa. Quindi per fine anno si avrà l’esito della consultazione pubblica.

E poi?

Il progetto di scorporo della rete, che Tim valuta intorno ai 14-15 miliardi (qui la valutazione che ne dava Elliott il 10 aprile), sarà certamente oggetto di confronto con il nuovo Governo Movimento 5 Stelle-Lega dopo che il ministro del Mise Carlo Calenda aveva intrapreso un percorso di serrato confronto con l’ad di Tim Amos Genish prima delle elezioni del 4 marzo.

Tlc strategiche per Salvini

Lega e 5 Stelle sono entrambi favorevoli al progetto di spin off della rete Tim. Lo scorso 7 febbraio, all’indomani dell’annuncio del progetto di separazione da parte dell’ad Amos Genish, il segretario della Lega Matteo Salvini aveva dichiarato che “Difendere l’interesse nazionale è priorità, difendere infrastrutture strategiche è priorità, e quindi col nostro governo non saremo in vendita, o meglio in svendita, come troppo spesso è accaduto negli ultimi anni: e quindi le telecomunicazioni, come i dati sensibili, come il risparmio postale, sono strategiche”. Oggi Salvini è vicepremier e anche Ministro dell’Interno e dopo la vittoria del fondo Elliott (8,9% in Tim), sostenuto da Cdp (che detiene circa il 5%), per la conquista della maggioranza nel Cda Tim, le tensioni con Vivendi, che detiene il 23,9% in Tim, sembrano sopite.

Peraltro, il Tar del Lazio ha sospeso il provvedimento del governo che ha imposto a Tim, il mese scorso, una multa da 74,3 mln di euro per la mancata comunicazione del controllo da parte di Vivendi. Il 4 luglio l’udienza per confermare o meno la sospensiva.

M5S favorevole a rete unica. Di Maio titolare del dossier?

Dal canto suo, anche Luigi Di Maio, Capo Politico del Movimento 5 Stelle nonché vicepremier (al pari di Salvini) e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico è favorevole allo scorporo, in vista della creazione di una rete unica nazionale in fibra ottica.

“Il Movimento 5 Stelle s’impegna affinché l’infrastruttura di rete e la relativa gestione siano a maggioranza pubblica​ – è scritto nel capitolo sulle Telecomunicazioni del programma elettorale M5S – Vogliamo creare le condizioni unire le porzioni di rete attualmente detenute dai principali soggetti operanti nella realizzazione, gestione e manutenzione della rete in fibra ottica in un’unica infrastruttura”. Un’operazione da realizzare “attraverso l’unione tra la Open Fiber pubblica e la principale infrastruttura di rete del nostro Paese”.

Il Movimento 5 Stelle punta sul “superamento della rete in rame (100 Mbps simmetrici) e verso la costituzione di un soggetto che fa la rete ma non offre i servizi (non verticalmente integrato)”.

Essendo il dossier della rete Tim un tema di politica industriale, di certo le interlocuzioni dell’azienda con il Governo ripasseranno dal Mise e dal Mef. I sindacati hanno scritto al ministro Di Maio sollecitando un incontro urgente sulla Cigs annunciata per i dipendenti che scatterà la prossima settimana.

Sarà Di Maio, titolare naturale dei temi di politica industriale, ad occuparsene in prima persona lato governativo?

Ci sarà da parte sua un attivismo analogo a quello del suo predecessore Calenda?

Oppure, del dossier si occuperà un esponente dell’anima leghista del nuovo governo giallo-verde?

E quale sarà il ruolo di Cdp in Tim, già ago della bilancia a favore del fondo Elliott nella battaglia in assemblea con Vivendi? Cdp aumenterà il suo peso in Tim?

La rete in fibra, il 5G e il digitale saranno una priorità dell’azione di Governo?

In attesa della nomina del sottosegretario alle Telecomunicazioni, che potrebbe provenire dalla Lega, resta quindi da capire in che modo si porrà il nuovo Governo rispetto ad un argomento strategico per la sicurezza nazionale come il futuro della rete di telecomunicazioni e dell’azienda. Anche perché nel contratto di Governo Lega-M5S nulla di esplicito si legge in proposito.

Amos Genish: Tim vede separazione rete entro il 2018

Dal canto suo, Tim ritiene che il processo di separazione della rete fissa si possa chiudere entro l’anno e che NetCo potrebbe essere operativa a inizio 2019.

“Se il lavoro con l’autorità continua con questi ritmi è possibile arrivare alla separazione societaria entro l’anno e avviare l’attività della NetCo a inizi anno prossimo”, ha detto l’AD Amos Genish durante una presentazione. Genish ha riferito di non aver preso appuntamenti con il nuovo ministro, ma di essere fiducioso che avrà ottimi rapporti anche con il nuovo esecutivo.

“Conto di incontrare presto il ministro Di Maio e di iniziare un dialogo con il nuovo ministro sul settore delle Tlc e sull’evoluzione di Tim in questo mercato”. Ha aggiunto Genish. “Sono sicuro – ha aggiunto – che avremo un dialogo molto produttivo come con il precedente governo”: ci sono “nuovi e importanti argomenti da discutere, siamo pronti a questo incontro”. 

“La societarizzazione è una modifica della forma mentis e porterà una nuova definizione del modello di business”, ha spiegato il manager israeliano nel suo intervento, auspicando un’“evoluzione del panorama normativo“. “La separazione della rete è un pilastro fondamentale della nostra strategia per preparare l’Italia alla prossima fase di digitalizzazione”, ha aggiunto. Genish ha evidenziato come nel giro di un anno, dal 2017 al 2018, l’Italia è passata in Europa dal 23esimo al 13esimo posto per la copertura di accesso dei servizi di nuova generazione ed è adesso allineata con gli altri.

“Dobbiamo ricordare che Netco è ancora il solo attore dominante in Italia nelle infrastrutture e lo resterà per i prossimi 8-10 anni, con tutto il rispetto per i concorrenti. E dobbiamo essere sicuri che la società abbia le risorse per sviluppare la fibra ovunque serva nei prossimi 10 anni”, ha aggiunto l’ad di Tim, spiegando che “non è un’iniziativa unilaterale e richiede che tutti facciano la loro parte“: in questo senso è necessario “definire un modello per i prezzi all’ingrosso per il Paese”, alla luce del fatti che “negli ultimi due anni abbiamo assistito a un grave calo di questi prezzi”.

Exit mobile version