Russia-Stati Uniti, Senato Usa esorta Trump a imporre nuove sanzioni contro Mosca
13 feb 11:01 – (Agenzia Nova) – Tre senatori del Partito democratico hanno presentato una risoluzione per chiedere a Donald Trump di imporre nuove sanzioni contro la Russia. Lo riferisce l’agenzia di stampa russa “Tass”, in possesso di una copia del documento. Secondo gli autori del documento, i senatori Ben Cardin (Maryland), Sherrod Brown (Ohio) e Robert Menendez (New Jersey), il Tesoro Usa e la Casa Bianca dovrebbero applicare piu’ attivamente la cosiddetta legge di contrasto ai nemici degli Stati Uniti (Caatsa), attraverso l’applicazione di sanzioni, con l’obiettivo di rafforzare il regime di restrizioni contro la Federazione Russa. I politici accusano nuovamente Mosca di “minare i processi democratici” in Ucraina e di sostenere il governo della Siria. Si fa menzione inoltre delle parole del direttore della Cia, Mike Pompeo, secondo cui la Russia continua a tentare di interferire nella politica interna degli Stati Uniti e dei paesi europei. Allo stesso tempo, i senatori sottolineano che le restrizioni previste nel testo del Caatsa non sono state applicate. A questo proposito, propongono al Senato di sollecitare i responsabili del ministero delle Finanze e del Dipartimento di Stato nell’applicare sanzioni nei confronti di coloro che sono coinvolti nella corruzione, “tenendo conto delle informazioni contenute nel rapporto” (la lista del Cremlino) precedentemente inviato al Congresso, cosi’ come di altri dati in base ai quali possono essere imposte restrizioni. Risoluzioni di questo tipo non sono bozze di legge e non sono vincolanti. Se il Senato dovesse adottare questo documento, diventera’ una sorta di dichiarazione politica, ma il presidente non sara’ obbligato a firmare la risoluzione, precisa l’agenzia di stampa russa “Tass”.
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Infrastrutture, nel piano del presidente Trump incluse privatizzazioni di strade, aeroporti e acquedotti
13 feb 11:01 – (Agenzia Nova) – L’amministrazione del presidente Donald Trump sta cercando di vendere proprieta’ del governo federale. Il 12 febbraio il presidente ha presentato il suo progetto per le infrastrutture del Paese, un piano che include, secondo quanto riporta il quotidiano “Washington Post”, anche la vendita degli aeroporti Reagan National e Dulles International, di due grandi superstrade e di diversi altri beni sparsi negli Usa. Tra le privatizzazioni indicate nel documento, “Wp” cita le infrastrutture di trasporti di Tennessee, Arkansas, Kansas, Louisiana, Missouri, Oklahoma, Texas e molte altre. Non manca nell’elenco anche l’acquedotto di Washington che rifornisce di acqua, oltre che la Capitale, anche la Virginia del nord. Nel piano proposto dal presidente si sostiene che “il governo federale possiede e gestisce alcune infrastrutture che sarebbe piu’ appropriato appartenessero agli Stati, agli enti locali e ai privati”. Il documento chiede dunque che le Agenzie federali vengano autorizzate a vendere i beni indicati laddove esse siano “in grado di dimostrare che la cessione risulti in un valore in grado di ottimizzare il valore per il contribuente”. Il progetto del presidente Trump e’ coerente con la sua proposta per le infrastrutture che mette a disposizione complessivamente 200 milioni di dollari, puntando sulla velocizzazione dell’iter per i permessi, lavorando in contemporanea sulla deregolamentazione ambientale e incoraggiando i governi locali e statali, nonche’ l’industria privata, a spendere di piu’ sui progetti, evitando cosi’ di investire a livello federale.
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Usa-Egitto, segretario Tillerson invita ad elezioni trasparenti al Cairo e esprime preoccupazione per diritti umani
13 feb 11:01 – (Agenzia Nova) – Il segretario di Stato statunitense Rex Tillerson ha invitato oggi l’Egitto a tenere elezioni presidenziali libere e trasparenti. La tornata elettorale al Cairo si terra’ il prossimo mese, ricorda il quotidiano “Washington Post”, aggiungendo che molti osservatori temono che il voto non corrispondera’ alle raccomandazioni della diplomazia Usa. Tillerson, che ha esordito la sua visita in Medio Oriente con una tappa in Egitto, ha incontrato il presidente Abdel Fatah al-Sisi, ex generale che “ha preso il potere con un colpo di stato” e che corre ora per il suo secondo mandato dopo che diversi potenziali candidati sono stati arrestati. Prima dell’incontro con il presidente egiziano, Tillerson ha discusso con il ministro degli Esteri Sameh Shoukry e nella conferenza stampa congiunta il capo della diplomazia Usa ha promesso che gli Stati Uniti resteranno “saldi” nella loro decisione di sostenere l’Egitto nella sua opera di contrasto ai miliziani che hanno assaltato moschee e chiese e ucciso fedeli in preghiera. Fonti vicine a Tillerson avrebbero fatto sapere che il segretario privatamente avrebbe sollevato preoccupazioni circa lo stato della democrazia e dei diritti umani nel Paese, soprattutto in coincidenza con le prossime elezioni e avrebbe incoraggiato la promozione del ruolo “vitale” della societa’ civile egiziana.
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Spagna, Uja partecipa al progetto di una rete elettrica comune in Europa
13 feb 11:01 – (Agenzia Nova) – I ricercatori dell’Universita’ di Jaen (Uja) stanno partecipando a un progetto internazionale volto ad analizzare le risorse energetiche rinnovabili in Europa con l’obiettivo di creare una rete elettrica europea integrata. Lo riferisce il quotidiano spagnolo “La Vanguardia” che aggiunge come lo studio si concentrera’ sull’identificazione di aree strategiche per la produzione di energia rinnovabile, principalmente solare ed eolica, e sulla creazione di soluzioni di complementarieta’, cosi’ da poter coprire l’intera domanda di elettricita’ europea. Francisco J. Santos, David Vazquez Pozo e Jose’ Antonio Ruiz Arias sono i fisici specializzati in meteorologia dalle Uja che collaboreranno a questa ricerca con gli esperti David Brayshaw e John Methven del Regno Unito, e con il greco Thomaidis Nikolaos, per elaborare una rete elettrica in grado di trasferire energia attraverso i confini geografici e politici in Europa. “Il problema principale con le rinnovabili e’ che hanno elevata variabilita’ temporale, hanno cioe’ una produzione molto fluttuante che rende difficile coprire la domanda di energia elettrica solo con questo tipo di risorse”, ha ricordato Francisco J. Santos.
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La Gran Bretagna rischia un confronto con la Cina inviando una nave nelle acque contese del Mar Cinese Meridionale
13 feb 11:01 – (Agenzia Nova) – Una nave da guerra della Gran Bretagna salpera’ dall’Australia e raggiungera’ il Mar Cinese Meridionale per ribadire i diritti di libera navigazione in quelle acque contese: lo rivela oggi martedi’ 13 febbraio il quotidiano “The Guardian”, sottolineando come la decisione annunciata dal ministro della Difesa britannico Gavin Wliamson non manchera’ di suscitare l’irritazione della Cina. Il governo cinese infatti rivendica la propria sovranita’ su buona parte di quel mare, i cui fondali nascondono enormi ricchezze natural a cominciare dal petrolio, ed ha trasformato scogli e barriere coralline in vere e proprie isole artificiali sulle quali ha costruito una rete di installazioni militari, incluse alcune piste di atterraggio. Nell’annunciare la missione della fregata anti-sommergibili “HMS Sutherland”, il ministro Williamson ha spiegato che l’unita’ arrivera’ in Australia alla fine di questa settimana e successivamente il mese prossimo attraversera’ il Mar Cinese Meridionale sulla rotta per tornare in patria: “Metteremo in chiaro che la nostra Marina militare ha tutto il diritto di navigare in quelle acque”, ha asserito il ministro britannico. Williamson non ha precisato se la fregata britannica entrera’ nel limite delle 12 miglia nautiche dalle isole di cui la Cina rivendica la sovranita’, come hanno piu’ volte fatto le navi militari degli Stati Uniti; ma ha voluto ribadire che “la Gran Bretagna sostiene con determinazione il punto di vista degli Stati Uniti sulla questione e le azioni compiute dalla Marina militare statunitense”. Il ministro britannico ha sottolineato l’importanza che i paesi alleati degli Stati Uniti come appunto la Gran Bretagna e l’Australia “affermino i nostri valori comuni” nel Mar Cinese Meridionale, che si ritiene disponga di vaste riserve di petrolio e di gas ed attraverso le cui rotte commerciali ogni anno passano merci per un valore superiore a 5 mila miliardi di dollari. Nello scorso mese di gennaio, ricorda il “Guardian”, la Cina ha inviato in quelle acque contese una nave da guerra per allontanare un incrociatore lanciamissimili statunitense accusato di aver “violato la sovranita’” cinese per essersi avvicinato alle isolette artificiali: poco prima gli Stati Uniti avevano diffuso immagini satellitari che mostravano la costruzione da parte cinese di stazioni radar ed altre installazioni militari; quella zona di mare, ed i diritti di sfruttamento economico dei suoi fondali, sono rivendicati anche da altri paesi del Sud-est asiatico come il Vietnam e le Filippine.
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Il Commonwealth “ha avviato piani segreti per la successione” di Elisabetta d’Inghilterra
13 feb 11:01 – (Agenzia Nova) – Il Commonwealth ha avviato un piano segreto per decidere chi dovra’ succedere alla regina Elisabetta d’Inghilterra dopo la sua morte: lo rivela oggi martedi’ 13 febbraio il quotidiano britannico “The telegraph”; il quale ricorda come, benche’ in Gran Bretagna sia considerato pacifico che il principe Carlo siedera’ sul trono alla morte della madre, il ruolo di capo del Commonwealth non sia affatto ereditario. Cosicche’ ieri sera e’ emerso che l’associazione delle ex colonie dell’Impero britannico ha incaricato un gruppo di lavoro “ad alto livello” per studiare il da farsi: il gruppo si riunira’ a Londra nei prossimi giorni con la partecipazione del segretario generale del Commonwealth; una fonte dell’organizzazione citata dal “Telegraph” ha dichiarato che, “benche’ sia un argomento spiacevole, la questione della successione prima o poi si porra’”. Elisabetta II fu nominata alla testa del Commonwealth in seguito alla sua incoronazione a regina d’Inghilterra, dopo che sette dei 53 paesi che compongono l’organizzazione l’avevano accettata come proprio capo di Stato. Attualmente diversi paesi del Commonwealth, come ricorda il “Telegraph”, preferirebbero eleggere un presidente dell’organizzazione piuttosto che accettare automaticamente la successione dinastica del principe Carlo: le riserve nei suoi confronti emersero nel 2009 quando il sito WikiLeaks rivelo’ il contenuto di una nota riservata in cui l’indiano Amitav Banerji, direttore del segretariato del Commonwealth per gli Affari politici, scriveva ad un diplomatico Usa a Londra che il principe Carlo “non gode dello stesso rispetto” della madre Elisabetta. Il gruppo di lavoro nominato negli scorsi giorni ha davanti a se’ due opzioni: decidere di nominare Carlo come una scelta “una tantum” oppure elaborare una riforma dello statuto in base alla quale anche in futuro il Commonwealth accetterebbe automaticamente alla sua testa il capo di Stato della Gran Bretagna; le sue conclusioni saranno sottoposte al vaglio del vertice dei capi di Stato e di governo dell’organizzazione che si terra’ a Londra nel prossimo mese di aprile.
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Francia, il governo prepara la riforma costituzionale
13 feb 11:01 – (Agenzia Nova) – Il governo francese presentera’ nelle prossime settimane il suo progetto di riforma costituzionale. Lo afferma “Le Monde”, ricordando che, secondo recenti sondaggi, i francesi sono favorevoli ad alcune misure incluse nel testo, come quella riguardante la diminuzione del numero di parlamentari o il limite cumulativo dei mandati. Nonostante possa contare sul sostegno del presidente dell’Assemblea nazionale, François de Rugy, il presidente Emmanuel Macron dovra’ convincere circa la meta’ dei senatori per superare la soglia dei tre quinti del Congresso. Un’impresa difficile per il capo dell’Eliseo, visto che il presidente del Senato, Ge’rard Larcher, e la maggioranza dei Repubblicani nella Camera alta si oppongono alla riforma. Lo scorso 24 gennaio Larcher ha presentato una quarantina di proposte, quasi tutte all’opposto rispetto a quelle preparate dall’esecutivo. Il governo potrebbe aggirare l’ostacolo passando per un referendum, anche se il quotidiano sottolinea che questa mossa rappresenterebbe un “rischio considerevole”. “Le Monde” ricorda che gia’ il generale Charles De Gaulle fece ricorso al referendum: nel 1962, ottenendo un vero successo, e nel 1969, perdendo.
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Francia, in Parlamento un progetto di legge per una sola circoscrizione alle elezioni europee
13 feb 11:01 – (Agenzia Nova) – L’Assemblea nazionale discute oggi un progetto di legge volto a creare una sola circoscrizione nazionale per le prossime elezioni europee del 2019. Ne parla la stampa francese, spiegando che in questo modo si abbandonera’ il sistema attualmente in uso che prevede otto grandi regioni. “Un cambiamento di scala che rendera’ cruciale la scelta per ogni partito del candidato incaricato di guidare la lista” scrive Libe’ration, che fa il punto sulla situazione delle principali formazioni politiche. La Re’publique en marche, il partito del presidente Emmanuel Macron, punta a creare un “grande movimento centrale”, riunendo una parte del centro-destra e del centro-sinistra. La destra dei Repubblicani deve chiarire la sua linea politica europea, mentre il Front National di Marine Le Pen ha cambiato strategia, optando per “un’apertura”. Sull’altro versante del panorama politico, la sinistra e’ dispersa “come un puzzle”. “Le Figaro” afferma che per il presidente Macron “questo ritorno allo scrutinio di lista unica rappresenta prima di tutto una sfida elettorale” vista la giovane eta’ del suo partito. La Re’publique en marche ancora non e’ ben presente su tutto il territorio, per questo il nuovo metodo gli facilitera’ il compito. Il capo dell’Eliseo spingera’ verso la contrapposizione tra “europeisti e sovranisti”, continuando su quella linea che vede il superamento delle differenze tra destra e sinistra.
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Germania, elezioni europee 2019: i parlamentari europei si oppongono a Macron
13 feb 11:01 – (Agenzia Nova) – I leader politici europei, durante il loro vertice del 23 febbraio a Bruxelles, dovranno affrontare anche la questione delle candidature per la guida del prossimo parlamento europeo. Il vicepresidente del Partito popolare europeo (Ppe), Avid McAllister ha dichiarato: “I nostri statuti garantiscono il miglior candidato”, mentre una fonte vicina al cancelliere tedesco Angela Merkel (Cdu) citato dallo “Spiegel” ha affermato: “Il Ppe, come e’ stato deciso da molto tempo, eleggera’ il suo massimo candidato al congresso di Helsinki a novembre”. McAllister ha anche il sostegno del commissario della Ue Guenther Oettinger: L’eurodeputata socialdemocratica, nonche’ esperta di diritto costituzionale Jo Leinen (Spd) ha lanciato un appello al presidente francese: “Poiche’ Macron richiede un’Europa democratica e sovrana, insisto affinche’ accetti l’istituzione dei migliori candidati”. Il presidente francese non ha menzionato questa questione nella sua visione per un rilancio del progetto europeo. Macron non ha ancora aderito a nessuna delle “famiglie” politiche europee con il suo movimento “En Marche”. Il partito di Macron potrebbe aderire al Ppe, che include anche Cdu e Csu in Germania, e che in base ai sondaggi dovrebbe vincere con nettezza le elezioni. Attualmente possono essere scelte solo le persone e i partiti del proprio paese. Il Consiglio europeo e’ stato finora il rifugio dell’opposizione ai migliori candidati, perche’ e’ cosi’ che il Parlamento ha strappato parte dei suoi poteri ai capi di Stato e di governo. I parlamentari fanno affidamento sul trattato della Ue. Tuttavia, quest’ultimo afferma solo che il Consiglio dovrebbe tenere conto dei risultati delle elezioni europee nella selezione del Presidente della Commissione, mentre al parlamento spetta la conferma.
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Germania, l’accordo di coalizione non placa le dispute sulla Difesa tra Unione e Spd
13 feb 11:01 – (Agenzia Nova) – L’accordo di governo stretto tra Unione di centrodestra e Socialdemocratici (Spd) prevede le “migliori attrezzature possibili” per le Forze armate tedesche e personale aggiuntivo. Tuttavia il commissario socialdemocratico per le Forze armate presso il Bundestag, Hans-Peter Bartels, ha espresso pubblicamente l’insoddisfazione serpeggiante nel suo partito al quotidiano “Handelsblatt”: gli accordi di coalizione sono irrealizzabili senza risorse addizionali e nuove strutture, e gli ulteriori 2 miliardi di euro che dovrebbero essere destinati alla Difesa e allo sviluppo assieme non sono sufficienti. Secondo il commissario non ci sarebbe ancora una base di bilancio affidabile in proposito. Durante la sua recente visita in Iraq, il ministro della Difesa tedesco, la cristiano democratica Ursula von der Leyen (Cdu), ha anche promesso al primo ministro iracheno Haidar al Abadi una nuova missione di addestramento delle Forze armate tedesche all’esercito curdo, un impegno che e’ stato criticato con forza dal socialdemocratico Rolf Muetzenich, perche’ “un nuovo mandato puo’ essere dato solo da un nuovo governo”. Secondo il ministro non ce ne sarebbe invece bisogno, in quanto l’accordo costituirebbe nei fatti una proroga di quello approvato dal precedente governo. Questa disputa, scrive il quotidiano “Handelsblatt”, conferma che non esiste alcuna linea comune tra Unione e Spd in materia di Difesa. L’accordo di coalizione definisce a grandi linee gli obiettivi delle operazioni congiunte con la Francia e altri Stati della Ue, oltre ad assicurare il rispetto da parte tedesca di tutti gli accordi assunti con la Nato, ma non precisa nulla in merito al conseguimento di quegli obiettivi, incluso quello centrale e onerosissimo di destinare alla Difesa il 2 per cento del prodotto interno lordo. Il capo della Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera, Wolfgang Ischinger, ha messo in guardia la Germania circa le proprie capacita’ operative. Ci sono inoltre contraddizioni sulle esportazioni di armi, circa le quali ci sono accordi di sviluppo e di ordinativi assieme agli altri partner europei, ma che prevedono restrizioni a livello nazionale. A tal proposito critiche arrivano dall’Associazione dell’industria per la Difesa (Bdsv) per bocca di Hans Christoph Atzpodien. Nei quattro anni fino al 2021, il bilancio della Difesa dovrebbe essere aumentato da dieci a dodici miliardi di euro, e i fondi addizionali dovrebbero essere destinati in primo luogo alla modernizzazione dei sistemi d’arma.
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