Ampliare il dibattito sul Machine-to-Machine, per non trovarsi impreparati all’annunciata ‘invasione’ degli oggetti connessi, che secondo stime di Gartner nel solo settore delle smart city raggiungeranno quota 1,1 miliardi entro fine anno. Coinvolgere le istituzioni in particolare Agcom, Mise, Aeegsi e Garante Privacy, con un occhio di riguardo per le necessarie sinergie da mettere in atto sul fronte delle regole, degli standard e dell’interoperabilità tecnologica fra reti di comunicazione e, in primis, settore Energetico, Automotive e Salute.
Questo il senso del seminario organizzato dalla Fondazione Ugo Bordoni (FUB) ‘Comunicazione Machine-to-Machine. Le necessarie sinergie istituzionali’, che si è tenuto ieri all’Università Luiss Guido Carli di Roma. Hanno partecipato il presidente della FUB Alessandro Luciano, Presidente dell’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico Guido Bortoni, Angelo Cardani, Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni, Antonello Soro, Presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, Luigi Dellai, Membro della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, Mario Frullone, Direttore Ricerche della Fondazione Ugo Bordoni, Enrico Valigi, Electricity & Gas Smart Metering Manager, Director di Enel, Stefano Besseghini, Amministratore Delegato di RSE, , Marcello Capra, Direzione Generale per il Mercato Elettrico, le Rinnovabili e l’Efficienza Energetica, il Nucleare (Mise), Donatella Proto, Direzione Generale Servizi di Comunicazione Elettronica, di Radiodiffusione e Postali (Mise), Rita Forsi, Direttore Generale Istituto Superiore Comunicazioni e Tecnologie dell’Informazione (Mise) Maurizio Mensi, Docente di Diritto dell’Informazione e della Comunicazione LUISS Guido Carli.
I fronti aperti
Secondo stime di Gartner, entro il 2015 ci saranno 1,1 miliardi di oggetti connessi a livello globale. Una valanga di oggetti connessi “nel campo dell’illuminazione, del traffico, dei parcheggi, della sanità – dice Alessandro Luciano, presidente della FUB – E’ l’Internet delle cose, un fenomeno in pieno sviluppo, sul quale non possiamo restare indietro”. Benvenga, quindi, per timing, l’indagine conoscitiva sul Machine-to-Machine appena conclusa dall’Agcom, che spinge ad una necessaria riflessione su diversi aspetti che riguardano “l’accesso al mercato mobile all’ingrosso del M2M – aggiunge Luciano – la numerazione degli oggetti connessi, la privacy dei dati trasmessi, lo spettro radio, i numeri di pubblica utilità”, visto l’obbligo fissato a livello Ue entro il marzo del 2018 di inserire nelle auto un dispositivo che comunichi in tempo reale un incidente (progetto eCall). “La numerazione è un tema non banale – aggiunge Luciano – di fronte al progressivo esaurimento della numerazione telefonica”.
In particolare, la questione delle SIM incorporate negli oggetti connessi apre nuove problematiche di carattere regolatorio, visto che ad esempio le case automobilistiche (per lo più straniere) stanno già installando SIM, “con contratti già siglati con operatori stranieri”, precisa Luciano, a bordo dei veicoli che vengono poi venduti in tutta Europa a clienti di altri paesi, ovviamente anche in Italia.
Smart Metering e Smart Grid
Il settore Energia è fortemente coinvolto sul fronte del M2M e ha risposto su due temi caldi – Smart Metering e Smart Grid – all’indagine conoscitiva dell’Agcom. “Come energetici riconosciamo che la FUB ha sempre fatto da trait d’union fra noi e settore ICT – ha detto Guido Bortoni, presidente dell’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico – all’indagine della nostra consorella Agcom sul M2M abbiamo risposto su Smart Metering e Smart Grid: bisogna capire quali sono le funzioni essenziali da implementare in misura industriale in vista del lancio sul mercato dei contatori elettrici intelligenti di seconda generazione e dei contatori intelligenti del gas”. Per i servizi M2M serve l’interoperabilità fra i device che colloquiano fra loro e “c’è una forte esigenza di unbundling nel settore energia – aggiunge Bortoni – siamo contrari a situazioni di tecnologie proprietarie e vorremmo dall’Agcom una soluzione M2M in grado di minimizzare i costi”. Insomma, in questi settori innovativi si chiedono regole che evitino la presenza di leader tecnologici e sistemi che consentano di comunicare in maniera immediata in caso di situazioni di allarme come ad esempio interruzioni di linea in caso di nevicate.
M2M, nuova linfa al Gsm. La connettività diventa globale
La responsabilità operativa sul M2M è in mano all’Agcom, che gestisce anche il gruppo di lavoro del BEREC che si occupa di questa materia per sua natura cross-settoriale e che per diversi aspetti ha bisogno di un coordinamento internazionale. “E’ necessario per noi farci bene un’opinione in questo capo – ha detto Angelo Cardani, presidente dell’Autorità – abbiamo appena terminato l’indagine conoscitiva e gli aspetti di interesse riguardano i fattori abilitanti, le barriere normative, l’identificazione delle aree dove è necessario un coordinamento che nel caso del M2M è cross-settoriale” e che riguarda mercati che vanno dalle connected cars al settore elettrico con le grid elettriche e le smart city. C’è poi il versante della domotica fino alla gestione delle flotte auto.
“Nel 2014 sono 225 milioni le connessioni M2M via SIM, concesse da operatori, di cui 61 milioni di connessioni in Europa (pari al 27%) – dice Cardani – il tasso di crescita è in aumento. In Italia, ci sono 6 milioni di connessioni M2M via SIM, di cui 3 milioni di auto connesse e un 25% a testa fra smart grid e smart metering”.
Le SIM per soluzioni M2M vengono concesse dal gestore telefonico a soggetti terzi (Platform provider), ad esempio alle case automobilistiche, che poi le forniscono all’utente finale, e questo rappresenta “un cambiamento della catena del valore”, dice Cardani, che mette in luce come “l’addensamento del M2M nel comparto Gsm potrebbe forse impedire la sua chiusura”.
E ancora, il M2m mette in atto “una trasformazione del modello di connettività, che non è più nazionale ma diventa globale – aggiunge – e spinge ad esempio ad alleanze fra case automobilistiche, operatori Tlc e operatori di servizi per chi acquista un’auto e ha bisogno che questi servizi vengano offerti in maniera ‘seamless’ nei diversi paesi in cui si trova il cliente”. Di qui nuovi problemi normativi sulla gestione del roaming internazionale degli oggetti connessi, che non sono esseri umani. “Il roaming internazionale è disegnato per esseri umani per brevi sconfinamenti con tariffe protette, il roaming è di per sé temporaneo”.
Altri nodi riguardano i regimi di autorizzazione dei gestori di piattaforme che non sono gestori telefonici. Infine, il M2M avrà certamente bisogno di nuove risorse spettrali, di nuovi standard di sicurezza e privacy, del tema della number portability.
Privacy e Internet of Things: App a rischio sicurezza
Privacy e sicurezza dei dati personali sono aspetti problematici legati all’Internet of Things. L’Autorità Garante per la protezione dei dati personali intende avviare una consultazione su protezione dati e M2M, precisando che non c’è “Alcun approccio tecnofobico di fronte all’Internet delle cose, ma massima attenzione da parte nostra alla dimensione digitale, perché un occhio alla tutela dei cittadini è fondamentale – dice il presidente Antonello Soro – Per quanto riguarda il M2M, c’è un profilo ampio delle imprese, ma anche un problema che riguarda la tutela degli utenti: le risposte in questo senso devono essere necessariamente sovranazionali, quanto meno europee”.
Il diritto fa fatica a stare al passo con l’innovazione tecnologica, serve però uno sforzo in chiave UE per rispondere alle nuove sfide del M2M.
“Parlando di contatori elettronici è importante capire chi conserva i dati e quali sono le finalità per cui sono conservati – aggiunge Soro – il rischio di attacchi in rete è all’ordine del giorno per ospedali, aeroporti e tutto il resto. Il nostro smartphone può essere veicolo di attacchi, le App possono essere il tramite per mettere in discussione la sicurezza delle nostre reti e per mettere in pericolo i nostri dati personali”.
I rischi principali con il moltiplicarsi dei dati legato all’avvento del M2M riguardano la maggior quantità di dati disponibili, il rischio di un invasivo monitoraggio delle nostre abitudini, il rischio di profilazioni indesiderate, la vulnerabilità delle banche dati derivanti da comunicazione a terzi dei nostri dati, senza dimenticare i furti d’identità
“La Google Car sarà presto sul mercato – chiude Soro – prima che ciò accada, dobbiamo discutere con gli operatori e trovare forme di protezione dati by design e by default, ma bisogna muoversi in anticipo”.
Banche dati della PA
La parola passa poi alla politica, per bocca di Luigi Dallai, Membro della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera. “Quando si parla di M2M si dà per scontato che ci sia la dorsale, l’infrastruttura a banda larga necessaria per veicolare le connessioni – dice Dallai – in Italia la dorsale non c’è ancora, il Governo ci sta lavorando con il piano nazionale banda ultralarga, con un investimento di 6 miliardi di euro di fondi pubblici (Fesr e Feasr), ai quali si aggiungeranno 2 miliardi dai privati. Quello che il pubblico può fare è agevolare gli investimenti sulle reti fino alle case”. In Italia, ricorda Dallai, “ci sono 55 mila banche dati pubbliche proprietarie – dice – troppe banche dati non sono connesse alle utility e all’Agenzia delle Entrate. Ma incrociare i dati delle banche dati esistenti è fondamentale per ridurre i costi della PA. Il M2M sarà molto utile per le banche dati pubbliche, ma prima servono le infrastrutture di rete”.
Serve una politica industriale per il M2M
Dal punto di vista tecnologico, il M2M comprende le comunicazioni fra dispositivi caratterizzati tipicamente da “mobilità e distribuzione geografica – dice Mario Frullone, Direttore delle Ricerche della FUB – le tecnologie coinvolte vanno dal Wi-Fi, ai sensori, alle reti cellulari classiche. Ma il discorso deve essere complessivo per evitare false partenze per non distorcere il mercato”.
L’avvento del M2M, come detto, modifica “i rapporti classici fra operatore e consumatore – aggiunge Frullone – oggi gli utenti hanno una SIM e c’è un rapporto diretto fra operatore e cliente. Con il M2M le cose cambiano: ad esempio, che succede se Audi e Mercedes comprano all’ingrosso un milione di SIM da un operatore (per poi installarle sulle auto per nuovi servizi M2M ndr) e siglano con l’operatore un contratto globale? In questo modo, due milioni di utenti (Mercedes e Audi ndr) non sono più gli utenti finali delle SIM e non devono occuparsi degli aspetti contrattuali della SIM, di cui si occupano le case automobilistiche”.
In altre parole, salta la catena del valore e questo riguarda diversi settori: Multiutilities, Reti energetiche, produttori di veicoli, Industrie di automazione che diventano clienti all’ingrosso dei gestori Tlc.
Il ruolo della sensoristica nella rete elettrica
Ad oggi, a supporto della rete elettrica di Enel sono in servizio 300 mila SIM. “Il mondo della sensoristica è sempre più pervasivo negli impianti – dice Enrico Valigi, Electricity & Gas Smart Metering Manager, Director di Enel – l’obiettivo è raccogliere informazioni per il monitoraggio dei processi e analisi predittive tramite analytics. Il M2M rappresenta la modalità in cui i sensori comunicano fra loro. Basti pensare che secondo stime nel 2020 ci saranno 7 trilioni di sensori a livello globale, pari a 1000 dispositivi connessi per singolo abitante della Terra”. E’ per questo, aggiunge il manager, che la realizzazione di una rete nazionale a banda ultralarga è fondamentale per il settore, “è vitale per la connettività fra sensori – aggiunge Valigi – ed è per questo che ci appelliamo al Governo perché le reti ultrabroadband vengano realizzate anche nelle aree rurali dei Cluster C e D”.
Energia, M2M e il nodo dello spettro radio
Un altro aspetto che tocca il M2M nel settore Energia riguarda lo spettro radio. “In Italia non ci sono frequenze destinate alla sperimentazione di soluzioni M2M per le Smart Grid – dice Stefano Besseghini, Amministratore Delegato di RSE – ad esempio, in Canada, precisamente in Quebec, ai test per le Sart Grid sono state destinate le frequenze del WiMax”. L’auspicio è che anche da noi si trovino risorse frequenziali idonee per i test, per evitare che “il M2M diventi un altro macigno che rischia di pesare sulla banda larga. Saranno poi i cittadini/utenti che faranno pressione per ottenere i servizi che più desiderano”.
Tanto più che “l’Italia è al primo posto per investimenti in smart grid e smart metering – dice Marcello Capra, Direzione Generale per il Mercato Elettrico, le Rinnovabili e l’Efficienza Energetica, il Nucleare (Mise) – bisogna coinvolgere sempre di più i consumatori nel sistema”.
Connected Cars e frequenze per l’M2M
Donatella Proto, dirigente della Direzione Generale Servizi di Comunicazione Elettronica, di Radiodiffusione e Postali (Mise) fa il punto sul mercato delle Connected cars. “Pur in assenza di una regolamentazione, tutte le case automobilistiche hanno già implementato una serie di sensori in auto – dice – Apple ha già realizzato una piattaforma a bordo delle auto, adottata da diverse case automobilistiche, senza che l’utente nemmeno lo sappia. Tutto ciò crea problemi di natura giuridica e di privacy legati al M2M”.
Il prossimo avvento sul mercato di auto telecomandate apre una serie di problemi legati alla sicurezza nel settore Automative, che dovranno essere affrontati di pari passo con tutti i rischi cybercrime legati al M2M.
Per quanto riguarda le frequenze da destinare al M2M, le ipotesi sul tavolo riguardano la possibilità di usare piccole porzioni di spettro a 700 Mhz, ma anche soluzioni diverse come l’estensione delle licenze Gsm a porzioni di spettro libere come gli Spazi bianchi.
Il nodo IPV6
“Fra le minacce che incombono sulla Rete non c’è soltanto il cybercrime – dice Rita Forsi, Direttore Generale Istituto Superiore Comunicazioni e Tecnologie dell’Informazione (Mise) – Quando si parla di IPV6 si moltiplica l’estensione della superficie di attacchi esterni e questo fenomeno riguarda certamente il settore dello Smart Metering di cui ci dobbiamo occupare a livello di Cert”.
Vuoti normativi
Il ruolo della regolazione è decisivo nel M2M, “perché le norme sulle comunicazioni sono tagliate per le persone e non per gli oggetti che parlano fra loro – dice Maurizio Mensi, Docente di Diritto dell’Informazione e della Comunicazione LUISS Guido Carli – c’è poi il rischio di un consumo eccessivo di una ripresa scarsa quali sono lo spettro e la numerazione telefonica”. Non è ancora chiara la quantità di spettro necessaria per veicolare i servizi M2M e non sono ancora stati fissati nuovi schemi per l’attribuzione delle frequenze. “In tema di roaming, ci sono margini di incertezza – aggiunge Mensi – perché il regolamento sul roaming è concepito per comunicazioni fra persone e non per gli oggetti. Resta infine un altro quesito: chi è il proprietario dei dati generati dalla SIM montata in auto?”.
- La presentazione di Donatella Proto, dirigente della Direzione Generale Servizi di Comunicazione Elettronica, di Radiodiffusione e Postali (Mise)
- La presentazione di Mario Frullone, direttore delle Ricerche della FUB
- La presentazione di Marcello Capra, Direzione Generale per il Mercato Elettrico, le Rinnovabili e l’Efficienza Energetica, il Nucleare (Mise)