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La STMicroelectronics e la GlobalFoundries hanno annunciato un investimento che impatta per 5,7 miliardi di euro, destinato a sviluppare una nuova iniziativa imprenditoriale strategica nella produzione di chip, con tecnologia francese a Crolles, vicino a Grenoble.
Le tecnologie delle due aziende saranno rese funzionali ai mercati dell’Internet of Things nonché a quello industriale, dell’automotive, e delle infrastrutture di comunicazione.
L’incremento della produzione di Chip
L’annuncio si rivela particolarmente significativo se lo si collega a quello di qualche settimana fa in cui si apprendeva che il colosso della Intel ha scelto la tedesca Magdeburgo per la costruzione di uno stabilimento destinato alla produzione di chip con un investimento dedicato di 17 miliardi di euro.
Il progetto francese si caratterizza particolarmente per la magnitudo legata alla più grande ed avanzata tecnologia per la produzione di semiconduttori basata sulla Fully Depleted Silicon On Insulator (FD-SOI) allocata in Europa, oltre che per l’ulteriore valore aggiunto che si stima in circa mille posti di lavoro aggiuntivi sul progetto.
È notorio che i semiconduttori rappresentano una componente tecnologica altamente strategica in qualsiasi catena produttiva industriale, soprattutto nel contesto geopolitico che stiamo vivendo in cui vi è molta tensione nelle catene di approvvigionamento.
Per questa ragione gli Stati membri sono sempre più chiamati ad elaborare strategie nazionali per sviluppare capacità industriali e produttive all’interno dei propri territori con la precipua finalità di mitigare le dipendenze tecnologiche ed anche di approvvigionamento, nell’intento di sviluppare leadership tecnologica accompagnata da una corrispondente sovranità digitale.
Ciò è pienamente in linea con l’obiettivo dichiarato dallo European Chips Act, ossia di sostenere lo sviluppo di un settore industriale europeo strategico.
L’European Chips Act
Il Chips Act è senza dubbio la stella polare di un percorso sfidante, ma possibile, in grado di tendere verso la costruzione di un framework comune, preordinato alla diversificazione delle catene di approvvigionamento attraverso la creazione di una virtuosa interconnessione europea e comunque globale tra ricerca, aumento della capacità produttiva dell’Unione appannaggio dell’industria tecnologica europea e sviluppo di partenariati di cooperazione internazionale.
Mentre è certamente fondamentale creare le condizioni normative e regolamentari affinché gli sforzi tecnologici e strategici nazionali possano essere integrati in una più ampia, coordinata e coerente visione e strategia europea, è altrettanto imprescindibile far convergere gli investimenti verso la costruzione di stabilimenti di produzione in Europa al fine di evitare la frammentazione del mercato unico europeo e, piuttosto, valorizzare il posizionamento e la competitività economica europei nell’agone geopolitico e geostrategico globale.
In questa direzione, il progetto di STMicroelectronics e GlobalFoundries contribuirà a rendere l’Europa un player di rilievo tra i paesi produttori avanzati di semiconduttori, con un brand tutto europeo, attraverso una tecnologia sviluppata dall’Istituto LETI/CEA Francese che si caratterizza per la maggiore efficienza sul piano energetico e la resistenza alle interferenze elettromagnetiche. Ciò rende la tecnologia anche compatibile con la trasformazione digitale e verde e certamente centrale nell’interazione con applicazioni critiche per la difesa e lo spazio.
L’alleanza europea nella competizione globale
Invero, l’Europa si è già lanciata a pieno titolo in questa competizione globale con la recente alleanza per le tecnologie dei processori e dei semiconduttori che affonda le sue radici nelle ambizioni della Commissione Europea di rafforzare la microelettronica europea e le catene del valore dei sistemi integrati, per migliorarne la capacità di produzione all’avanguardia.
L’Alleanza, che conta già 22 stati membri firmatari e riunirà imprese, rappresentanti degli Stati membri, università, utenti e organizzazioni di ricerca e tecnologia, mira anche a stabilire le capacità di progettazione e produzione necessarie per produrre la prossima generazione di processori e componenti elettronici affidabili.
Pertanto, se da un lato Taiwan continua a consolidare la propria egemonia sulla produzione di semiconduttori, dall’altro, la Cina, pur con i limiti imposti dalla legge sul controllo delle esportazioni per evitare i trasferimenti tecnologici, alloca massicci investimenti in ricerca e sviluppo nell’atavica competizione con gli Stati Uniti che nell’ambito dell’American Chips Act mirano a finanziare la creazione di un centro di ricerca americano destinato a supportare la costruzione di stabilimenti di produzione avanzati.
Adesso anche l’Europa è della partita ed a pieno titolo, anche con altri progetti che verosimilmente andranno a consolidare la nuova politica industriale europea per i semiconduttori.