Strategie

Semiconduttori, la Francia vuole il controllo nel confronto fra Ue e Usa

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Il commissario francese al Mercato Interno Thierry Breton punta a prendere le redini sul tema caldo della carenza globale di semiconduttori nel dibattito aperto in tema di tecnologie fra Ue e Usa.

Mentre Europa e Usa lavorano alla loro nuova alleanza sul fronte commerciale e tecnologico, la Francia punta a prendere il controllo su un aspetto chiave di questa nuova alleanza: vale a dire sui semiconduttori. Lo scrive Politico.eu, raccontando come esponenti di spicco della Ue e degli Usa si sono incontrati mercoledì a Pittsburgh per dare il via al nuovo Trade and Tech Council (TTC), per ovviare alla crisi globale nella fornitura di microchip.

Ma mentre i governi dell’UE hanno cercato di concordare questa settimana una bozza di dichiarazione congiunta per l’incontro, che copre tutto, dall’intelligenza artificiale ai controlli sulle esportazioni, la Francia ha bloccato i progressi sulla bozza sui microchip, chiedendo ai ‘colleghi’ governi europei e agli Stati Uniti di rinviare i colloqui sui cambiamenti strutturali per il settore.

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Le mire di Breton sui microchip

Alla base di questa richiesta c’è il progetto di Thierry Breton, commissario al Mercato Interno e già Ceo di un’azienda tecnologica, di prendere le redini del dibattito transatlantico sui semiconduttori per guadagnare tempo e organizzare al meglio la produzione di chips sul suolo europeo.

Breton dovrebbe occuparsi delle discussioni sui chip nei mesi a venire, dopo l’incontro inaugurale di questa settimana che ha messo al centro della scena i leader tecnologici e commerciali della Commissione europea, Margrethe Vestager e Valdis Dombrovskis.

La Francia vuole “mantenere Breton a capo dei semiconduttori a spese di Dombrovskis e Vestager”, ha detto una fonte diplomatica a Politico.eu.

Parigi col dente avvelenato

La spinta francese arriva pochi giorni dopo che Parigi ha perso un importante contratto per la vendita di sottomarini all’Australia a causa di un nuovo patto di sicurezza tra Washington, Canberra e Londra, scatenando l’indignazione di Parigi.

Facendo eco alle frustrazioni della Francia, Breton ha espresso dubbi sulle relazioni transatlantiche durante un viaggio a Washington la scorsa settimana, pochi giorni dopo il crollo dell’accordo, dicendo che l’UE e gli Stati Uniti dovrebbero “mettere in pausa e ripristinare” la loro relazione “rotta”.

Questi timori si sono riversati nei negoziati dell’UE su una bozza di dichiarazione congiunta per l’incontro di Pittsburgh, poiché la Francia ha chiesto che il TTC si concentri sulle “questioni della catena di approvvigionamento a breve termine” piuttosto che su una cooperazione più profonda, che sarebbe stata discussa in seguito.

Il cambiamento darebbe a Breton una maggiore possibilità di guidare il processo, che fino ad ora è stato nelle mani dei suoi superiori nella gerarchia dell’UE: Vestager e Dombrovskis, i vicepresidenti esecutivi della Commissione.

La Ue non sta con le mani in mano e lavora appunto ad un Chip Act con l’intenzione di aumentare la propria quota di mercato globale dei chipset, portandola almeno al 20% entro il 2030.

Vedremo come andrà a finire e quale sarà il ruolo di Parigi in questa vicenda.

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