La carenza di semiconduttori potrebbe avere degli effetti inflazionistici gravi. Lo scrive oggi Les Echos, rendendo noto che TSMC, il principale fornitore di componenti elettronici necessari per realizzare gli smartphone, i pc, le auto e tutti gli oggetti connessi IoT ha deciso di aumentare i suoi prezzi fra il 10% e il 20%.
I produttori di smartphone potranno compensare scommettendo su dispositivi di fascia più alta.
E’ un colpo basso che la taiwanese TSMC sta infliggendo all’high-tech globale.
Mentre la carenza di semiconduttori continua a imperversare, il principale produttore di questi componenti essenziali di smartphone, computer e oggetti connessi di ogni tipo ha deciso di aumentare i suoi prezzi dal 10 al 20%.
Le nuove tariffe
Le nuove tariffe che si applicano anche nel settore auto sono entrate in vigore dal primo ottobre che ha già colpito produttori di router come ad esempio Cisco.
Un rialzo di prezzi inedito da dieci anni a questa parte quello praticato da TSMC, e che sarà seguito da aumenti nello stesso ordine di grandezza entro l’anno da parte di Samsung, produttore numero due di semiconduttori.
A cascata, i rincari non saranno certo indolori e neutri per i prodotti hitech anche più conosciuti (Apple, Qualcomm, Dell ecc). Aumenti di prezzo in vista quindi per i consumatori finali. Il che si tradurrà presumibilmente con la produzione più concentrata sui modelli di fascia alta secondo gli analisti.
Lo stesso discorso vale per i pc portatili
Anche altri prodotti hitech subiranno la stessa fase rialzista. Il produttore di altoparlanti audio Sonos ha approfittato di questo fenomeno applicando aumenti medi del 9%.
Ma le fabbriche sanno che imporranno facilmente i loro nuovi prezzi. La domanda globale per i loro prodotti – dai processori ai sensori ai microcontrollori – sta esplodendo: il fatturato del settore dovrebbe aumentare del 25% nel 2021, a 551 miliardi di dollari, e gli anni successivi sono destinati a crescere. Allo stesso tempo, le capacità produttive faticano a tenere il passo. La carenza sta peggiorando poiché i clienti nell’industria dei chip preferiscono ordinare più di quanto realmente necessario per essere preparati a qualsiasi eventualità.
Preservare la redditività
Aumentando i prezzi, TSMC ei suoi concorrenti sperano di arginare questa pratica che, in fin dei conti, penalizza tutti. “Sono giustificati anche dall’aumento dei prezzi delle materie prime come substrati, gas o polimeri e da quello dei costi logistici”, sottolinea Emilie Jolivet, analista di mercato dei semiconduttori presso Yole Développement. Le nuove tariffe preservano anche la redditività di questi gruppi che hanno pianificato ingenti investimenti per costruire nuovi stabilimenti e soddisfare la domanda.
Pressato dai governi degli Stati Uniti e dell’Europa in attesa di nuove fabbriche sul loro suolo e abbastanza chip per tirare l’industria automobilistica fuori dalla paralisi, TSMC prevede di spendere 100 miliardi di dollari in tre anni. Secondo gli analisti di UBS, l’intero settore prevede di investire tra 160 miliardi e 170 miliardi di dollari ogni anno nel 2021, 2022 e 2023.