L'impegno

Semiconduttori, c’è anche l’Italia nel patto fra 17 Stati Ue

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L’Italia fa parte del gruppo di 17 Stati europei che hanno sottoscritto un impegno di sviluppo di semiconduttori made in Europe in nome del sovranismo tecnologico, pietra angolare della Commissione von der Leyen.

C’è anche l’Italia nel gruppo di 17 paesi europei, fra cui Germania e Francia, che hanno siglato una sorta di “santa alleanza” tecnologica per investire una parte considerevole del recovery Fund destinato al digitale (complessivamente si parla del 20% del totale, pari a 145 miliardi di euro a livello europeo) in ricerca e sviluppo di semiconduttori made in Europe.

Decisione congiunta

Una decisione congiunta, sottoscritta anche dal ministro del Mise Stefano Patuanelli, in nome del “sovranismo tecnologico dell’Europa”. In altre parole, l’obiettivo è rendere la Ue un soggetto più indipendente da componenti di base quali sono i semiconduttori e i microchip da fornitori americani e asiatici in generale.

Sovranismo tecnologico

Tanto più che il sovranismo digitale, pietra miliare della commissione von der Leyen, passa gioco forza anche e soprattutto dal sovranismo tecnologico. Per realizzare il nostro 5G, 6G, AI, IoT e la robotica del futuro sono necessari componenti realizzati all’intero dei confini europei.

Questo in soldoni il principio alla base della lettera d’intenti siglata dai 17 stati aderenti.

La Ue deve diventare un soggetto terzo rispetto a Usa e Cina nello scacchiere globale, e non un semplice terreno di conquista. Ma per fare ciò è necessario investire e attrezzarsi.   

Sviluppo congiunto

L’accordo prevede lo sviluppo congiunto di tecnologie produttive sino a 2 nanometri per i semiconduttori, oltre che per lo sviluppo di processori a basso consumo.

La quota europea del mercato globale dei semiconduttori da 440 miliardi di euro rappresenta appena circa il 10%, con l’area Ue costretta quindi a fare affidamento su chip prodotti all’estero.

Tale dipendenza da chip e altri prodotti stranieri è venuta alla luce durante la pandemia di Covid-19. Basta il calo di produzione di questi componenti in qualche paese produttore per creare ritardi a cascata lungo tutta la supply chain tecnologica della Ue.

Dipendenza da chip stranieri

I timori in materia di sicurezza di alcuni governi stranieri si sono aggiunti alle preoccupazioni per la dipendenza da chip stranieri utilizzati nelle automobili, nelle apparecchiature mediche, nei telefoni cellulari e nei sistemi di rete, nonché per il monitoraggio ambientale.

“Ciò richiederà uno sforzo collettivo per mettere in comune gli investimenti e coordinare le azioni, da parte degli stakeholder sia pubblici che privati”, hanno detto i Paesi in una dichiarazione congiunta.

Il gruppo si metterà in contatto con le aziende per formare alleanze industriali per la ricerca e gli investimenti nella progettazione e realizzazione di processori ed esaminerà i finanziamenti per tali progetti.

Inoltre, presenterà uno programma a livello europeo noto come Important Project of Common European Interest che consentirà finanziamenti secondo norme più permissive in materia di aiuti di Stato europei. Il gruppo cercherà di stabilire standard e certificazioni comuni per l’elettronica.

Fra i firmatari anche Belgio, Croazia, Estonia, Finlandia, Grecia, Italia, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Romania, Finlandia e Cipro.

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