Elezioni in Italia, sara’ la Russia a beneficiare della vittoria dei partiti populisti?
06 mar 11:03 – (Agenzia Nova) – I due partiti populisti la cui avanzata e’ stata sancita dalle elezioni italiane di domenica scorsa hanno stretti legami ideologici con il Cremlino e potrebbero modificare la politica estera dell’Italia a favore della Russia del presidente Vladimir Putin: lo scrive il quotidiano laborista britannico “The Guardian”. Nell’articolo, la corrispondente da Roma Stephanie Kirchgaessner nota come nella campagna elettorale si sia parlato assai poco di politica estera: ma gli accenni fatti sia dal Movimento 5 stelle (M5s) che dalla Lega (ex Lega nord) alla possibilita’ che il paese esca dalla Nato, la loro richiesta di abbandonare le sanzioni contro la Russia che hanno danneggiato l’economia italiana e l’appoggio che entrambi hanno dato all’intervento militare russo in Siria fanno pensare, secondo la giornalista inglese, ad un possibile allontanamento dell’Italia dalla sua tradizionalmente forte partecipazione all’Alleanza Atlantica e dai suoi stretti legami con gli Stati Uniti. Nonostante le smentite degli interessati, il “Guardian” elenca i numerosi segni dei legami dei due partiti populisti con la Russia di Putin e cita il professore Raffaele Marchetti dell’Universita’ Luiss di Roma, il quale ricorda come ad un evento organizzato l’anno scorso dall’ambasciata russa in Italia fossero presenti esponenti politici appartenenti a due soli partiti italiani, appunto il M5s e la Lega. Secondo un esperto citato dal quotidiano laburista, non e’ detto che l’aumentata influenza di questi due partiti sulle scelte politiche dell’Italia portera’ a grandi cambiamenti nelle relazioni con la Russia; ma essi potrebbero voler negoziare su una serie di questioni: dall’utilizzo in funzione anti-Cremlino delle basi Nato, alla loro resistenza a nuove sanzioni anti-russe o al rinnovo di quelle attuali, fino a richiedere una riduzione della presenza militare italiana nei Balcani. E poi c’e’ la Libia, uno scacchiere dove gli interessi dell’Italia sono molto forti: M5s e Lega potrebbero infatti, secondo il “Guardian”, essere assai piu’ flessibili sul coinvolgimento russo in quel teatro ed essere aperti ad un negoziato con il generale Khalifa Haftar, che controlla meta’ del territorio libico e gode del sostegno della Russia; mentre finora l’attuale governo democratico italiano ha appoggiato con forza il rivale di Haftar, cioe’ il premier Fayez al Serraj che guida un governo di unita’ nazionale riconosciuto dalle Nazioni Unite.
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Brasile, protagonismo dei militari nel governo preoccupa collaboratori di Temer
06 mar 11:03 – (Agenzia Nova) – Il ruolo esercitato dai militari nel governo di Michel Temer starebbe generando un forte disagio nei corridoi del Palazzo del Planalto, sede della presidenza del Brasile. Lo riporta oggi il quotidiano brasiliano “O Estado de S.Paulo”, che sottolinea come diversi collaboratori di Temer abbiano espresso preoccupazione a riguardo. La vicinanza del presidente agli alti graduati e’ aumentata sensibilmente dopo l’intervento federale a Rio de Janeiro nel settore della sicurezza pubblica. Uno dei segnali piu’ evidenti sarebbe la nomina a ministro della Difesa di un militare, il generale Joaquim Silva e Luna, scelta che rompe una tradizione di civili a capo del dicastero che andava avanti sin dall’epoca del ritorno alla democrazia del Brasile, a meta’ degli anni ’80. La reazione a questa vicinanza, secondo l'”Estado” ancora dissimulata, proverrebbe da collaboratori e alleati del presidente, i quali sostengono che non e’ bene che Temer leghi la sua immagine a quella dei militari. Tuttavia, cio’ che maggiormente temono e’ perdere spazio politico nella cerchia presidenziale con l’ascesa di generali a posizioni strategiche. Attualmente, uno dei principali consiglieri del presidente e’ il capo del Gabinetto di sicurezza istituzionale (Gsi), generale Se’rgio Etchegoyen. Temer, tuttavia, ha risposto a questi timori sottolineando come e’ necessario porre fine al “pregiudizio” in relazione alle Forze Armate, che, secondo lui, dovrebbero “essere piu’ presenti nell’amministrazione del Paese”. Ma almeno nel caso del ministero della Difesa, questi timori pare abbiano fatto breccia con il presidente. Temer e’ stato costretto a rivedere la nomina del generale Silva e Luna. La sua intenzione iniziale era di mantenerlo in carica fino alla fine del suo mandato, ma negli ultimi giorni ha gia’ ammesso la possibilita’ di sostituirlo con un civile. Il legame di Temer con i militari non e’ limitato alla sola amministrazione di governo. Nel 2017, i fondi destinati alla Difesa in termini di costi e investimenti sono tornati a salire dopo due anni di declino, arrivando a 20,5 miliardi di reais rispetto ai 18,9 miliardi di reais del 2016 e ai 19,6 miliardi di reais nel 2015. Respingendo all’unanimita’ l’intenzione di cercare protagonismo nel governo, i leader militari hanno tuttavia ammesso che una maggiore partecipazione alla gestione dell’esecutivo mette in evidenza le Forze Armate. In un’intervista con l'”Estado” pubblicata la scorsa settimana, Silva e Luna ha dichiarato che “l’esercito non cerca protagonismo” e ha sottolineato la preoccupazione per l’utilizzo di truppe federali in azioni di pubblica sicurezza. Il ministro ha ricordato che i militari non hanno chiesto di assumere un ruolo di guida, ma sono stati “convocati” dal governo. Da parte sua, il segretario nazionale della sicurezza pubblica, generale Carlos Alberto dos Santos Cruz, ha sottolineato come la richiesta di militari per occupare posizioni nell’amministrazione governativa avviene perche’ “le caratteristiche della professione militare sono molto richieste dal mercato, ovvero onesta’ ed efficienza”. Secondo lui, le pressioni per la sostituzione di Silva e Luna hanno “una posizione piu’ filosofica e ideologica che pratica” e per questo motivo sarebbero “puramente discriminatorie”. Gli alti ufficiali ammettono che anche se l’intenzione del presidente e’ quella di usare il prestigio dell’esercito per migliorare la sua immagine pubblica in vista del processo elettorale, molto dipendera’ dai risultati ottenuti sul campo, principalmente a Rio de Janeiro. E avvertono che in caso di fallimento, l’influenza politica potrebbe essere negativa.
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Energia, Aie: gli Usa principali produttori di petrolio entro il 2023
06 mar 11:03 – (Agenzia Nova) – Gli Stati Uniti supereranno la Russia come maggior produttore di petrolio al mondo entro il 2023, secondo le previsioni odierne dell’Agenzia internazionale per l’energia (Aie). La produzione di greggio statunitense, riferisce il quotidiano “Wall Street Journal”, raggiungera’ la cifra record di 12,1 milioni di barili al giorno nel 2023, un rialzo di 2 milioni di barili al giorno dal 2018 secondo l’Aie, che offre consulenze a governi ed industrie del settore. L’output Usa superera’ quello russo, attualmente Mosca e’ il piu’ grande produttore con 11 milioni di barili al giorno. La previsioni a cinque anni dell’Aie tengono conto dei progressi tecnologici, dei miglioramenti nell’efficienza e della fragile ripresa dei prezzi del petrolio che incoraggia le compagnie di idrocarburi da scisti bituminosi ad accelerare le loro trivellazioni. Un tempo molto dipendenti dal greggio proveniente dal Medio Oriente, oggi gli Stati Uniti si avvicinano all’autosufficienza per la domanda interna di prodotti raffinati come la benzina. La Aie ha reso noto che gli Usa estrarranno quasi il 60 per cento dei 6,4 milioni di barili di greggio prodotti da oggi al 2023. Crescera’ anche l’influenza statunitense sui mercati globali. Fino al 2015 una legge impediva agli Stati Uniti di esportare greggio. Le previsioni lasciano anche pensare che cambieranno i rapporti di forza con l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec). Altri paesi la cui produzione aumentera’, secondo le stime Aie, sono il Canada, il Brasile e la Norvegia che non sono membri Opec. All’interno dell’Opec solo la produzione del Medio Oriente e’ destinata a crescere, mentre il Venezuela si trova in difficolta’ per i suoi problemi interni. Quanto ai suggerimenti per le compagnie, l’Aie consiglia di investire per evitare che si assottiglino le riserve, una situazione che determinerebbe rialzi del prezzo del petrolio.
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Russiagate, ex collaboratore del presidente Trump si rifiuta di comparire davanti al Gran Giuri’
06 mar 11:03 – (Agenzia Nova) – Sam Nunberg, ex collaboratore del presidente Donald Trump, ha dichiarato oggi di aver ricevuto un mandato di comparizione davanti al Gran Giuri’ nell’ambito dell’inchiesta “Russiagate” sulle interferenze della Russia nelle presidenziali statunitensi, aggiungendo che si rifiutera’ di presentarsi. Lo riferisce il quotidiano “Washington Post”che lo ha intervistato. Nel mandato di comparizione previsto per il 9 marzo prossimo a Nunberg viene chiesto di presentare documenti relativi al presidente e ad altre nove persone che includono scambi di email, corrispondenza, fatture, tabulati telefonici, agende e registrazioni di ogni tipo. Finora si sono presentati davanti al Gran Giuri’ la direttrice della comunicazione Hope Hicks, l’ex consigliere strategico Steve Bannon, l’avvocato del presidente Michael Cohen, l’ex manager della campagna elettorale Corey Lewandowski e il consulente Roger Stone. Nunberg, invece, non intende presentarsi, ne’ fornire documentazione. Non e’ chiaro cosa possa fare il procuratore speciale Mueller in caso di rifiuto. Nunberg, che era stato mandato via da Trump, ha dichiarato che non c’e’ alcuna collusione tra Trump e la Russia, precisando “Putin e’ troppo intelligente per colludere con Donald Trump”.
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Catalogna, Torrent propone Sanchez come presidente della Generalitat
06 mar 11:03 – (Agenzia Nova) – Il presidente del Parlamento catalano, Roger Torrent, ha proposto ieri Jordi Sanchez, numero due di Junts per Catalunya (JxCat), come candidato alla presidenza della Generalitat, nonostante sia in carcere dal mese di ottobre in relazione al processo indipendentista. Lo riferiscono i quotidiani spagnoli “El Pais” e “La Vanguardia” che aggiungono come ancora non sia stata annunciata la data della seduta plenaria. La candidatura di Sanchez potrebbe pero’ dover affrontare alcuni ostacoli, soprattutto perche’ il via libera deve essere dato dal giudice della Corte suprema Pablo Llarena. A livello politico Sanchez e’ attualmente il candidato con il maggior supporto e JxCat avrebbe chiesto a Torrent di dare un po’ di tempo ai gruppi parlamentari per poter chiudere un accordo con il Cup, l’unico partito indipendente che non supporta la candidatura e i cui voti in questo momento sono essenziali per l’investitura di Sanchez. Intanto la sessione plenaria della Corte costituzionale si riunira’ oggi per decidere se ammettere la sfida presentata dal governo spagnolo contro la candidatura di Carles Puigdemont. Secondo le fonti del tribunale citate da “La Vanguardia”, la previsione e’ che sara’ ammesso ai procedimenti e, nel frattempo, verranno stabilite misure precauzionali che vietino di fatto a Puigdemont di poter ottenere l’investitura come presidente senza che il Parlamento si ritrovi coinvolto nel reato di disobbedienza alla corte.
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Francia, le difficolta’ di Marine Le Pen nell’imporsi sulla scena politica nazionale
06 mar 11:03 – (Agenzia Nova) – Nonostante l’ondata populista che in questo momento sta attraversando l’Europa, la leader del Front National, Marine Le Pen, non riesce a rimettersi dopo la sconfitta riportata alle elezioni presidenziali dello scorso anno. Lo sostiene “Le Monde” in un editoriale in cui si afferma che i “cugini” dell’estrema destra francese nel Vecchio continente hanno “il vento in poppa”. Marine Le Pen fatica a riunire attorno a lei il suo partito e sembra soffrire la concorrenza del leader dei Repubblicani, Laurent Wauquiez. In questo quadro la leader del Front National non riesce ad imporsi nel panorama politico interno. Una tendenza decisamente contraria rispetto al resto dell’Europa, dove i partiti tradizionali di destra e sinistra hanno subito una serie di sconfitte. Per Le Pen si aggiungono poi i problemi giudiziari, giudicati dalla stessa leader come “persecuzioni” e “accanimento” nei suoi “confronti”. Recentemente l’inchiesta aperta da Bruxelles sui fondi per gli assistenti parlamentari ha fissato a 7 milioni di euro la cifra sottratta. A questo si aggiunge poi la condanna per delle immagini postate su Facebook che ritraevano delle esecuzioni di prigionieri dell’Isis.
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Medio Oriente, la Francia non riesce a convincere la diplomazia iraniana
06 mar 11:03 – (Agenzia Nova) – Parigi fatica a influenzare la diplomazia iraniana. E’ quanto afferma “Les Echos”, spiegando che il ministro francese degli Affari esteri, Jean-Yves Le Drian, era ieri a Teheran per cercare di salvare l’accordo sul nucleare e per ottenere la risoluzione 2401 in Siria. In contemporanea, il presidente Emmanuel Macron ha avuto dei colloqui telefonici con il suo omologo russo, Vladimir Putin, e turco, Recep Tayyip Erdogan. Le Drian sperava di riuscire a cambiare la situazione ma il suo omologo iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha accusato gli europei di “estremismo”. Il titolare del Quai d’Orsay ha cercato invano di convincere il suo interlocutore. “La linea consiste nel sollecitare quelli che possono far smuovere” il presidente siriano, Bachar al-Assad. Parigi sta spingendo affinche’ sia possibile far entrare i convogli umanitari per evacuare i civili dalla zona del Ghouta. Il presidente ha chiesto a Mosca di “mostrare la piena credibilita’ dei suoi impegni”. Secondo il quotidiano economico sara’ difficile convincere il regime siriano, “che continuera’ la sua offensiva fino alla ripresa totale dell’enclave tenuta da diversi gruppi islamisti”.
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Germania, il governo federale e’ preoccupato dalla controversia sul gas tra Russia e Ucraina
06 mar 11:03 – (Agenzia Nova) – La nuova disputa sul gas tra Ucraina e Russia preoccupa il governo federale tedesco. Lo ha dichiarato lunedi’ a Berlino il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, ricordando come il nervosismo interessi altri paesi europei, nonostante la Russia abbia promesso che il gas in transito continuera’ a fluire. “Sarebbe nell’interesse di entrambi i Paesi dimostrare di essere partner affidabili nell’approvvigionamento di gas europeo”, ha affermato Seibert. Sullo sfondo della vicenda c’e’ la controversia dovuta ad una sentenza del tribunale commerciale di Stoccolma, che tra le altre cose ha comminato a Gazprom una multa di 2,5 miliardi di dollari in favore della societa’ ucraina Naftogaz. Di conseguenza, Gazprom ha sorprendentemente deciso di non riprendere le consegne come previsto dal primo di marzo. L’Ucraina ha replicando annunciando un aumento delle importazioni dalla Polonia, dalla Slovacchia e dall’Ungheria. Cio’ compenserebbe le conseguenze della decisione di Gazprom. La Russia sta spingendo nuovi progetti di gasdotti attraverso il Mar Baltico e il Mar Nero per aggirare l’Ucraina.
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Germania, l’architetto della transizione energetica tedesca rassegna le dimissioni
06 mar 11:03 – (Agenzia Nova) – Rainer Baake, segretario di Stato del ministero tedesco dell’Economia che e’ il sostanziale inventore della transizione energetica in atto in Germania, ha annunciato le prossime dimissioni con una lettera al ministro designato, il cristiano democratico Peter Altmaier (Cdu). “Ci si aspetta giustamente che un segretario di Stato sia in conformita’ con le politiche e gli obiettivi di base del governo”, recita la missiva, secondo l’agenzia stampa “Dpa”, nella sua lettera. “Non posso piu’ garantirlo per me stesso in futuro.” Il funzionario ha dunque chiesto ad Altmaier di liberarlo dalle sue funzioni dopo la formazione del nuovo governo.Baake, esponente dei verdi, si dimette dunque in segno di protesta contro la politica energetica e ambientale della nuova grande coalizione. Baake era stato chiamato nel 2013 dal socialdemocratico Sigmar Gabriel (Spd) in qualita’ di esperto di energia verde a supporto del ministro degli Affari economici e a capo dell’agenzia Agora. Il 62 enne e’ sempre stato coinvolto in politiche ambientali, fin dal 1991, sotto Joschka Fischer, ma da tecnico. Dal 2013 ha implementato in modo rigoroso la sua idea della transizione energetica con l’appoggio di Gabriel. Alla “Taz”, il funzionario ha dichiarato di non ritenere chiusa la propria carriera nelle istituzioni.
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Il terremoto elettorale scuote i mercati italiani
06 mar 11:03 – (Agenzia Nova) – Le azioni italiane sono crollate ieri al livello piu’ basso da sei mesi dopo che l’e’lite politica del paese ha ricevuto una batosta per mano dei partiti anti-sistema nelle elezioni di domenica 4 marzo: lo riferisce il quotidiano “The Times”. Il giornale inglese attribuisce la causa del calo alla grande avanzata dei partiti anti-sistema ed euroscettici Movimento 5 stelle (M5s) e Lega nord e alla prospettiva di lunghe trattative per la formazione di un governo. A un certo punto della giornata di contrattazioni alla Borsa di Milano, l’indice base FTSE MIB ha perso piu’ dell’1 per cento del suo valore, chiudendo poi con una perdita di 92,23 punti a 21.819,91. Le azioni Mediaset, la rete televisiva controllata dalla famiglia di Silvio Berlusconi, hanno perso oltre il 5,5 per cento, mentre hanno registrato consistenti cali anche quelle delle banche italiane Unicredit, Intesa Sanpaolo, BPER Banca, Banco BPM e UBI Banca. Il partito di Berlusconi, Forza Italia, ha ottenuto un risultato deludente nelle elezioni e la sua coalizione di centro-destra non e’ riuscita a conquistare la maggioranza nel prossimo Parlamento. Tuttavia, nota il “Times”, l’ondata di vendite e’ rimasta confinata all’Italia e non c’e’ stato affatto il temuto contagio ai mercati dell’intera Eurozona che molti temevano come conseguenza dello stallo politico che e’ emerso dalle elezioni italiane. In Francia ad esempio l’indice CAC 40 ha chiuso il rialzo dello 0,6 per cento a 5.16723 punti e l’indice Dax 30 in Germania addirittura a piu’ 1,5 per cento a 12.090,87. Evidentemente, l’assenza di un’immediata minaccia alla permanenza dell’Italia nell’area dell’euro ha lasciato analisti e investitori relativamente tranquilli; ad ogni modo, secondo quanto ha detto al “Times” l’economista Adrien Pichoud della banca di investimenti SYZ Asset Management, l’incertezza provocata dalle elezioni italiane potrebbe anche indurre la Banca centrale europea a estendere il suo programma di “quantitative easing” per mantenere lo stimolo all’economia Ue.
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