I populisti italiani si avvicinano al potere scegliendo una figura poco nota come primo ministro
22 mag 10:57 – (Agenzia Nova) – Il curriculum di Giuseppe Conte, il nome indicato da Movimento 5 Stelle e Lega al Quirinale per l’incarico di primo ministro, sembra non essere immacolato. Ad aprire il caso e’ il “New York Times” che pubblica un articolo che descrive la figura del professor Conte, giurista di lungo corso, partendo dal suo curriculum vitae pubblicato sul sito web della Camera dei deputati. Il corrispondente in Italia del quotidiano statunitense, Jason Horowitz, verificando tutte le informazioni inserite nel curriculum e’ incappato in un’incongruenza relativa alla sua frequentazione accademica alla New York University, dove avrebbe perfezionato e aggiornato i suoi studi. Horowitz ha quindi contattato Michelle Tsai, portavoce dell’ateneo statunitense, secondo cui il nome di Conte “non compare” negli archivi dell’Universita’ “come studente o membro di facolta’”. Secondo Tsai, in effetti, e’ piu’ probabile che Conte abbia seguito qualche programma di due giorni che non vengano registrati nelle documentazioni universitarie. Professore di giurisprudenza, 54 anni, Conte ha un lungo curriculum che lo vede all’opera in diversi studi legali romani, con legami anche col Vaticano. Conte non ha alcuna esperienza di governo o politica e si teme che possa essere una figura “collocata” nell’incarico piu’ importante del governo per attuare il programma di governo concordato fra Movimenti 5 Stelle e Lega.
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Italia e Germania tra i paesi economicamente piu’ esposti all’Iran
22 mag 10:57 – (Agenzia Nova) – Bruxelles inizia a farsi un’idea del danno causato dall’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare dell’Iran: oltre agli interessi detenuti da giganti come la compagnia petrolifera Total o il produttore aeronautico Airbus, una rete di piccole e medie imprese in tutta l’Unione europea rischia ora l’impatto delle sanzioni statunitensi. Lo riferisce il quotidiano spagnolo “El Pais” che cita Germania, Italia, Austria, Svezia e Danimarca tra i paesi piu’ esposti. Dal 2015, anno in cui e’ stato siglato l’accordo sul nucleare, l’Europa ha esportato in Iran merci per un valore di 19 miliardi di euro e ha importato poco piu’ di 15 miliardi di euro, con una grande presenza delle medie imprese nel commercio e negli investimenti. “Il discorso del segretario di Stato Usa Pompeo non spiega come uscire dall’accordo nucleare possa rendere la regione piu’ sicura in termini di proliferazione nucleare o come ci collochi in una posizione migliore per influenzare la condotta dell’Iran in aree al di fuori del patto”, ha dichiarato in una nota il capo della diplomazia europea, Federica Mogherini, che ha accennato all’annuncio del Segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, sulla vasta portata delle sanzioni statunitensi nei confronti dell’Iran.
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Usa, segretario di Stato Pompeo detta le condizioni per nuovo accordo con l’Iran
22 mag 10:57 – (Agenzia Nova) – L’amministrazione del presidente Donald Trump ha reso note oggi le nuove condizioni poste all’Iran dopo il ritiro statunitense dall’accordo sul nucleare. I nuovi requisiti sono stati esposti dal segretario di Stato Mike Pompeo nel suo discorso alla Heritage Foundation a Washington. Escludendo a priori di rinegoziare l’accordo sul nucleare con Teheran, Pompeo ha elencato 12 requisiti che ai paese dovra’ attenersi per evitare le sanzioni statunitensi. Tra questi, figurano il ritiro del paese dalla Siria, la fine del sostegno ai gruppi come Hezbollah in Libano e delle minacce di distruggere Israele. “Le sanzioni saranno ridotte solo quando avremo prove tangibili ed inconfutabili nonche’ un cambio sostanziale delle politiche di Teheran”, ha sostenuto Pompeo. “Riconosciamo il diritto dell’Iran a difendere il suo popolo, ma non le sue azioni che mettono in pericolo i cittadini del pianeta”, ha concluso. Tra gli analisti si anticipa che il nuovo approccio statunitense non sara’ sostenuto da Mosca, Pechino o dalla capitali europee.
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Catalogna tra l’applicazione dell’art. 155 e il voto cruciale ai bilanci
22 mag 10:57 – (Agenzia Nova) – Non c’e’ una scadenza precisa per la pubblicazione del decreto di nomina del nuovo governo catalano di Quim Torra, e la sua pubblicazione dipende interamente dal primo ministro spagnolo Mariano Rajoy. Lo riferisce il quotidiano spagnolo “La Vanguardia” che aggiunge come il vicepresidente, Soraya Sa’enz de Santamari’a , abbia evitato di specificare quanto tempo occorrera’ per studiare se la nomina sia valida o meno. Il governo spagnolo ha annunciato domenica scorsa che avrebbe analizzato il decreto prima di autorizzarne la pubblicazione, mantenendo nel frattempo ancora in vigore l’articolo 155, su cui Madrid basa l’esercizio straordinario dell’amministrazione diretta sulla Catalogna. Per il governo spagnolo, questo periodo di analisi del decreto e’ qualcosa di logico e obbligatorio in quanto “ha sollevato dubbi, anche legali, in tutto il mondo”. In questo contesto, il Partito nazionale basco (Pnv) ha deciso di legare il proprio voto sui bilanci previsto per domani pomeriggio all’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione, tenendo cosi’ sotto scacco l’approvazione della legge piu’ importante della legislatura, che da’ stabilita’ al paese e consentirebbe o meno a Mariano Rajoy di esaurire il proprio mandato.
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L’ex sindaco di Londra Ken Livingstone lascia il Partito laborista per le accuse di anti-semitismo
22 mag 10:57 – (Agenzia Nova) – L’ex sindaco di Londra Ken Livingstone ieri lunedi’ 21 maggio ha annunciato la sua uscita dal Partito laborista per le accuse di anti-semitismo: la notizia e’ riportata da tutti i principali quotidiani britannici, ma e’ il giornale fiancheggiatore “The Guardian” a darle maggior spazio sin dalla prima pagina in edicola oggi. Le dimissioni dell’ex sindaco di Londra arrivano all’apice di una polemica sull’anti-semitismo strisciante presente nella sinistra britannica in generale ed in particolare nel Partito laborista: una polemica in cui lo stesso Livingtsone e’ rimasto piu’ volte coinvolto e che infine lo ha travolto a causa di un suo improvvido commento con cui aveva sostenuto che Hitler fosse stato un sostenitore del Sionismo e dello Stato di Israele. Per quelle parole l’ex sindaco di Londra era stato sospeso gia’ due anni fa dal partito; ma nei prossimi giorni sarebbe stato messo ancora sotto accusa da un nuovo “processo” condotto dalla commissione disciplinare istituita all’interno del Partito laborista proprio per contrastare la recente campagna di accuse di anti-semitismo avanzate contro il leader laborista Jeremy Corbyn da parte della comunita’ ebraica britannica e dei quotidiani conservatori. Livingstone dunque, spiega il “Guardian”, con le sue dimissioni ha voluto anticipare l’inevitabile condanna all’espulsione con ignominia che si profilava contro di lui; una mossa che gli ha permesso anche di rivendicare un fine “nobile” per la sua decisione: in un comunicato ufficiale il 72enne deputato ed ex sindaco di Londra ha spiegato come la procedura disciplinare contro di lui rischiasse di essere “una distrazione dalle grandi questioni del nostro tempo, e cioe’ la necessita’ di mandare a casa un governo conservatore che e’ responsabile del crollo dei livelli di vita e dell’aumento della poverta’ e della negazione alle scuole pubbliche ed al Servizio sanitario nazionale (Nhs) delle risorse vitali di cui hanno bisogno”. Insomma, ha deciso di dimettersi “con grande tristezza” e solo “per il bene del partito” a cui era iscritto da 50 anni; ma Livingstone non scomparira’ dalla via politica: “Continuero’ a lottare”, ha scritto, “per l’obbiettivo di dare alla Gran Bretagna quel governo laborista guidato dal leader Corbyn di cui il paese ha disperatamente bisogno”.
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Francia, il presidente Macron annuncera’ nuove misure per rilanciare le banlieue
22 mag 10:57 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese, Emmanuel Macron, dovrebbe annunciare oggi nuove misure per aiutare le banlieue. Lo riferisce “Les Echos”, spiegando che il titolare dell’Eliseo non dovrebbe seguire il progetto preparato da Jean-Louis Borloo in merito a un piano Marshall in favore delle zone periferiche urbane. Macron vuole continuare sulla linea di quanto annunciato lo scorso novembre a Tourcoing, dove aveva fatto appello a una mobilitazione nazionale della politica delle citta’. “Voglio che il volto dei nostri quartieri cambi entro la fine de quinquennio” dichiaro’ in quell’occasione. Il presidente non e’ stato convinto dalle proposte formulate da Borloo, accolte “freddamente” anche dal governo. “Jean-Louis Borloo fa delle proposte interessati, ma crea anche delle impasse su temi come la sicurezza e la radicalizzazione” afferma una fonte anonima. Tra i principali scogli contenuti nel piano ci sono quelli riguardanti i costi, giudicati troppo elevati. L’Eliseo ricorda che alcune misure sono gia’ state prese. Quelle che verranno annunciate oggi sono il completamento del progetto voluto da Macron.
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Francia, i sindacati compatti dietro lo sciopero dei dipendenti pubblici
22 mag 10:57 – (Agenzia Nova) – Oggi i dipendenti pubblici francesi scendono di nuovo in strada per manifestare contro le politiche del presidente Emmanuel Macron. Ne parla la stampa francese, spiegando che nove sigle sindacali hanno chiamato a manifestare. Secondo “Le Figaro”, e’ ancora presto per parlare di una convergenza di lotte. Tutte le sigle “devono mostrare la loro combattivita’”, scrive il quotidiano. Tra i punti principali al centro della protesta c’e’ la soppressione di 120mila posti di lavoro, la revisione dello statuto e l’utilizzo degli ausiliari. “Libe’ration” nota che per il momento il governo non sembra essere particolarmente attento alle richieste fatte dai lavoratori. L’esecutivo punta a creare dei contratti a progetto come ha gia’ fatto nel settore privato. “Le Monde” ricorda che sabato si terra’ un’altra manifestazione contro il presidente Macron, alla quale parteciperanno partiti e sindacati. Una “collera” generale seguita con attenzione dal governo, che nonostante tutto continua a mostrarsi “inflessibile”. I vari attori cercano di “fare massa” contro l’esecutivo ma i sindacati faticano a trovare un’unita’ generale nonostante le convergenze avute in alcuni settori. “Manca qualcosa nel rapporto di forza” afferma Eric Beynel, portavoce del sindacato Solidaires.
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Germania-Cina, Merkel a Pechino alla ricerca di una sponda su commercio e Iran
22 mag 10:57 – (Agenzia Nova) – Il cancelliere tedesco, la cristiano democratica Angela Merkel, visitera’ la Cina il 24 e 25 maggio prossimi, nella prima visita ufficiale a quel paese dall’inizio del suo quarto mandato. Le mosse degli Stati Uniti di Donald Trump sul fronte del commercio, del clima e del nucleare iraniano hanno spinto l’Unione europea a cercare una sponda con nuovi interlocutori, a partire proprio dalla Cina. “Con tali amici, ci si puo’ chiedere chi ha bisogno di nemici”, aveva affermato la scorsa settimana il presidente del Consiglio dell’Unione europea Donald Tusk. “La Cina e la Germania si sono impegnate a rispettare le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc)”, ha dichiarato Merkel sabato nel corso di un podcast video, ma ha aggiunto che richiamera’ con decisione la leadership cinese su punti come la reciprocita’ nell’accesso ai mercati o i problemi inerenti la proprieta’ intellettuale. Quella del Cancelliere tedesco sara’ una breve visita a Pechino e a Sud di Shenzhen. Sebastian Heilmann, capo del China-Institut Merics, ha dichiarato che “l’Ue e la Cina dovrebbero portare avanti i negoziati su un accordo globale in merito agli scambi e agli investimenti”, cosa questa che contribuirebbe ad esercitare pressione sugli Stati Uniti. Di diverso avviso sembra essere il presidente del Comitato delle imprese tedesche per la regione dell’Asia-Pacifico, Hubert Lienhard, che a “Reuters” ha dichiarato: “Fondamentalmente non credo che la Germania e l’Unione europea, insieme alla Cina, dovrebbero adottare misure dirette contro gli Stati Uniti. A lungo termine sarebbe semplicemente poco saggio”.
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Hans-Werner Sinn, l’Italia in dieci anni non ha fatto nulla per la sua competitivita’
22 mag 10:57 – (Agenzia Nova) – L’aumento spettacolare dei partiti populisti in Italia e’ una conseguenza di anni di politiche di rilancio economico errate. Questa la tesi dell’economista Hans-Werner Sinn, l’ex capo dell’Ifo Institut di Monaco di Baviera, espressa nella sua ultima analisi dello sviluppo del Sud Europa durante la crisi dell’euro, che sara’ pubblicata con il titolo “La politica fiscale della Bce”. I risultati di questo studio sono impietosi. La ripresa osservata nel Sud dell’Europa sarebbe dovuta solo alle misure artificiali messe in atto dall’abbassamento dei tassi d’interesse e dall’acquisto programmato di obbligazioni da parte della Bce. Tali misure, afferma Sinn, pur avendo sostenuto una modesta e artificiosa ripresa economica, ha inibito i necessari processi di adeguamento dei salari e l’industria non ne ha beneficiato. “I problemi di competitivita’ persistono”, afferma Sinn. Cio’ e’ testimoniato da un confronto tra i tassi di cambio reali, ossia i prezzi dei beni autoprodotti in questi paesi rispetto al resto dell’area dell’euro. “L’Italia e il Portogallo non hanno fatto nulla di misurabile per dieci anni per migliorare la loro competitivita’”, afferma Sinn. Solo la Grecia e la Spagna, “e un po’ ‘la Francia”, hanno adottato misure concrete. Per “Grecia e Spagna, tuttavia, il percorso e’ particolarmente lungo”, afferma l’economista. Entrambi i Paesi, sotto l’influenza dei programmi espansivi della Bce, avrebbero interrotto gli sforzi tesi ad aumentare la loro competitivita’. Se si confronta il prodotto interno lordo reale di oggi e prima della crisi, l’Italia ha una crescita negativa del 5 per cento in Europa, al penultimo posto prima della Grecia. La Germania e’ cresciuta del 13 per cento, la Francia dell’8, la Spagna del 4 e il Portogallo dello 0 per cento. Se si considera solo la produzione dell’industria e del settore manifatturiero nei paesi rispetto a prima della crisi dell’euro, l’Italia ha perso ben 17 punti percentuali. La Germania ha invece conseguito un aumento del 9 per cento, la Francia poco meno del 9 per cento, e Grecia e Spagna meno 20 per cento circa. “Queste cifre gettano luce sui problemi economici che hanno portato al violento e drammatico aumento dei partiti radicali in questi paesi negli ultimi anni”, afferma Sinn. Un caso notevole e’ l’Irlanda, sottolinea l’economista, che ha ripristinato la competitivita’. “Ma questo non e’ accaduto a causa degli aiuti, perche’ il paese alla fine del 2006 era in crisi e non ha ricevuto aiuti, riducendo invece prezzi e salari”, ha concluso l’economista tedesco.
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I ribelli d’Italia sfidano l’aumento dello spread e le minacce dell’Ue
22 mag 10:57 – (Agenzia Nova) – Gli avvertimenti stanno arrivando numerosi e immediati ai ribelli italiani, i partiti populisti che stanno per chiudere l’accordo di coalizione e dare all’Italia un nuovo governo: lo scrive il quotidiano conservatore britannico “The Telegraph”. Il giornale riferisce che ieri, lunedi’ 21 maggio, il capo del partito anti-sistema Movimento 5 stelle (M5s), Luigi Di Maio, e il leader del partito di estrema destra Lega, Matteo Salvini, dopo 11 settimane di paralisi politica seguita alle elezioni del 4 marzo scorso hanno indicato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il nome del loro candidato comune per la carica di nuovo primo ministro dell’Italia. Si tratta, sottolinea il quotidiano britannico, di un professore di diritto con zero esperienza politica: il 52enne Giuseppe Conte, che insegna a Roma e a Firenze e che per un breve periodo ha insegnato anche all’Universita’ di Cambridge. La scelta di Conte, poco conosciuto in Italia e praticamente sconosciuto all’estero, dimostrerebbe una tesi assai cara al giornale conservatore: la nascita in Italia del primo governo apertamente populista ed euroscettico in uno dei paesi fondatori dell’Unione europea sarebbe stata provocata dalla reazione degli italiani ai sacrifici che sono stati loro imposti dall’appartenenza all’Eurozona. Insomma, come si incarica di sostenere oggi martedi’ 22 maggio sul “Telegraph” un intervento di William Hague, ex leader del Partito conservatore ed ex premier della Gran Bretagna, il vero pericolo che destabilizza l’Europa e’ la moneta unica e le politiche a essa connesse: una minaccia peggiore persino della Brexit come dimostrerebbe, appunto, quanto sta accadendo in Italia. E che nella Penisola la situazione sia preoccupante si evince proprio dagli allarmi lanciati da mercati e dalle istituzioni europee. Ne fa un elenco completo sul “Telegraph” l’autorevole analista di questioni europee Ambrose Evans-Pritchard: l’agenzia di rating Fitch ha emesso un “allarme rosso” che riduce il governo ribelle dell’Italia a una mera minaccia per la stabilita’ dei mercati e per la capacita’ del paese di essere solvente. Il leader del Partito popolare al Parlamento europeo, Manfred Weber, ha detto che gli italiani “giocano con il fuoco” mentre i nazionalisti anti-euro della Lega e la sinistra alternativa del Movimento 5 stelle stanno mettendo insieme le loro forze per abbattere il regime dell’austerita’ dell’euro, e cacciare 500 mila immigrati clandestini: “Questo puo’ provocare un’altra crisi dell’Eurozona”, ha detto Weber. Il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, ha avvertito che l’Italia si avvierebbe verso un “disastro stile-Grecia” se il nuovo governo dovesse andare avanti con il suo programma che prevede l’applicazione di una flat-tax, la distribuzione di un reddito minimo ai poveri, l’abolizione di un’odiata riforma delle pensioni e l’abbassamento dell’Iva. A tutte queste minacce, scrive il commentatore inglese, finora pero’ i leader del M5s e della Lega, Lugi Di Maio e Matteo Salvini, hanno risposto con baldanza e coraggio, difendendo le proprie idee e chiedendo di essere giudicati dai risultati.
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