Oggi, in tutta Italia, ad almeno 2-3 docenti per scuola, guariti dal Covid da 90 giorni, è stato vietato di entrare in classe ed insegnare. È l’effetto del “bug” della piattaforma collegata al Sistema informativo dell’istruzione (Sidi), che verifica, in modo automatico, i docenti vaccinati e non vaccinati. Lo racconta a Key4biz, Cristina Costarelli, Presidente, Associazione Nazionale Presidi del Lazio, che attende una risposta su questo dal ministero dell’Istruzione.
Il problema è nato questa mattina per la prima volta, perché da oggi i presidi e i loro delegati non possono più verificare i green pass agli insegnanti e personale scolastico con l’app ‘VerificaC19’. “Il controllo avviene solo in modo automatico appunto con la piattaforma del ministero dell’Istruzione.
“La piattaforma”, racconta il dirigente scolastico Costarelli, “ci dice chi è ‘rosso’ o ‘verde’, ossia chi è inadempiente all’obbligo vaccinale previsto per il personale scolastico fino al 15 giugno. Chi non è vaccinato non può lavorare. E fino a sabato scorso, potendo controllare il green pass anche con l’applicazione ‘VerificaC19’, chi era in possesso del green pass rafforzato risultava in regola e quindi questi docenti potevano andare in classe ad insegnare”.
“In queste ore”, continua, “troviamo sulla piattaforma ‘rossi’ i docenti guariti dal Covid dopo 90 giorni e, non potendo più fare la verifica del green pass con lo smartphone tramite ‘VerificaC19’, tutti i docenti che risultano ‘rossi’ sulla piattaforma sono inadempienti e non posso mandarli in classe”. Nonostante la normativa prevede che la validità̀ del certificato di guarigione è pari a 180 giorni dalla data del primo tampone positivo.
Infatti, la preside spiega: “Dopo 90 giorni, i guariti possono vaccinarsi, ma non obbligatoriamente, perché il certificato della guarigione copre fino a 180 giorni.
Qui noi siamo costretti ad allontanarli dall’insegnamento, ma ingiustamente, solo perché risultano ‘rossi’ sulla piattaforma, nonostante la normativa preveda il contrario: ossia, la guarigione dà diritto per 180 giorni a non doversi obbligatoriamente vaccinarsi”.
E la conseguenza di tutto ciò è molto grave.
“Questo significa che da oggi”, denuncia Costarelli, “dobbiamo allontanare dalle classi almeno 2-3 docenti a scuola, convocare supplenti, che sono difficili da trovare, interrompere la continuità didattica nell’ultimo mese di scuola in un momento in cui si va verso l’alleggerimento delle misure anti Covid. Invece, qui si applicano a scuola delle restrizioni che non hanno neanche un pieno fondamento di legittimità”.
Un paradosso.
La dirigente ci ha raccontano un altro paradosso che si vive in questi giorni a scuola e riguarda la DAD.
Dal primo aprile se una scuola non riceve il certificato del medico che attesti lo stato di malattia, lo studente non può seguire le lezioni online. Non basta il solo tampone positivo per attivare la DAD.
“È un altro dei paradossi della scuola oggi”, commenta Cristina Costarelli, Presidente, Associazione Nazionale Presidi del Lazio. “Il certificato medico non era necessario quando la pandemia è stata nella fase acuta, ora è richiesto, mentre si stanno allentando le altre misure”.
“Questo obbligo del certificato medico per la DAD”, conclude, “crea disorientamento nei genitori, per diversi motivi: molti non ne sono a conoscenza, così come alcuni medici, e tra quest’ultimi alcuni lo rilasciano a pagamento. Al posto di semplificare è stato creato un intralcio senza senso”.
Inoltre, ecco l’ultimo paradosso.
Dal primo aprile è consentito ai docenti esenti dal green pass di poter insegnare in classe, invece, è vietato farlo agli insegnanti non vaccinati, ora prestati ad “attività funzionali”, molte delle quali “immaginate con difficoltà” dai dirigenti scolastici. “Molti stanno facendo ricorso seriali contro questa misura, perché la considerano non legittima”, ci racconta la preside Costarelli. “Sui docenti no vax paghiamo dei supplenti”, aggiunge.
Infine, giù la mascherina, da ieri, nei bar, ristoranti ed anche supermercati. L’obbligo di indossarla resta, però, per molti altri luoghi al chiuso, come a scuola.
Negli istituti scolastici, infatti, è stato prorogato l’obbligo di mascherine, chirurgiche o di “maggiore efficacia protettiva”, per studenti sopra i 6 anni, insegnanti e personale ATA, fino alla conclusione dell’anno scolastico 2021-2022. C’è una novità per chi compie 6 anni e frequente la scuola dell’infanzia: non c’è più l’obbligo di indossare la mascherina, come previsto da un emendamento proposto dal M5S.