Monta la preoccupazione del settore Tlc per la possibile proclamazione d’indipendenza in Scozia. Lo spauracchio del referendum, che si terrà il 18 settembre, spaventa la Regina Elisabetta e non lascia tranquilli nemmeno i sei maggiori operatori del Regno Unito – BT, EE, TalkTalk, Telefonica UK (O2), 3 Uk e Vodafone Uk – che in una lettera aperta snocciolano tutti prblemi che dovrebbero affrontare in caso di vittoria del fronte indipendentista.
In primo luogo, le telco si chiedono come un settore Tlc del tutto scozzese si organizzerebbe dal punto di vista regolamentare e quali sarebbero le conseguenze di questa situazione sulla gestione delle reti, sul rapporto con i clienti e con i dipendenti delle aziende britanniche che lavorano per il mercato scozzese.
In caso di vittoria del sì, domandano le telco, “ci sarà continuità con l’attuale quadro regolamentare dell’Ue, che ci consenta di continuare ad operare oltre frontiera condividendo le infrastrutture con un set di regole comuni? Quale sarà la posizione del nuovo governo scozzese in materia di spettro radio?”.
C’è da dire che al momento le frequenze su cui viaggia la telefonia mobile in Scozia sono state licenziate nel Regno Unito e rispettano le norme in vigore a Londra. La nascita di uno stato indpendente implicherebbe con ogni probabilità la creazione di un regolatore nazionale, che prenda il posto dell’Ofcom nella gestione dell’etere in Scozia.
Il timore delle telco del Regno Unito riguarda l’eventuale obbligo di apportare modifiche pesanti e sostanziali ai loro netwok, per riflettere la nuova realtà di una Scozia indipendente; al contempo, anche i servizi forniti in Scozia rischiano di dover subire delle modifiche, che rispecchino la scarsa densità di popolazione e il complesso profilo orografico del paese. Tutti fattori che rischiano di far lievitare non poco i costi di gestione per gli operatori.