Il piano sulla società della rete è un passo molto importante per il Paese, per aumentare gli investimenti e Tim non prevede con questa mossa né l’Ipo della nuova entità (Netco) né la fusione con Open Fiber. Lo ha detto ieri Amos Genish nell’incontro con i sindacati, secondo quanto riferiscono fonti sindacali. Genish ha ribadito che “Il nostro progetto è un processo volontario”, in vista della pronuncia dell’Agcom sull’analisi di mercato prevista non prima di giugno.
Dopo il 6 marzo, data in cui è fissato il Cda di Tim sul piano industriale 2018-2020, il progetto sarà presentato ufficialmente all’ Agcom a cui è stato già presentato in via preliminare. Riguardo ad altre preoccupazioni espresse dai sindacati, Genish ha chiarito che il perimetro aziendale non cambia e che Tim guarda alla redditività del gruppo e non si tratta di una manovra finanziaria ma con obiettivi regolamentari. Il debito, visto che la società è controllata al 100%, resta in capo al gruppo. Perché il progetto diventi operativo ci vorrà almeno un anno.
Peraltro, anche Open Fiber dovrebbe approvare un nuovo piano industriale nella prima settimana di marzo, da sottoporre poi all’attenzione delle banche per trattare nuovi finanziamenti.
La richiesta di incontro con l’amministratore delegato Amos Genish da parte dei sindacati è arrivata venerdì scorso, dopo l’annuncio del progetto di spin off fatto il 7 febbraio dall’ad di Tim durante un incontro con il ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda.
Annuncio che ha preso alla sprovvista i sindacati Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil che ieri nel tardo pomeriggio hanno incontrato Genish. “Nell’incontro, richiesto dalle OO.SS., l’AD Genish, rispetto alle preoccupazioni espresse dalle organizzazioni sindacali confederali sul futuro dell’azienda ed in particolare della rete, ha dichiarato che gli interessi primari di Tim sono la creazione di valore in un percorso sostenibile di crescita con al centro il cliente”, così una nota unitaria delle Segreterie Nazionali Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil.
“In questo ambito, il modello di separazione della rete, mediante un progetto di societarizzazione, ovvero in una società detenuta al 100% da Tim, risponde, secondo l’AD, ad una finalità tecnica per assicurare la piena equivalenza di accesso, cioè la neutralità della rete, ritenendo questo progetto di natura squisitamente tecnico-normativo e non di tipo finanziario, con Agcom quale unico interlocutore fermo restando la necessaria informativa al Governo.”
Secondo Il Sole 24 Ore, Genish avrebbe inviato una lettera a circa 7 mila fornitori del gruppo chiedendo uno sconto sulle forniture tra il 10% e il 20%. Mossa che desta preoccupazione tra le sigle sindacali. “Sul tema degli appalti e più specificamente sulle problematiche conseguenti all’iniziativa di tagli lineari richiesti ai fornitori, l’AD ha dichiarato che il tutto è finalizzato a conseguire l’equità dei prezzi applicati a Tim dai fornitori”, aggiungono i sindacati.
“Le Organizzazioni sindacali – termina la nota – preso atto delle dichiarazioni dell’AD, hanno ribadito come il futuro di Tim e nella fattispecie della rete, data la sua rilevanza, debba necessariamente vedere il coinvolgimento pieno del Governo e delle parti sociali, e non possa pertanto essere derubricato a questione unicamente tecnico-regolamentare (Agcom), confermando le proprie preoccupazioni al riguardo.
Preoccupazioni e perplessità che i sindacati hanno esteso anche alle problematiche conseguenti al contenuto ed alle modalità di “tagli lineari” ai costi delle forniture che rischiano di produrre pesanti riflessi produttivi ed occupazionali nell’indotto”.