AIIP esprime viva preoccupazione per le conseguenze di una frettolosa creazione in Italia di un’unica “società della rete” che, da dichiarazioni e notizie di stampa, appare un obiettivo a breve termine del Governo.
L’ottimizzazione degli investimenti e le sinergie infrastrutturali sono auspicabili se realizzate promuovendo – anziché eliminando – la concorrenza infrastrutturale in un mercato aperto e competitivo. La creazione di un nuovo monopolio delle rete, a seguito della fusione della rete di TIM con quella di Open Fiber senza garanzie di salvaguardia degli investimenti fatti da molte altre aziende, e senza valorizzare le economie di densità perseguibili da una rete aperta, darebbe un colpo mortale a operatori che hanno investito proprie risorse, creato lavoro e coperto molte aree a digital divide con reti a banda ultralarga in fibra ottica e wireless. Gli associati AIIP , confermando l’eccellenza delle PMI italiane, nell’ultimo triennio hanno realizzato oltre 7.500 km di rete in fibra ottica di accesso e un milione di civici passed, investendo mezzo miliardo di euro senza aiuti di Stato. Un ritorno al monopolio è dannoso per il Paese, prima ancora che inaccettabile.
L’introduzione di meccanismi di remunerazione automatica degli investimenti sulla rete (il c.d. RAB o regulatory asset base), che sembrano la novità del prossimo “DL Semplificazione”, con il prezzo imposto forzosamente a favore del “nuovo monopolista”, rischiano di minare l’efficienza e premiare invece la rendita di posizione a danno dei concorrenti e quindi degli utenti.
E’ necessario che il Governo adotti una posizione chiara e decisa per non creare un “nuovo monopolista” pubblico ed assicurare il rispetto di un operatore di rete indipendente e non integrato verticalmente (cd. “wholesale-only”) che non venda, direttamente o indirettamente, servizi passivi ed attivi ad utenti finali, consumatori o piccole, medie e grandi imprese, inclusa la PA.
Un nuovo monopolio sovvertirebbe la concorrenza nelle telecomunicazioni che ha prodotto una costante riduzione dei prezzi ed un miglioramento della qualità dei servizi, con aumenti di prezzo stabiliti per via regolamentare.
Ridurre al ruolo di meri rivenditori quegli operatori che da oltre venti anni hanno investito risorse proprie sul territorio in concorrenza, formando un ecosistema di imprese che forniscono servizi di telecomunicazioni avanzati ed innovativi, oltre a creare con gravi rischi occupazionali diretti ed indotti, affosserebbe la già lenta digitalizzazione del Paese.
Gli operatori associati ad AIIP sono pronti, come sempre, a dare il proprio contributo per la crescita del paese.
L’Associazione Italiana Internet Provider (AIIP) si è costituita nel giugno 1995, come prima associazione di categoria del settore e conta attualmente circa 50 aziende iscritte, molte delle quali impegnate nello sviluppo di reti di telecomunicazioni in fibra ottica in aree nere, grigie e bianche.
I principali obiettivi dell’associazione sono:
- Il rapporto con gli interlocutori istituzionali;
- La definizione e la diffusione di standard qualitativi e di regole di comportamento nell’ambito dell’offerta Internet;
- La promozione della rete Internet come strumento produttivo ed efficace per le aziende, in particolare PMI, e per gli utenti in genere;
- Il coordinamento di iniziative di ricerca di interesse comune per gli associati, su argomenti tecnologici e di mercato;
- L’istituzione di rapporti con organizzazioni internazionali con simili finalità.
Le aziende associate ad AIIP sono prevalentemente riconducibili a un modello imprenditoriale fortemente personalizzato, flessibile, focalizzato primariamente sulla clientela business, con forte penetrazione nel settore PMI, che richiede un livello di assistenza e SLA sostanzialmente diversi rispetto a quello degli operatori “di massa”.
L’attività delle aziende si concretizza sulla rete fissa (FTTH, FTTC, ULL, ecc.) e su tecnologie wireless (FWA), spesso con la copertura di zone caratterizzate da digital divide. A questo vanno aggiunti i servizi forniti grazie ad infrastrutture e investimenti in molti data center, che gli associati hanno realizzato al fine di erogare contenuti, applicazioni e servizi anche di tipo cloud.