La vicenda Stx diventa uno scontro tra la Francia e l’Italia
27 lug 11:24 – (Agenzia Nova) – L’ultimatum lanciato ieri mercoledi’ 26 luglio dal ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire, ha portato a galla il braccio di ferro tra Francia ed Italia che era latente da diversi mesi: cosi’ il quotidiano francese “Les Echos” riassume la situazione dei negoziati sul futuro dei cantieri navali Stx di Saint Nazaire, che dovrebbero essere rilevati dal gruppo italiano Fincantieri dopo il fallimento della casa-madre sud-coreana Stx Shipbuilding. Da un lato dunque c’e’ il governo di Parigi che, su istruzioni del neo presidente Emmanuel Macron, afferma come l’unico accordo possibile sia una partecipazione paritaria italo-francese (50 e 50) nel capitale di Stx France; e minaccia, se Fincantieri non accettasse, di nazionalizzare i cantieri di Sain Nazaire. Dall’altro lato c’e’ il governo di Roma, che reagisce furiosamente al voltafaccia della Francia: l’Italia accusa i francesi di essersi rimangiati gli accordi raggiunti dal precedente governo del presidente Francois Hollande, che prevedevano invece una maggioranza in mani italiane; e rinfacciano al neo presidente Macron di essere europeista e liberista a parole, ma nazionalista e protezionista nei fatti. La situazione dunque per ora e’ congelata, in attesa che uno dei due contendenti ceda dalle sue posizioni in attesa che alla mezzanotte di domani venerdi’ 28 luglio scada il termine ultimo perche’ lo Stato francese utilizzi il suo diritto di prelazione, riconosciuto dal tribunale fallimentare di Seul, e proceda come ha minacciato alla nazionalizzazione dei cantieri Stx France di Sain Nazaire.
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Bce, cinque anni dopo il tutto per tutto di Draghi
27 lug 11:24 – (Agenzia Nova) – Sono passati esattamente 5 anni da quando il presidente della Banca Centrale Europea (Bce), Mario Draghi, affermo’ davanti ad un gruppo di investitori a Londra il suo ormai noto impegno per la difesa della moneta unica europea “a qualunque costo”. L’effetto di quel pronunciamento cosi’ forte furono immediate; la convinzione diffusa che anche l’Italia potesse essere in grossi guai e che l’Unione monetaria si sarebbe potuta disintegrare si sopirono piu’ o meno istantaneamente. Il tasso d’interesse tra i titoli di Stato italiani e spagnoli rispetto a quelli tedeschi scese immediatamente e i mercati si calmarono. Tre semplici parole (“Whatever it takes”) bastarono, senza contemporanee azioni concrete, a cambiare le cose. Da allora, scrive la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, il quadro finanziario ed economico dell’eurozona si e’ stabilizzato, grazie anche al programma di quantitative easing intrapreso dall’eurotower. Molti attori economici in Germania erano contrari alla decisione e si erano rivolti alla Corte costituzionale di Karlsruhe perche’ ritenevano il procedimento illegale. Fra quanti contestarono la politica monetaria espansiva di Draghi figurano il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, e il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble. Si ricorse anche alla Corte suprema europea. In Germania a rimetterci e’ stato soprattutto il comparto assicurativo e i suoi clienti, oltre che i piccoli risparmiatori. Ora la prospettiva e’ il graduale ritorno alla normalita’, con un aumento progressivo dei tassi d’interesse. La situazione appare senz’altro piu’ stabile e confortante rispetto a cinque anni fa.
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Francia, Emmanuel Macron provoca sempre piu’ scontenti
27 lug 11:24 – (Agenzia Nova) – Per la seconda volta in soli quattro giorni il presidente francese Emmanuel Macron vede crollare la sua popolarita’: cosi’ il quotidiano conservatore “Le Figaro” presenta i risultati dell’ultimo sondaggio d’opinione realizzato in Francia dalla societa’ di rilevazioni statistiche Ipsos. Secondo il sondaggio pubblicato ieri mercoledi’ 26 luglio, il presidente e’ ora accreditato di una buona opinione da parte del 42 per cento dei francesi, con un calo di 3 punti percentuali rispetto allo scorso mese di giugno; cio’ che e’ peggio, pero’, e’ che le opinioni critiche sul suo operato, ad appena due mesi dal suo insediamento, sono aumentate di ben 15 punti percentuali, passando dal 27 al 42 per cento. “Questa rilevazione segna la fine del periodo di benevola attesa” di cui Macron aveva fin qui goduto, commenta il direttore di Ipsos, Jean-François Doridot; a mo’ di paragone, i suoi tre predecessori allo stesso stadio del loro incarico registravano livelli di popolarita’ molto piu’ alti: 53 per cento di opinioni favorevoli per Jacques Chirac, 66 per cento per Nicolas Sarkozy e 55 per cento per François Hollande. Gia’ domenica scorsa un altro sondaggio aveva indicato che la popolarita’ del capo dello Stato francese era calata di 10 punti percentuali: il piu’ forte calo per un presidente dopo tre mesi al potere. La tendenza negativa, secondo l’istituto Ipsos, investe anche il primo ministro Edouard Philippe: se infatti l’indice di approvazione del suo operato rimane abbastanza alto, con un 41 per cento di approvazione, sono soprattutto le opinioni negative a crescere nei suoi confronti: ora sono il 36 per cento i francesi che lo criticano, con un aumento addirittura del 12 per cento in un solo mese.
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Usa: Trump chiude la porta delle Forze armate ai transessuali
27 lug 11:24 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha bocciato ieri via Twitter che la politica avanzata dal suo predecessore, Barack Obama, per includere i transessuali dichiarati nelle Forze armate, obbligando peraltro queste ultime a pagare le spese per il cambio di sesso dei militari transgender. Il presidente ha scritto di essersi consultato con generali ed esperti, e di aver concluso che l’inclusione dei transessuali nelle Forze armate – un processo iniziato gia’ da un anno – presenta “costi medici e disagi enormi”, e che pertanto la Casa Bianca non intende portarlo avanti. Il presidente ha affrontato al questione con l’usuale ruvidezza, annunciando di fatto un vero e proprio bando ai transessuali in divisa: questi ultimi, ha scritto, “non potranno servire ad alcun titolo” nelle varie armi del paese. L’annuncio di Trump ha scatenato una feroce quanto prevedibile polemica da parte de Democratici e delle associazioni transgender, che lo accusano non soltanto di discriminazione di genere, ma anche di “mettere a rischio la sicurezza nazionale”. Il presidente, riconosce pero’ il “New York Times”, si e’ mosso perche’ obbligato: al Congresso stava gia’ montando uno scontro durissimo in vista del voto sul provvedimento, approntato da Obama, che avrebbe costretto il Pentangono – e dunque i contribuenti – a pagare le terapie ormonali e gli interventi chirurgici per la “transizione di genere” dei militari transessuali; la disputa metteva in serio pericolo il pacchetto di spesa da 790 miliardi di dollari per le forze armate che il Congresso dovra’ votare questa settimana, e che concretizzerebbe la promessa di Trump di aumentare il bilancio delle Forze armate.
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Spagna, meno di quattro milioni di disoccupati: e’ la prima volta dal 2009
27 lug 11:24 – (Agenzia Nova) – Tra aprile e maggio il numero dei disoccupati in Spagna e’ sceso a 3 milioni e 914 mila persone. Un calo di quasi tre punti percentuali in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, che porta la quota dei disoccupati nel paese iberico al valore – pur sempre alto – del 17,2 per cento. La notizia diffusa dall’istituto nazionale di statistica e’ celebrata dalle principali testate, variamente impegnate a ricordare i primati e le serie storiche sull’occupazione. Il tetto dei quattro milioni era stato superato nel primo trimestre del 2009, pochi mesi dopo le celebri vicissitudini di Lehman Brothers. Ma il ritmo non segue quello della ripresa, scrive “El Pais”: nel trimestre in esame il Pil ha recuperato i livelli massimi dall’inizio della crisi, ma la cifra della disoccupazione “e’ ancora molto lontana dal milione e mezzo registrato nell’estate del 2007” e “non raggiunge ancora i 3,2 milioni dell’ultimo trimestre del 2008”. Cruciali contratti legati alla settimana di Pasqua, segnalano i media ricordando che il mercato del lavoro nel paese iberico “risente molto della stagionalita’”. Il lavoro generato dalle vacanze pasquali ha permesso di sottrarre 340.700 spagnoli alla disoccupazione, uno spettacolare calo dell’8 per cento, il maggior calo trimestrale nella serie storica che inizia nel 1964. E il dato si rivela ancora piu’ goloso considerando il parallelo aumento del numero di attivi, 34.000 individui. “A differenza di altri momenti, in cui la popolazione se ne andava o – scoraggiata – smetteva di cercare lavoro, ora la disoccupazione cade fondamentalmente perche’ si stanno creando posti di lavoro”.
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Regno Unito, il piano per la qualita’ dell’aria criticato da comuni e imprese
27 lug 11:24 – (Agenzia Nova) – Ampio risalto sui quotidiani britannici “The Guardian” e “The Times” per il piano del governo del Regno Unito volto a vietare entro il 2040 la vendita di auto nuove a benzina e diesel. Il “piano per la qualita’ dell’aria”, presentato dal segretario all’Ambiente, Michael Gove, ha suscitato critiche sia nella politica che nell’industria. I sindaci di sei citta’ gravemente inquinate — Liverpool, Leeds, Birmingham, Southampton, Leicester e Oxford — in una lettera al ministro dichiarano che le misure annunciate non aiutano a combattere le emissioni inquinanti che uccidono ogni anno migliaia di persone. Gli amministratori riconoscono che vengono indicati obiettivi ambiziosi a lungo termine, ma denunciano la mancanza di misure specifiche che permettano gli enti locali di agire immediatamente per riportare i livelli di inquinamento entro i limiti di legge. A loro parere dovrebbe essere elaborato un piano di piu’ ampia portata che tenga conto dei contributi degli ambientalisti, del settore medico e dell’opposizione politica. I firmatari sottolineano che la questione e’ una vera e propria “emergenza sanitaria”: si stima, infatti, che 40 mila persone muoiano ogni anno per cause legate all’inquinamento. Hanno espresso insoddisfazione anche i sindaci di Londra e Sheffield. ClientEarth, lo studio legale specializzato in diritto dell’ambiente che ha ottenuto un’ingiunzione affinche’ l’esecutivo presentasse il piano, ha bocciato il testo, che considera poco piu’ di una “riscrittura” di precedenti bozze. In particolare, il governo e’ esortato a estendere ad altre citta’ — oltre Birmingham, Derby, Leeds, Nottingham, Southampton e Londra — le cosiddette “zone di aria pulita”, in cui i veicoli piu’ inquinanti devono pagare un pedaggio, ma l’esecutivo oppone resistenza considerando l’estensione solo una soluzione estrema: nel piano sono elencate ottanta arterie stradali critiche per le quali i comuni (29 quelli interessati) potrebbero ricorrere a interventi restrittivi della circolazione; tuttavia le restrizioni sono ammesse solo dopo l’esaurimento di altre possibilita’ e solo per periodi limitati. In un articolo pubblicato su “The Guardian” la coleader dei Verdi, Caroline Lucas, definisce il pacchetto di misure modesto: a suo parere anche se gli obiettivi venissero anticipati, non basterebbe perche’ e’ l’intero sistema del trasporto che deve essere ripensato. Le proposte non hanno convinto nemmeno il settore produttivo. La National Grid, la societa’ che gestisce la rete elettrica, ha messo in dubbio la capacita’ dell’infrastruttura di soddisfare l’intera domanda di elettricita’, mentre l’amministratore delegato di Aston Martin, Andy Palmer, ha bollato come “assurda” l’idea di mettere fine entro una generazione alla produzione di vetture a benzina e diesel, che distruggerebbe le case automobilistiche di lusso.
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Regno Unito, Rudd rassicura le imprese su un sistema dell’immigrazione post Brexit che funzioni per tutti
27 lug 11:24 – (Agenzia Nova) – In un articolo pubblicato sul “Financial Times”, Amber Rudd, segretaria all’Interno del Regno Unito, rassicura gli imprenditori sulla comune volonta’ di continuare ad avvalersi di quanti contribuiscono alla prosperita’ del paese e annuncia che affidera’ una dettagliata analisi sull’immigrazione dall’Unione Europea alla commissione indipendente Migration Advisory Committee. “Il governo del Regno Unito e’ stato chiaro sulla volonta’ di cogliere l’opportunita’ dell’uscita dall’Ue per progettare un futuro sistema dell’immigrazione che sia nel miglior interesse del paese. Una parte cruciale di questo sistema deve essere la creazione di un ambiente che ci permetta di raggiungere livelli sostenibili di immigrazione. Uscire dall’Ue ci offre l’occasione per farlo in modo ragionevole, controllo il flusso migratorio dall’Europa e al tempo stesso continuando ad attrarre persone che ci arrechino benefici da un punto di vista economico, sociale e culturale”, premette Rudd. “L’opinione pubblica — esorta la responsabile dell’Interno — deve avere fiducia nella nostra capacita’ di controllare l’immigrazione, in termini qualitativi e quantitativi, dall’Ue. Questo e’ il motivo per cui, una volta lasciata l’Ue, questo governo applichera’ le sue regole sull’immigrazione e requisiti che soddisfino le esigenze delle imprese britanniche, ma anche di una piu’ ampia societa’”. “Nell’ultimo anno — prosegue Rudd — ho sentito in prima persona leader d’impresa e datori di lavoro dei piu’ svariati settori esprimere apprezzamento per i cittadini europei per il lavoro, le competenze e le idee. Voglio rassicurare quanti hanno espresso i loro pareri, in privato o in pubblico, che il governo e’ in ascolto e che condividiamo il loro desiderio di continuare ad accogliere coloro che contribuiscono a rendere il Regno Unito un luogo di prosperita’. Per farlo, dobbiamo essere sicuri di avere il quadro piu’ accurato possibile della misura in cui l’economia nazionale utilizza la forza lavoro dell’Ue. Cio’ ci permettera’ di elaborare una strategia industriale che affronti le sfide economiche a lungo termine”. “Ecco perche’ — annuncia l’esponente dell’esecutivo guidato da Theresa May — oggi chiedero’ al Migration Advisory Committee, consulente indipendente del governo, di effettuare una valutazione dettagliata dell’immigrazione dall’Ue e dallo Spazio economico europeo in relazione all’economia in Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord”. “Questo parere — spiega Rudd — poggera’ sul lavoro del governo e ci permettera’ di prendere decisioni di vitali importanza sulla base dei miglioramenti suggerimenti possibili. Il Mac considerera’ il quadro di insieme, andando al di la’ delle singole evidenze aneddotiche e consentendoci di elaborare politiche sulla base di evidenze di alta qualita’”. “Il comitato — precisa — iniziera’ a lavorare a breve. Gli imprenditori e i datori di lavoro avranno la possibilita’ di esprimere le loro sincere opinioni, indipendentemente dal governo. E’ di fondamentale importanza che in questo lavoro si riflettano accuratamente le visioni di ogni settore industriale, quindi esorto i rappresentanti dell’industria a farsi coinvolgere nel processo”. L’esponente conservatrice insiste nel rassicurare la comunita’ imprenditoriale sulla partecipazione all’iter e sulla riduzione delle incertezze: “Voglio anche rassicurare le imprese e i cittadini dell’Ue che faremo in modo che non ci sia un ‘precipizio’ quando lasceremo il blocco. Oltre al lavoro del Mac nei prossimi mesi riuniro’ colleghi del governo per parlare con le imprese, in sindacati, le istituzioni del mondo dell’istruzione e molti altri soggetti. I commenti e le considerazioni che sentiremo nel corso di queste discussioni si integreranno alle rilevazioni del Mac per aiutarci a dare forma al nostro pensiero alla futura politica dell’immigrazione”. Riguardo ai tempi, la segretaria all’Interno afferma che “in autunno il governo delineera’ i concetti iniziali sulle opzioni per il futuro sistema dell’immigrazione” tenendo conto “dei dati del Mac e delle posizioni di un’ampia gamma di portatori di interesse prima che qualsiasi misura venga definita”. “Per dirlo semplicemente — conclude Rudd — il Regno Unito deve rimanere un fulcro per i talenti internazionali. Dobbiamo continuare ad attrarre i migliori e piu’ brillanti migranti da tutto il mondo. E dobbiamo implementare un nuovo sistema dell’immigrazione dopo l’uscita dall’Ue che ci dia il controllo e soddisfi tutti i nostri interessi”.
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Migrazioni, ministro lussemburghese Asselborn: “Non si puo’ chiudere il Mediterraneo”
27 lug 11:24 – (Agenzia Nova) – In un’intervista rilasciata a “Der Spiegel”, il ministro degli Esteri lussemburghese Jean Asselborn ha criticato la politica dei rifugiati nella Ue. In merito alle affermazioni del segretario e candidato cancelliere del Partito socialdemocratico tedesco (Spd) Martin Schulz, Asselborn ha detto che quello dei rifugiati “e’ un problema urgente da affrontare. C’e’ bisogno di una politica europea comune al riguardo, esattamente l’opposto di quanto sta accadendo”. In particolare, il ministro ha criticato l’atteggiamento dell’Ungheria e quello del ministro degli Esteri austriaco. Secondo il politico lussemburghese non c’e’ piu’ molto tempo per mettere in atto una politica comune. Non e’ comprensibile l’atteggiamento dell’Austria, sostiene Asselborn, secondo cui “non si puo’ chiudere il Mediterraneo come fosse una pista da sci”. La situazione libica e’ particolarmente grave. E’ necessario, secondo il Lussemburghese, che le Nazioni Unite e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Unhcr) migliorino la condizione dei migranti che si trovano nei campi del Paese nordafricano. Ma cio’ richiede denaro e personale, e occorre rendere chiaro ai migranti a quali pericoli vanno incontro nella rotta del Mediterraneo. “Quello che sta avvenendo in Italia non e’ un problema italiano, ma europeo. Altri Paesi dell’Unione devono essere presenti con denaro e logistica. Noi europei dobbiamo aiutare gli italiani nello screening dei richiedenti asilo, stabilendo celermente chi ha diritto e chi no all’ospitalita’. Quanti ricadono sotto la convenzione di Ginevra sui rifugiati devono poi essere ridistribuiti in tutta Europa. Gli altri devono essere rimandati a casa loro”, ha chiarito il ministro lussemburghese. Secondo Asselborn occorre istituire una giurisdizione europea per la procedura di riconoscimento e smistamento, non lasciando il compito solo ai paesi alle frontiere esterne dell’Unione. La Corte europea, aggiunge il ministro, dovrebbe agire concretamente contro i Paesi che rifiutano di accettare la loro quota di migranti, facendo pagare loro 250 mila euro di sanzione per ogni persona rifiutata. Se cosi’ fosse, sottolinea il settimanale tedesco, la Polonia dovrebbe in tal caso pagare un miliardo e mezzo di euro.
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Il premier libico al Serraj chiede il sostegno italiano, Haftar “premiato” dall’iniziativa francese
27 lug 11:24 – (Agenzia Nova) – Il leader del governo libico di accordo nazionale, Fayez al Serraj, ha incontrato mercoledi’ a Roma il presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, e ha chiesto il sostegno dell’Italia per combattere i trafficanti di esseri umani nelle acque territoriali libiche. Lo ha annunciato lo stesso Gentiloni a margine dell’incontro, all’indomani dell’incontro organizzato a Parigi dal presidente francese Emmanuel Macron, tra lo stesso Serraj e il generale libico Khaliga Haftar; con la mediazione della Francia, i due leader libici hanno concordato un cessate il fuoco condizionato e si sono impegnati a favorire nuove elezioni politiche il prossimo anno. Gentiloni ha spiegato ieri che da Serraj e’ giunta la richiesta “di supporto tecnico da parte delle nostre unita’ navali nello sforzo congiunto per combattere il traffico di esseri umani”. Il premier italiano ha auspicato che la richiesta ottenga una risposta favorevole dal parlamento italiano: il capo del governo italiano ha definito un impegno della Marina italiana in acque libiche “necessario”. “Bloomberg” commentagli ultimi sviluppi della diplomazia per la Libia con un commento di Tarek el Tablawy, secondo cui l’accordo di pace raggiunto a Parigi dovra’ sopravvivere “il passaggio dallo Chateau al campo di combattimento”. L’iniziativa diplomatica francese, avverte l’opinionista, “ha tralasciato di consultare potenti attori locali”, e rischia pertanto di conseguire soltanto “una ulteriore legittimazione di generale ribelle (Haftar, ndr) che recentemente ha inanellato significativi successi sul campo di battaglia”. Sulla carta, ammette l’autore dell’articolo, gli impegni assunti a Parigi dai “leader libici rivali” appare la piu’ ambiziosa nei sei anni di crisi. Gli analisti, pero’, non sono convinti: Talawy ne cita uno, Riccardo Fabiani dell’Eurasia Group, secondo cui l’incontro di Parigi e’ stato “una buona cornice fotografica che Macron e Haftar hanno sfruttato molto bene”: per Haftar, il viaggio a Parigi e’ valso la legittimazione sul piano diplomatico internazionale. Anche secondo Oded Berkowitz, analista per Nordafrica e Medio Oriente della societa’ di consulenza israeliana Max Security, difficilmente l’iniziativa del presidente francese “spezzera’ lo stallo politico” in Libia, ma ha ottenuto un risultato innegabile: “La palla ora e’ nella meta’ campo di Haftar”, sostiene l’analista, secondo cui il generale libico e’ la figura che ha tratto maggior giovamento dalla mobilitazione francese.
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Brasile, la Banca centrale tagli ancora il tasso di sconto
27 lug 11:24 – (Agenzia Nova) – La Banca centrale brasiliana ha tagliato il tasso di interesse (Selic) portandolo a 9,25 punti percentuali. La decisione del comitato di politica monetaria dell’istituto (Copom) fa scendere il costo del credito sotto il tetto del 10 per cento per la prima volta dal novembre del 2013. Il taglio, il settimo da ottobre scorso, conferma la strategia di stimolo monetario che incide sul Selic a colpi di un punto percentuale a sessione: si tratta del terzo calo consecutivo di cento punti base. Di questo passo, l’indice potrebbe chiudere l’anno con un valore compreso tra il 7,5 e l’8 per cento. Gli analisti si aspettavano una nuova sforbiciata ma, si legge in un commento del quotidiano “O Globo”, un taglio dello 0,75 per cento sembrava lo scenario piu’ realistico. Il dubbio che si potesse ripetere un nuovo calo di cento punti base erano alimentati da due considerazioni: da una parte “la sempre piu’ evidente difficolta’ trovata dal governo a rispettare l’obiettivo fiscale del 2017” rafforzata dal “crescente scetticismo” sugli effetti di una sempre piu’ complicata riforma della previdenza, e dall’altra “le incertezze alimentate dalla crisi politica scatenata dalla denuncia della Procura generale della Repubblica contro il presidente Michel Temer”. Alla fine pero’ ha prevalso la posizione secondo cui la “contaminazione dell’economia da parte della politica, alimentata dalla possibilita’ che Temer abbandoni l’incarico, non e’ causa sufficiente perche’ il dollaro possa impennarsi e aumentare la pressione sull’inflazione”. La tendenza al ribasso trova infatti nel calo dell’inflazione un elemento determinante: solo due anni fa l’indice dei prezzi al consumo in Brasile cresceva oltre il ritmo del 10 per cento, ma e’ negli ultimi tempi sceso fino al 2,78 per cento, il livello piu’ basso da circa 19 anni. Di certo, informa “Jornal do Brasil”, c’e’ ancora molto da lavorare sul fronte dei conti pubblici. La manovra della Banca, informano i media locali, rende il risparmio piu’ remunerativo della maggior parte dei fondi.
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