Ho conosciuto Tonino 25 anni fa, circa. Me lo presento una sera, un’amica che conoscevo da poco, Antonella Ponziani. Siamo nel 1993, e Zangardi, aveva da poco girato il suo primo film, Allullo Drom, con una bellissima, e bravissima, Isabella Ferrari, che iniziava proprio in quel periodo, un nuovo percorso artistico, (nel 95′ vincera, poi la coppa Volpi, come miglior attrice, al Festival di Venezia, per Romanzo di un giovane povero, di Ettore Scola), Claudio Bigagli, e Massimo Bonetti. Era una storia che parlava del mondo gitano, (molto caro a Tonino), e si sviluppava nella provincia Toscana.
Spesso la sera ci si incontrava a Trastevere, con altri cinematografati, tra cui Piero Natoli (regista, scomparso anni fa), Vera Gemma, Antonella Ponziani, Antonella Fattori, ed altri amici. Tra loro c’era anche Nico Cirasola, (regista), molto amico di Tonino.
Io venivo dalla pittura, e dovevo ancora iniziare (il primo documentario, Complimenti che carattere, è del 96′ Festival di Torino), il mio percorso dietro la macchina da presa. Tutti gli altri avevano già girato dei film. Da allora, abbiamo continuato a sentirci e vederci, a sapere l’uno dell’altro, pur seguendo strade diverse. Tonino e Nico hanno realizzato una decina di film, ciascuno. Le due Antonelle, e Vera, ci hanno regalato bellissime interpretazioni, alternando con disinvoltura, il cinema alla televisione. Piero, anche lui, prima di lasciarci, ci ha regalato, con il suo sguardo delicato, (Ladri di cinema) momenti di poesia. Io che venivo dalla pittura, mi sono innamorato del documentario, e ne ho realizzati una quarantina. Ognuno di noi ha nutrito quel sogno, che ci faceva incontrare e condividere i film, il cibo, le parole, qualche litigata, la voglia di esserci, di dire la nostra, di portare nel buio di una sala il nostro mondo, le emozioni, la vita.
Aveva scritto Godard, dell’amicizia con Truffaut: “…quello che ci incatenava, più forte del bacio finto di Notorius, era lo schermo, e solo lo schermo. Era il muro che bisognava saltare per fuggire dalle nostre vite…” Quello stesso schermo che ci faceva sentire parte di una famiglia, anche se ci si vedeva poco, anche se col tempo le occasioni si diradavano, e quasi, con alcuni, non ci si conosceva più. Era questo il collante, di tutti gli incontri, che sono continuati anni dopo, alla libreria del cinema, nelle riunioni del Giovedì, dell’allora nascente movimento dei 100 autori (oggi associazione). Per circa due anni, tutte le settimane, ci si vedeva, sempre, li a Trastevere, e per la prima volta (dopo i tempi gloriosi del cinema italiano), autori, registi, sceneggiatori, attori, direttori della fotografia, scenografi, cinematografari, insomma, si riunivano e riconoscevano, e condividevano, “lo schermo“. Parole, proposte, confidenze, litigi, confronti, storie, polemiche, abbracci, sorrisi, racconti, passione, amore, idee, film, soprattutto idee di cinema. C’era il sole, nei nostri cuori era la magia dello stato nascente.
Qualche giorno fa con alcuni di loro ci siamo incontrati, per salutare un amico, appunto, Tonino, che la mattina del 19 Febbraio, è partito, per il suo ultimo viaggio, dal quale non tornerà, almeno nella forma in cui lo conoscevamo noi. Non c’era il sole, pioviccicava, e faceva freddo. Camminavo velocemente, nel quartiere dove vivo, stavo raggiungendo Claudio Sestieri, un collega. Ci eravamo dati appuntamento nel cuore del Pigneto, Da Rosy, vicino al ponticello che collega due parti del quartiere. La chiesa e quella si Sant’ Elena, un luogo legato al cinema, come tutti noi. Non può essere solo un caso. In questa strada fu girata la scena, della corsa, disperata, della Magnani, che gridava “Francesco, Francesco…….”, in Roma città aperta.
Siamo stati li, in silenzio, insieme, con le nostre storie, con il nostro vissuto, col cinema. Gesti e parole, son venuti a trovarci, sono stati li, con noi. Erano, di tutti questi anni. Ci siamo guardati, senza guardarci, con alcuni stretti la mano, con altri abbracciati. Aperti, e anche un po chiusi, con le nostre porte, ma la vita, quando accade, non le rispetta, le scardina. Per ognuno di noi è stato rivivere attimi, scordati, tornati a bussarci dentro, con la forza che, certe volte ha il cinema quando ti tira dentro, e ti insegna qualcosa, te la fa vedere, capire, e abbandonare, se c’è bisogno. Certe volte. Scriveva sempre, Godard, “…il cinema ci aveva insegnato la vita, la vita si è presa la sua rivincita…”
“Ci siamo conosciuti per caso a una proiezione al cinema Politecnico a Roma” ricorda Nico Cirasola, “Tonino, mi chiese di aiutarlo a preparare il suo primo film, gli dissi va bene, io ne avevo girati già due, e il giorno dopo partimmo per fare i sopralluoghi di Allulo Drom. Li è nata la nostra avventurosa amicizia che ci ha portato a continuare questo viaggio nella vita e a confrontarci continuamente, sui film, e su tutto, sempre con ironia e allegria, ci prendevamo molto in giro, lui diceva di aver fatto piu film di me, e io sostenevo che invece erano più i miei, ogni film che abbiamo fatto era anche una gara, un gioco, tra noi.
Tonino amava soprattutto le donne quando ne trovava una che gli piaceva, alle feste, spariva. Lo ritrovavi la, inchiodato, che la corteggiava. Gli dicevo come fai a trovare tutto questo tempo, io non c’è l’ho. Mi rispondeva, “sono sempre solo”, invece non era vero, aveva un sacco di donne, e non era mai solo, per lui ognuna è stata importante. Si attaccava molto, voleva condividere, andare avanti, passare il tempo insieme, passeggiare.
Un altra cosa che ci univa era la passione per le macchine e i viaggi. Amavamo le macchine grandi, spaziose, con molti posti, per poter condividere i viaggi anche con altre persone. Spesso quando ci capitava di essere lontani in viaggio da soli, con la musica a palla ci telefonavamo e progettavamo, altri film e viaggi. Proprio pochi giorni fa, avevamo pensato di pare un viaggio in Messico. Si era fissato. Tonino era molto “frangibile“, non gli piaceva farlo vedere anche se soffriva, doveva sembrare sempre che stava bene. Non ammetteva nemmeno a se stesso di essere malato. Aveva tolto la foto (su Facebook) in cui si intravedevano le flebo, non voleva fa sapere a nessuno che stava in ospedale. La notte prima di andarsene, aveva scritto una bellissima storia, me l’aveva letta. Poi l’ho visto tremare come una foglia, l’hanno sedato e si è addormentato.
Cosa mi ricordo? Le risate, te le senti addosso… aveva sempre pronto, un progetto nuovo. Una speranza”.
Ci dicono molto di lui i titoli dei suoi film: Allullo drom, Un altro giorno ancora, Prendimi e portami via, Ma l’amore… si!, Sandrine nella pioggia, L’esigenza di unirmi ogni volta con te, (che è diventato anche romanzo), e ancora, L’ultimo mondiale, Mi father Jack. Poi, Quando corre Nuvolari, il suo ultimo lavoro per la televisione.
“Gli interessava raccontare il mondo degli emarginati, chi non aveva una patria. Aveva un anima zingara anche lui”, dice Angelo Orlando, co-autore della sceneggiatura di alcuni film di Tonino (L’esigenza di unirmi ogni volta con te, Sandrine nella pioggia),”I temi erano due, l’innamoramento, l’incontro, con una donna, e gli emarginati, nei suoi film c’era sempre qualcuno che lottava per avere un’identità, anche in amore. Non aveva difficoltà a trovare i soldi per un film, poi pero avara difficoltà con la visibilità, la distribuzione”. Mentre parliamo si accavallano i ricordi, Angelo è appena tornato dalla Spagna (dove vive e lavora oggi), per venirlo a trovare in ospedale prima, e oggi, qui, al Pigneto.
Oggi siamo in tanti, a salutalo, amici, ex compagne, oltre ai familiari, ai figli, al fratello Marco, tanti cinematografati: Nico Cirasola, Angelo Orlando, Alessandro Haber, Alessandro Piva, Antonella Ponziani, Francesca Tasini, Giancarlo Scarchilli, Francesco Torelli, Claudio Sestieri, Pierpaolo Pirone, Dominik Tabasco, Lidia Vitale, Umberto Contarello, Claudio Botosso, Agostino Ferrente, Simona Caparrini, Gianfranco Giagni, non li ricordo tutti, ma sono li, a battere le mani, quando ti portano fuori.
Con Francesca Tasini, ci salutiamo senza dirci nulla, un abbraccio è sufficiente. Francesca è stata la compagna di Tonino per cinque anni, al tempo degli incontri alla libreria del cinema, “Ricordo la prima volta che ha pronunciato il suo nome, quel suo sguardo magnetico” Ciao sono Tonino Zangardi……faccio il regista”
“Per me quel nome e’ sempre stato riduttivo, paragonato alla sua persona, il nome Tonino mi ricordava il tomino del supermercato cosi’ da subito decisi di chiamarlo Antonio. E’ entrato nella mia vita come il vento e si e’ attaccato alle mie mani ed e’ rimasto li. Vento nel vento”.
Francesca, usa parole colme di emozione, le pronuncia con cura, “mi diceva sempre che il film vero era la vita stessa e la cosa importante era saper vivere la vita come in un film e lui lo sapeva fare, lo sapeva fare molto bene. Nessun dubbio. Non c’erano muri inafferrabili. Ogni volta si buttava anima e corpo in qualche impresa titanica per riuscirci sempre. Anarchico sognatore, coraggioso come i suoi film, affascinante con una follia tutta sua, divorava film e libri, ogni istante, e godeva della vita come un bambino curioso dell’universo, come un lupo in cerca di nuovi orizzonti. Ricordo le intere nottate, passate a scriverci parole mai rincontrate, ricordo le nostre fughe in moto verso la Toscana, e l’Emilia, ricordi difficili da scrivere”
“Ha amato moltissimo, voracemente, come se tutto gli sfuggisse, non riusciva a goderne a trattenerlo” continua Angelo, “tornando in macchina insieme (ci eravamo appena conosciuti) gli dissi che il suo film non mi era piaciuto (Allullo drom), Dopo qualche settimana, mi telefonò: la devi smettere di parlare male del mio film, mi disse. Siamo colleghi e ci dobbiamo sostenere.
Ecco Tonino ti diceva tutto quello che pensava, era cosi. La sua frase preferita era “che fai stasera?”. Stare insieme, fare le cose con gli altri, era importante per lui, si buttava in una storia come in un film, a capofitto. Forse come nei film, poi, non riusciva a gestire, ma ogni volta ci credeva fino in fondo come fosse la prima volta. Non sapevo stesse male, solo negli ultimi giorni, qualcuno ci ha avvertito”. Film, abbracci, risate, sogni da condividere, era questo, Zanga. Si, adesso che stiamo per salutarci, ti chiamo cosi, come ti chiamavamo scherzosamente, un po tutti. Era come un marchio, una firma. Zanga, sempre pronto a lanciarti all’inseguimento di una Sandrine, sotto la pioggia, senza mai preoccuparti, di bagnarti, di scivolare, di cadere. Hai cercato di raggiungerla, tutta la vita, insieme ai tuoi sogni. Mi verrebbe voglia di dirti, raccontaceli, si, raccontaceli tutti, ci vuole più tempo, rimani con noi, basterebbe poco, come diresti tu….un altro giorno ancora….. ciao Tonino, ciao.