Un nuovo fantasma sembra aggirarsi nelle stanze del cinema italiano pronto a distruggere una delle poche, consolidate, realtà nel panorama della distribuzione e del box office: il legame positivo esistente tra la presenza di un film al Festival di Venezia e gli incassi sala.
Da sempre Venezia e i suoi film hanno significato molto in termini di incasso e di immagine per fare partire in positivo la nuova stagione cinematografica dopo la pausa estiva. Un trend consolidatosi particolarmente poi negli ultimi 15 anni, da quando 01 e Raicinema puntarono sui film italiani a Venezia da fare uscire in contemporanea o quasi per affermare la rinnovata forza del cinema italiano con incassi significativi, capaci di trainare il resto del listino.
Quest’ anno fra Venezia e box office sembra invece esserci un preoccupante iato. Pochissimi i film italiani, e non quelli in concorso, immediatamente distribuiti per sfruttare il lancio festivaliero e con esiti al botteghino non esaltanti se non deprimenti.
Rinviata poi ai prossimi mesi l’uscita di quasi tutti i film hollywoodiani presenti, per non parlare di quelli delle cinematografie minori, ivi incluso il Leone d’oro filippino dalla durata record di 4 ore non certo rassicurante per la distribuzione commerciale, il cui futuro distributivo è al momento avvolto nelle nebbie.
Che cosa dunque è successo?
Si è forse rotto il legame tra mercato e Festival di Venezia con le scelte fatte sia in sede di composizione dei titoli partecipanti che di premiazione?
O le strategie delle società di distribuzione stanno mutando?
O più semplicemente stiamo attraversando un delicato momento di consumo di cinema per cui vecchi schemi, e vecchie certezze, stanno saltando?
Penso che tutti questi elementi collaborino a quanto sta accadendo. E penso anche che questi elementi debbano essere tenuti conto in vista della prossima edizione del Festival per fare sì che lo iato tra Venezia e mercato non si ampli. Ma anzi.