Il Sole 24 Ore di pochissimi giorni fa ha riportato la notizia che un gruppo di importanti produttori cinematografici italiani e Sky avrebbero deciso di creare una nuova realtà distributiva andando quindi a collocarsi in una situazione di forte concorrenzialità con 01 e Warner Italia. Alla base di questa scelta sembrano esserci almeno tre elementi. La volontà di Sky di diventare un punto di riferimento forte, se non decisivo rispetto a tutti i segmenti produttivi e e distributivi del nostro cinema.
Il secondo è il desiderio di alcuni fra i più importanti produttori cinematografici italiani di creare una sorta di United Artist che metta insieme capitali, energie, idee, registi e sceneggiatori utili a creare una nuova major, che forte dell’alleanza di Sky, possa diventare un nuovo, forse il più importante, player nel mondo del cinema italiano. Terzo ed ultimo elemento la volontà di recepire e sviluppare da parte del mercato le nuove aperture, fiscali e di quadro normativo, che il nuovo ddl cinema proposto dal governo Renzi sembra prefigurare. L’articolo del Sole 24 Ore introduce alcune riflessioni. La prima riflessione è positiva e concerne il fatto che anche nel mondo del cinema, dopo numerosi anni di immobilismo, qualcosa sta cominciando a muoversi. Cosi come è sempre un elemento positivo l’arrivo in un mercato di un nuovo importante player. L’importante ovviamente è che poi questo nuovo player sia in grado di rendere più aperto e concorrenziale il mercato con l’apporto di nuove risorse economiche e finanziarie. Rispetto al mercato oggi è importante infatti che nel cinema italiano si investa di più per meglio sfruttare le nuove realtà fiscali che il governo Renzi sta prefigurando, ma si individui anche una nuova linea editoriale capace non solo di mettere insieme diversi produttori, ma di sfruttarne anche al meglio diversità e caratteristiche.
Infatti, come la vicenda storica della United Artist americana testimonia, le alleanze durano lo spazio di un mattino se questi produttori non si uniscono con un progetto editoriale chiaro, capace di rispondere effettivamente alle differenziate esigenze del pubblico con prodotti diversi e diversamente targettizzati. Se invece l’unione fra questi produttori e Sky deve portare semplicemente a farsi che invece di 01 sia Sky Cinema a distribuire le stesse tipologie di commedia, i soliti film dei soliti autori con gli stessi attori che interpretano sempre le stesse parti, allora avremo assistito al solito gioco dei quattro cantoni senza che però niente sia effettivamente cambiato nell’industria del cinema, nel mercato italiano, e, in ultima analisi, anche per il pubblico.