Nella settimana in cui la serialità tv raggiunge un ennesimo risultato positivo con il successo sulle reti Rai del Commissario Schiavone, il “trionfo” finale della prima stagione dello Young Pope sorrentiniano e Sky, per venire incontro alle attese di milioni di spettatori, decide di trasmettere praticamente in contemporanea con gli Usa la terza stagione di The Affair, il barometro sulla salute del nostro cinema sembra dare segnali sconfortanti.
Risultati non esaltanti (per non dire pessimi) al box office, critica e opinione pubblica privi di attenzione verso il prodotto film che sembra avere perso il suo appeal a tutto vantaggio del mondo delle serie tv che sembra sempre più impadronirsi della centralità del nostro immaginario. Che può fare dunque il nostro cinema per non diventare arte “minore” come da più parti ormai apertamente si sostiene?
Tenendo anche conto che il nuovo sistema legislativo (la cd legge Franceschini) potrebbe indubbiamente se non favorirlo comunque aiutarlo? Dovessi con una parola sola fornire un suggerimento direi “SORPRENDERE”. Nel momento in cui l’offerta di fiction tv è amplissima, con una qualità media alta che in molti casi raggiunge vette notevoli ed è capace di coprire ogni curiosità, esigenza e gusto del pubblico e con in più la variabile, non di poco conto, della comodità di vedere il tutto dal comodo divano di casa, il cinema per tornare ad avere una grande capacità di richiamo e convincere il suo pubblico a uscire di casa, parcheggiare la macchina, pagare un biglietto deve offrire qualcosa di “speciale”, un qualcosa capace di SORPRENDERE e che solo nel buio di una sala può essere visto.
Il cinema cioè diventa arte minore nel momento in cui continua a produrre 200 film l’anno indistinti, privi di un appeal certo e definito, non studiati per un pubblico che devi convincere ad uscire di casa per venire a vederti. Mutuando un vecchio slogan della sinistra marxista di molti e molti anni fa per avere un mercato forte e continuare ad essere arte paritaria e non minore rispetto ad altro il cinema deve riscoprire il proprio “specifico”, la propria unicità, il proprio fascino.
Questo non significa consegnarsi totalmente in mano al marketing o alla analisi dei target di pubblico, ma deve fare riflettere in primis i produttori che oggi come non mai le risorse economiche e le attenzioni editoriali si devono indirizzare su prodotti capaci di essere e fare cinema per la loro forza ed originalità espressiva ed autoriale, produttiva e di narrazione.
Se è vero come è vero che non è più il tempo in cui si andava al cinema come una abitudine o si sceglieva un film senza saperne molto per poi vedere come era, è altrettanto vero che solo il cinema ancora oggi ha la capacità e il fascino in poco più di due ore di sorprenderti, farti sognare e riflettere.